Letta non scarica il M5S e rilancia: «Includiamo Italia viva e Azione»

Carlo Bertini / roma«Abbiamo varcato la linea del Po», dice Enrico Letta ai suoi quando i dati confermano il crollo della Lega e l'avanzata in comuni del nord, in Veneto, Lombardia e Piemonte, finora inespugnabili. Neanche si sono chiusi i conti del primo turno però, che nelle chat interne già parte il cannoneggiamento degli ex renziani, sull'utilità di un alleato ridotto ai minimi termini come Giuseppe Conte. «Letta gli dica che questa sua linea non ha funzionato e che se continua a fare il barricadero così ci facciamo male tutti», dicono i riformisti dell'area più critica che fa capo a Lorenzo Guerini. Ma lo stato maggiore dem, da Letta a Provenzano, non scarica i 5stelle, «non c'è nessuna tentazione di sostituire loro con i centristi, ma di portare dentro anche Renzi e Calenda senza mollare i grillini», spiegano. Prendendosela piuttosto con Calenda, «che ha messo un franchising su candidati autonomi già forti, un modo per far vincere la destra». Una destra che si conferma forte, anche in presenza di «una crisi di Salvini, personale e politica». Al Nazareno c'è dunque «grande preoccupazione» per una Meloni vittoriosa e leader del centrodestra, ma il segretario pensa positivo e vede il bicchiere mezzo pieno di essere andati ai ballottaggi in tante realtà. Malgrado due sconfitte brucianti a Genova e a Palermo, un raggio di sole arriva da Verona, da vittorie al primo turno a Lodi, Padova e Taranto, dai posizionamenti di Parma, Piacenza, Como e Cuneo.«Il Pd è primo partito, da sud a nord», è il vanto principale del leader, che indica la strada per affrontare il doppio turno del 26 giugno e le politiche del 2023: «Attorno a noi abbiamo intenzione di costruire coalizioni non approssimative o aggiustate all'ultimo momento, ma sulla base di programmi concreti. Se non lo facciamo vincerà la destra, questo emerge da questo voto». Pertanto, «l'unico argine a evitare la vittorie delle destre è un campo progressista costruito attorno al pd». Usano il termine «Fronte progressista» per disegnare una sorta di Fln, il fronte di liberazione nazionale contro il fascismo, esempio calzante visto che i dem battono sul tasto della destra «peggiore» della Meloni, «xenofoba e reazionaria del suo ultimo discorso di sostegno a Vox in Spagna», fa notare il numero due dem Peppe Provenzano, che sbuffa quando gli si chiede del «campo largo» difficile da costruire: «Chiedetelo alle altre forze politiche: volete partecipare ad un'alleanza democratica e progressista per avere il ddl Zan, il salario minimo, la transizione ecologica o regalare il paese a Salvini e Meloni? Noi lo abbiamo già detto». Ecco dunque che si pone il nodo dei centristi, di Renzi ma soprattutto di Calenda: È il leader di Azione che, secondo gli ex renziani, «ha vinto il derby al centro con Renzi ed è il fatto nuovo di questo test elettorale». Insomma, tenere tutti dentro, questa la sfida che dovrà vincere Letta per non perdere elezioni e partito in un colpo solo. --© RIPRODUZIONE RISERVATA