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il casoPaolo Baroni / ROMASe la colonnina di mercurio supera i 35 gradi, le imprese possono attivare la cassa integrazione ordinaria e fermare temporaneamente la loro attività. E possono farlo anche se a giudizio dei vari responsabili della sicurezza, anche se le temperature percepite rendono molto faticoso o quasi impossibile lavorare. Lo prevede la legge e lo ha ricordato lo scorso maggio una circolare diramata dal ministero del Lavoro. Adesso, però, si passa alla fase pratica con l'Inps che, dopo tante sollecitazioni, ieri ha diramato una nota con tutte le istruzioni pratiche del caso. Lo ha fatto assieme all'Inail, che a sua volta nei giorni scorsi aveva diffuso un decalogo di consigli su come difendersi dai fenomeni climatici estremi destinati a imprese e lavoratori. Situazioni che la scorsa settimana sono state all'origine di tanti malori e di scioperi di protesta, soprattutto all'interno delle fabbriche metalmeccaniche (dalle Carrozzerie di Mirafiori alla Piaggio di Pontedera, dal Veneto alla Puglia). Con 40 gradi, in fabbrica il malore spesso è assicurato, in alcuni casi si muore pure (come è accaduto la scorsa settimana a un operaio a Rivoli), lo stesso vale per chi lavora nei cantieri o nei campi. E non a caso i sindacati degli edili nei giorni scorsi avevano richiamato l'attenzione proprio sulla possibilità di prevedere delle fermate temporanee nei frangenti più critici attivando la cassa integrazione. «Ora non ci sono più scuse - ha commenta la Fillea-Cgil -. Le informazioni a disposizione dei consulenti e delle imprese sono chiare e precise, il lavoro va fermato in presenza di temperature che superano i 35 gradi o percepite come tali, permettendo così di proteggere la salute e la vita dei lavoratori nei cantieri, nelle cave, nelle fabbriche». Per accedere alla «cassa» erogata dall'Inps alle imprese basterà evocare la causale «eventi meteo» che vale sia in caso di sospensione che di riduzione dell'attività lavorativa a causa delle temperature elevate. La soglia d'allarme è fissata a 35 gradi, «tuttavia - viene spiegato - anche temperature inferiori al predetto valore possono essere considerate idonee ai fini del riconoscimento dell'integrazione salariale», perché bisogna tener conto non solo delle temperature registrate dai bollettini meteo ma anche di quelle «percepite», che notoriamente sono più elevate rispetto a quelle reali, tenuto conto delle particolari tipologie di lavorazione in atto, che vanno dalla stesura del manto stradale al rifacimento di facciate e tetti, lavori all'aperto che richiedono indumenti di protezione, ma anche tutte le fasi che avvengono in luoghi che non è possibile proteggere dal sole o che comportano l'utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore. Sempre indipendentemente dalle temperature rilevate, l'Inps riconoscerà la cassa ordinaria anche «in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell'azienda dispone la sospensione delle lavorazioni in quanto ritiene sussistano rischi o pericoli per la salute dei lavoratori, ivi compresi i casi in cui siano dovute a temperature eccessive». Per il resto valgono i consigli dell'Inail, che nell'ambito del progetto Worklimate (www. worklimate.it) ha allestito due piattaforme web per contrastare lo stress da calore, suggerendo tra l'altro di bere almeno un bicchiere di acqua fresca ogni 15 minuti, di vestirsi in maniera adeguata (con capi leggeri, in fibre naturali) evitando di lavorare a pelle nuda. Ai datori di lavoro chiede invece di riorganizzare e riprogrammare i turni, rendere disponibili ai lavoratori distributori di acqua fresca e aree ombreggiate per le pause e soprattutto promuovere forme di reciproco controllo dei lavoratori realizzando il cosiddetto «sistema del compagno», che in caso di insorgenza di segni e sintomi di patologia da calore (dai crampi alla dermatite, sino al colpo di calore) può chiamare il 112 e al tempo stesso prestare il primo soccorso. Nella speranza, ovviamente, che non ce ne sia bisogno. --© RIPRODUZIONE RISERVATA