Berlusconi, show alle urne Vota e attacca la magistratura
il casoFrancesco Moscatelli/MILANOCompleto e camicia blu, occhiali da sole, spilletta di Forza Italia sul bavero. Dopo settimane trascorse dietro le quinte è un Silvio Berlusconi in tenuta da attacco quello che alle 9.30 di ieri si presenta al seggio milanese di via Ruffini, a pochi passi dal cenacolo vinciano e dalla sua storica residenza di via Rovani, per votare ai referendum sulla giustizia, ma anche per parlare a ruota libera rompendo il silenzio elettorale delle amministrative: la magistratura politicizzata, il viaggio di Matteo Salvini a Mosca, la guerra in Ucraina e il suo rapporto con Vladimir Putin, il voto popolare azzoppato e il futuro del suo partito. E pazienza se, proprio mentre esprimeva le sue preferenze, il leader di Forza Italia è stato vittima di un piccolo intoppo. Uscito dalla cabina, infatti, si è presentato dal presidente di seggio dicendo di aver ricevuto solamente quattro schede, invece che cinque. Un rapido controllo, sotto gli occhi vigili della senatrice e coordinatrice lombarda di Forza Italia Licia Ronzulli, è bastato per scoprire che in realtà uno dei fogli (quello sulla separazione delle carriere) era finito all'interno di un altro. Incidenti che capitano. La tecnica delle dichiarazioni di primo mattino davanti ai seggi non è nuova. Berlusconi sa benissimo che in quelle ore di calma piatta l'effetto mediatico di ogni frase è dirompente: titoli sui siti, video e audio che rimbalzano in televisione e nelle radio, social impazziti. L'obiettivo è arrivare alle orecchie degli indecisi e racimolare i voti di quelli che scelgono davvero se andare alle urne e cosa votare all'ultimo minuto. Costi quello che costi. E così le prime esternazioni sono un attacco frontale alla magistratura, in particolare ai giudici palermitani che, nei giorni scorsi, hanno arrestato un candidato di Forza Italia e un candidato di Fratelli d'Italia accusati di voto di scambio con la mafia: «Questi arresti un giorno o due prima delle elezioni, non potevano aspettare due giorni dopo? - si chiede Berlusconi -. È sempre la storia della giustizia politicizzata che non è morta». Quindi prosegue parlando dei referendum che «potevano essere l'occasione per fare un passo avanti verso una giustizia giusta ma sono stati boicottati con il voto in un giorno solo e con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato. In Italia siamo dei masochisti».Nel mirino c'è innanzitutto l'abrogazione della legge Severino che ha provocato la sua decadenza da senatore dopo la condanna per frode fiscale e che «va affossata perché c'è già una legge che vieta a chi è stato condannato per certi reati di fare politica in tutti i modi». A fare altrettanto rumore sono state le cose dette da Berlusconi sulla situazione internazionale, a cominciare dalla polemica sul (mancato) viaggio di Salvini a Mosca. «Era un viaggio teso a dare una mano alla pace. L'ambasciata russa era intervenuta perché con l'Aeroflot c'erano somme in più da pagare, ma Salvini quando lo ha saputo ha restituito i soldi. È un caso che non esiste» la lettura di Berlusconi. Che aggiunge: «L'evoluzione in Ucraina la giudico pericolosa perché non vedo possibilità immediate di cessazione della guerra. Putin non l'ho sentito di recente. Eravamo molto amici, adesso ho fatto due telefonate all'inizio di questa operazione e non ho avuto risposte e allora mi sono astenuto da ulteriori tentativi». Infine, ricorda le sue notti bianche al telefono con il presidente russo: «Se fossi stato Presidente della Repubblica avrei potuto andare e ripetere con Putin quello che ho fatto nel 2008 con la situazione della Georgia. Lo tenni al telefono cinque ore. Alle 10 di mattina arrivò l'ordine da Mosca alle truppe di ritirarsi». Un riferimento che, dentro Forza Italia, è stato letto come un richiamo implicito a Matteo Salvini: chi non ha alcun ruolo istituzionale, dovrebbe astenersi da iniziative diplomatiche. Prima di risalire in auto c'è stato anche il tempo per fermarsi in un bar di piazza Santa Maria delle Grazie in compagnia di alcuni giovani supporter e della coordinatrice milanese di Forza Italia, la cassazionista e deputata Cristina Rossello. È con loro che, davanti a un doppio tè alla pesca, si lascia andare a qualche previsione sulle elezioni amministrative: «Ho sensazioni buone per quanto ci riguarda: riusciremo a raggiungere il 20% probabilmente. Non ho fatto campagna elettorale, solo due uscite a Roma e a Napoli, ma domani riprenderò il mio lavoro di manifestazioni e di presenza in tv». E chissà che, in vista dei ballottaggi, non decida di tornare in campo in prima persona nei capoluoghi che più gli stanno a cuore. A partire dalla «sua» Monza. --© RIPRODUZIONE RISERVATA