Exit poll, Tommasi avanti sui "litiganti" «A Verona c'è voglia di girare pagina»
Enrico Ferro / veronaGli exit poll di Verona premiano Damiano Tommasi, sostenuto dalle forze di centrosinistra riunite in blocco per l'ex calciatore di Hellas e Roma. Con una forbice tra il 37 e il 41% si aggiudica la sfida dei sondaggi elettorali all'uscita dai seggi, lasciando il sindaco uscente Federico Sboarina e l'ex sindaco Flavio Tosi pari tra il 27 e il 31%. «È un exit poll, vedremo i dati certi» commenta Tommasi. «La voglia di girare pagina si fa sentire. Per noi è un risultato storico, una prospettiva di cambiamento. La gente vuole un futuro diverso per Verona. Stiamo cercando insieme di voltare pagina: non sarà facile ma è il dato che ci portiamo a casa questa notte». Il centrodestra che litiga viene quindi punito dagli elettori di una città tradizionalmente orientata su un voto cattolico e conservatore. Matteo Salvini e Giorgia Meloni avevano messo da parte tensioni e litigi per sostenere il primo cittadino in carica, mentre Forza Italia aveva scelto di schierarsi con Tosi, che a Verona ha amministrato per dieci anni, dal 2007 al 2017. Dunque Tommasi, outsider totale, doveva vedersela con due persone che la città percepisce come amministratori, prima che politici. Ma è probabilmente sull'approccio alla campagna elettorale di questi mesi che l'ex calciatore si è giocato il consenso dei veronesi. Mai rissoso, mai all'attacco, quasi sottotraccia, a tratti perfino impercettibile. Contro due esponenti politici con quella esperienza amministrativa, servivano argomenti diversi. E Tommasi, guidato da Giovanni Diamanti, fondatore e responsabile dell'agenzia Quorum/Youtrend, per settimane ha parlato solo di valori, di giovani, di futuro. L'esito degli exit poll di Verona è una sostanziale bocciatura anche per i due principali leader del centrodestra italiano. Matteo Salvini e Giorgia Meloni ci hanno messo la faccia, in questa sfida elettorale. «Se vinciamo al primo turno faccio il bagno nella fontana di piazza Bra», aveva detto il segretario di via Bellerio la scorsa settimana, abbracciando Sboarina all'ombra dell'Arena. «Uniti per lui, alla faccia della sinistra», aveva gridato invece Giorgia, alla festa di chiusura della campagna elettorale. Il centrodestra spaccato su Verona rappresenta l'acme di una guerra covata da tempo. Dopo mesi di trattative, dopo un tentativo di contrattazione fatto da Maurizio Gasparri che aveva coinvolto anche la giunta di Luca Zaia, rivendicando il diritto di Forza Italia di avere un qualche ruolo nell'amministrazione regionale, a maggio è stata sciolta ogni riserva: Forza Italia va con Tosi. In questa cornice va ricordata anche la partita giocata tra Lega e Fratelli d'Italia per tesserare Federico Sboarina. Dopo un lungo flirt con Matteo Salvini, l'avvocato e sindaco di Verona negli ultimi cinque anni ha deciso a sorpresa di aderire a Fdi, creando non pochi malumori. «Sono semplicemente tornato a quella che è sempre stata la mia casa», ha detto lui, l'indomani della scelta. Ma tra alleanze che sfumano e scelte di campo capaci di generare risentimento, il centrodestra si trova in bilico in una città che, sulla carta, si presentava facile da conquistare. Verona, tradizionalmente di destra, rischia di vedere parcellizzato il voto conservatore. Di questo sembra beneficiare Damiano Tommasi che, a differenza degli altri candidati, ha deciso di incontrare i segretari dei partiti che fanno parte della sua coalizione solo in privato. L'ha fatto con Enrico Letta e anche con Giuseppe Conte, rivendicando la natura civica della sua candidatura. --© RIPRODUZIONE RISERVATA