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VENEZIA«Un atto di giustizia». Per ricostruire tutto il percorso che ha portato alla conferma dei tre giorni di sospensione dall'insegnamento e successivi trasferimenti. Il faro sul caso Cloe Bianco, la prof veneziana trans trovata morta carbonizzata ad Auronzo, come noto è stato acceso dal ministero dell'Istruzione. E ieri a parlarne, inquadrando le motivazioni che hanno spinto all'indagine, è stato lo stesso ministro. Sulla vicenda di Cloe «da subito, prima che scoppiassero le polemiche, il ministero ha aperto un'inchiesta profonda. Lo abbiamo fatto come atto di giustizia. È importante ricostruire tutto il percorso, perché è da lì che si rivela una scuola aperta, inclusiva e affettuosa» ha detto il ministro Patrizio Bianchi, intervistato da Radio24. DIRITTI«A Ivrea un caso parallelo è stato risolto in maniera totalmente diversa- ha aggiunto il ministro - Perché su questa idea di scuola aperta, inclusiva e affettuosa c'è stato un accompagnamento di questa persona nella sua ricerca di identità e diritti». Il riferimento è ad Andrea Francesca Perinetti, docente al liceo Botta di Ivrea, che a settembre è entrata in classe in abiti femminili, rendendo evidente a tutti la transizione da uomo a donna. «Ho provato una grande sofferenza a leggere della collega che si è suicidata a Belluno, ho pensato alla sua solitudine» ha detto la prof piemontese, nel giorno del Pride di Torino, sul caso di Cloe. «È una grande sconfitta per la scuola, che dovrebbe essere luogo di inclusione, educazione e rispetto dei diritti».savianoIntanto cresce la mobilitazione sul caso, e il fronte non è solo politico. «Cloe Bianco veniva da 7 anni di isolamento e discriminazione. Nel giro di pochissimo tempo le è stata tolta la possibilità di insegnare, anche grazie alla solerzia di persone, come l'assessora di Fratelli d'Italia all'istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità Elena Donazzan, che l'hanno trattata da criminale e hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per silenziarla, costringerla a vivere nascosta» scrive Roberto Saviano in un post sulla sua pagina Facebook. «Ho raccontato la sua storia a Bassano del Grappa, non lontano dai luoghi di questa vicenda, e ho parlato della codardia di una classe politica che per una manciata di voti blandisce un elettorato omofobo e razzista. Davanti a tragedie del genere, chiedere scusa è un dovere. Donazzan avrebbe dovuto scusarsi per aver messo alla gogna una cittadina, una professionista. E invece ha rincarato la dose, dicendo che agirebbe ancora allo stesso modo, a difesa dell'istituzione scolastica. Donazzan deve dimettersi». Saviano dice di avere profonda pietà «per Elena Donazzan: il dolore di Cloe vivrà nel suo cuore per sempre, fino ad avvelenarlo. È questo che succede quando ci si approccia alla politica con l'idea di limitare la vita altrui, mettendo in conto anche le conseguenze più estreme».lo stilista«C'è una libertà sottratta che è diffusa a vari livelli» aggiunge Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, parlando anche lui del caso di Cloe. «Una cosa successa in un ambito sacro come la scuola che dovrebbe essere non solo il luogo delle date e delle traduzioni di greco e latino ma dell'insegnamento di un'esperienza e spazio dove costruire il proprio futuro». «Ho avuto un professore di matematica gay amatissimo nella mia classe ma oggi - dice ancora Michele - è più complicato perché molti hanno capito che questa libertà diffusa è pericolosa per chi vuole manipolare perché la libertà è una materia scottante». A Cloe, Michele ha dedicato un post su Instagram, dove ha scritto «uccisa dall'ignoranza, il pregiudizio e la transfobia di una società retrogada. Possa tu perdonarci». --© RIPRODUZIONE RISERVATA