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Il retroscenaFrancesco Olivo / ROMAE se Verona e Catanzaro fossero solo l'inizio? Il dubbio si insinua e nel centrodestra il nervosismo è oltre ai livelli di guardia. La prova che la sconfitta nei ballottaggi sia qualcosa di più di un campanello d'allarme arriva dalle parole di Giorgia Meloni: «Non possiamo rischiare di mettere a repentaglio il risultato delle elezioni politiche». Sta qui il cuore della questione che divide, anche aspramente, i partiti del centrodestra. L'incubo diffuso è, infatti, che Verona, Alessandria, Monza e Catanzaro, per citare le batoste più dolorose, siano un antipasto di quello che verrà l'anno prossimo, quando la posta in palio sarà più alta. I sondaggi restano buoni, facendo una banale somma i numeri tornano e dall'altra parte non sono messi bene, ma diffidenza e le rivalità tra alleati, possono vanificare gli auspici di tornare a governare il Paese. Le manovre sulle candidature alle Regionali, dalla Lombardia alla Sicilia, lasciano presagire mesi complicati.Meloni è «irritata» e non fa nulla per nasconderlo. Le accuse di non saper scegliere i candidati, o persino di non controllarli, viene vissuta come ingiusta e persino interessata. «Nessuno sottolinea che abbiamo perso a Verona perché si è candidato Tosi, per giunta sostenuto da Forza Italia», sottolineano da via della Scrofa. Silvio Berlusconi la vede diversamente:«In tutta Italia, il centrodestra vince quando presenta candidati esperti dal profilo moderato, preparati, capaci, di Forza Italia o comunque dell'area di centro».Tesi opposte. Nessuno però può prendersi il lusso di sperperare un consenso che i sondaggi continuano a indicare, e così per provare a non far precipitare tutto Meloni propone un incontro «il prima possibile. Occorre parlarsi, parlarsi subito per fermare le polemiche». Matteo Salvini ci sta: «Sono pronto a incontrare gli alleati». Un vertice però non è ancora in agenda, anche perché Berlusconi ha messo dei paletti: per il Cavaliere questa crisi interna non può essere affrontata con l'ennesimo vertice, con un pranzo, sorrisi a favore del fotografo, un comunicato con accordi di piccolo cabotaggio e poi tutti a casa, divisi come prima. Berlusconi crede di dover fare il mediatore tra i due litiganti e sta pensando di organizzar qualcosa di più strutturato per ripartire davvero, una sorta di conclave che non si concentri soltanto sui problemi contingenti, ma che serva per fissare le tappe della cavalcata elettorale fino al voto del 2023: «Sarò io stesso a promuovere un confronto approfondito con i nostri alleati per disegnare l'Italia del futuro e vincere le prossime elezioni nazionali», dice il presidente di Forza Italia in un videomessaggio. Un progetto ambizioso, che non si svolgerà prima di qualche settimana. Il punto è che la mediazione di Berlusconi non garantisce a pieno Meloni: il feeling tra Lega e Forza Italia, ribadito ieri in una telefonata mattutina tra i due leader, di fatto esclude FdI. Il sospetto è che non riconoscere il ruolo di leader del centrodestra a Meloni sia un modo indiretto per negarle le ambizioni a palazzo Chigi. Di messaggi in questo senso ne arrivano molti, come quello, molto diffuso nei palazzi, che FdI anche in caso di vittoria elettorale debba indicare un premier che non sia la propria presidente. Scenari ancora lontani, ma che influenzano però la dialettica quotidiana, a dire il vero assai vivace. Più si dice «basta litigi» e più si litiga. Il paradosso è che l'analisi del voto è comune: Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia concordano nell'individuare le troppe polemiche come causa delle sconfitte. Ma un minuto dopo ne alimentano di nuove. Dopo una nottata complicata e silenziosa i leader tornano a parlare. Meloni analizza: «Credo che il centrodestra debba fare una riflessione sul tempo che anche in queste elezioni ha inutilmente speso in polemiche interne», dice in un video pubblicato sui social. La leader di FdI poi attacca direttamente Salvini, che aveva criticato il sindaco uscente di Verona Federico Sboarina, in un colloquio pubblica da La Stampa domenica per non aver siglato un accordo con Flavio Tosi: «Trovo curiosa, ad esempio, la polemica continua da parte degli alleati sul mancato apparentamento a Verona con tanto di attacchi al sindaco di centrodestra a urne aperte, mentre a Catanzaro Fdi sosteneva lealmente un candidato che pure ci aveva negato l'apparentamento. Se sei tu il primo a dire che si perde è difficile che gli elettori crederanno nella vittoria». Salvini qualche ora prima aveva detto: «Spiace per le città perse al ballottaggio, nonostante l'impegno di candidati e militanti, spesso per le divisioni e i litigi nel centrodestra come a Verona, che non si dovranno più ripetere». --© RIPRODUZIONE RISERVATA