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veneziaZaia scrive una nuova lettera al premier Draghi e intanto i consorzi di bonifica chiedono misure immediate per fare fronte all'emergenza. La siccità spaventa il Veneto, e altrimenti non potrebbe essere visto il livello di criticità raggiunto e considerati tutti gli ambiti economici che tocca. seconda lettera«Con l'escalation di siccità che si sta registrando in questi giorni, ogni minuto è sempre più prezioso. Non si può più aspettare. La situazione deve essere affrontata con massima velocità anche dal Governo. Ho scritto al presidente del consiglio sollecitando l'immediata dichiarazione dello stato di emergenza come avevo già richiesto ormai due mesi fa», rivela il presidente del Veneto Luca Zaia. «Era il 21 aprile scorso, infatti quando ho inviato la prima lettera a Draghi e al capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Ho chiesto loro di valutare la dichiarazione dello stato di emergenza finalizzata ad ogni opportuna azione che possa definire le modalità di gestione sovra-regionale della crisi idrica. Nel documento ho anche richiesto un congruo sostegno economico al fine di assicurare tutti quegli interventi necessari per assicurare la pubblica incolumità, il ripristino dei danni subiti dal patrimonio sia pubblico sia privato e le normali condizioni di vita della popolazione». severità idricaNella giornata di ieri si è riunito anche l'Osservatorio permanente per la crisi idrica presso l'Autorità di bacino distrettuale delle Alpi orientali, di cui fanno parte Veneto, Friuli e Trentino.«L'Osservatorio ha deciso di proporre alle regioni l'innalzamento di severità: la proposta è di spostare da media ad alta la severità nel Piave e del Brenta e di mantenere media quella dell'Adige» dice Andrea Crestani, direttore dell'Anbi Veneto, l'ente che raggruppa i consorzi. «La richiesta di Anbi, sui due bacini con severità alta, è di poter usare deroghe su deflusso minimo vitale e di usare tutta acqua possibile dai laghi per assicurare l'irrigazione». Attualmente la percentuale di prelievo dai laghi ammonta al 75%. «Con questi volumi siamo in grado di soddisfare le richieste dell'agricoltura», specifica Crestani. «In alcune zone ci serve anche la deroga al deflusso minimo vitale, cioè di prelevare quanta più acqua possibile. Forse non è chiaro ma tra 15 giorni non avremo più bisogno di acqua, se andiamo avanti così. Rischiamo perdite per centinaia di migliaia di euro nell'agricoltura. Quindi la decisione è la seguente: sostenere o meno l'agricoltura». I laghi del gruppo Piave (Santa Croce, Cadore e Mis), sono circa al 35% della capienza. Prosciugarli per drenare l'acqua significa mettere in crisi anche il turismo, visto che intorno a questi si sviluppano attività di ristorazione e ricezione. Gli interessi in campo sono molteplici, per questo serve una soluzione che metta d'accordo tutti. Prima che sia troppo tardi. --enrico ferro© RIPRODUZIONE RISERVATA