Le paure di Pd e Movimento «Il centrodestra è diviso ma deve lasciarci lavorare»

Il casoFederico Capurso / ROmaL'accordo di maggioranza sulla Concorrenza è più vicino, ma il tempo è agli sgoccioli, entro domani va siglata l'intesa, e le spinte all'interno della Lega e di Forza Italia non lasciano sereno Mario Draghi né le forze di centrosinistra. Non solo per il pressing dell'Europa, ma anche per i timori di ulteriori smagliature nel centrodestra, tra le anime più allineate al pensiero del premier e i falchi che invece continuano ad alzare l'asticella del negoziato, portando al tavolo richieste che fonti di governo definiscono, senza troppi giri di parole, «irricevibili». Nel peggiore dei casi si accetteranno in Aula le poche voci «isolate e contrarie», sussurrano i leghisti più governativi.Le fibrillazioni degli ultimi giorni agitano però Pd e M5S. A preoccupare, in prospettiva, sono «le divisioni malcelate del centrodestra», dice a La Stampa il ministro dei Cinque stelle Stefano Patuanelli: «Ci sono visioni opposte tra esponenti dello stesso partito e il loro azionista di maggioranza è all'opposizione. È un quadro che mi inquieta. L'escalation tra tre partiti che devono tutto alla loro "mediaticità" potrebbe essere fatale all'Italia. Mi auguro che ci lascino lavorare, per il bene del Paese». E allo stesso modo, dal Pd, il ministro Andrea Orlando e il responsabile economico del partito, Antonio Misiani, invocano «responsabilità».Sul ddl Concorrenza sono stati fatti «passi avanti» - assicurano comunque gli sherpa che lavorano a un compromesso - soprattutto sul capitolo più delicato, quello delle concessioni dei balneari. Verrà prevista una perizia per valutare gli indennizzi in tempi ragionevoli per chi non dovesse riottenere la concessione e si è accettato di avviare le procedure per la messa a gara delle spiagge nel 2023 per essere conclusa nel 2024, un anno più tardi rispetto ai tempi previsti dal Consiglio di Stato. Progressi ancora non sufficienti però ad allentare le tensioni - sbuffano dal Pd -, perché dalla Lega è arrivata la richiesta di comprendere negli indennizzi anche i beni abusivi dei balneari: «Impossibile», sentenziano. Così come viene considerata inaccettabile la proposta di Forza Italia di completare una mappatura omogenea delle spiagge di tutti i comuni italiani, prima di metterle a gara: «Ci vorrebbero cinque anni e non è ragionevole».Nemmeno l'Europa vuole più aspettare. Invierà oggi una lettera a Roma per chiederci di accelerare su Fisco e Concorrenza, ma Matteo Salvini non ci sta: «Siamo in grado di governarci da soli», sbotta dalla scuola politica del partito a Milano, rispedendo a Bruxelles «pagelline» e «richiamini burocratici». L'attacco non viene però letto come un passo indietro nelle trattative, nonostante da via Bellerio continui a filtrare un certo «fastidio» per la fretta imposta da Draghi. Al contrario, viene notato in ambienti di governo che quella di Salvini è l'unica voce ad alzarsi nel Carroccio - a tutti gli altri è stato infatti intimato il silenzio per «non disturbare» i negoziati - e viene sottolineato il fatto che il leader leghista abbia puntato il mirino sull'Ue, ben lontano quindi dalla maggioranza. Ma dal Nazareno osservano: «Se Salvini torna ad attaccare l'Europa e a cavalcare il tema degli sbarchi, diventerà un problema serio».Persino il senatore Maurizio Gasparri, il più agguerrito di Forza Italia sul tema dei balneari, vede «una mediazione possibile», ma la declina con piglio quasi corsaro: «Facciano come vogliono. Tanto l'anno prossimo si vota e se il centrodestra vincerà le elezioni ridurremo tutto questo lavoro a carta straccia. Questo Draghi se lo scriva sul diario». Chiede che vengano ascoltate Confcommercio e Confesercenti e derubrica il tema degli indennizzi agli abusivi ad un «falso argomento, ciò che è abusivo per noi si può abbattere». Ma ce l'ha soprattutto con «la coppia Giavazzi - Funiciello (consigliere e capo di gabinetto del premier, ndr) che spinge Draghi su strade sbagliate». Anche la lettera del premier alla presidente del Senato Elisabetta Casellati per chiederle di accelerare sul ddl Concorrenza «è stato un errore: Casellati non può fare niente - sottolinea Gasparri -. Giavazzi non conosce le regole della democrazia». E questo è un segno del fatto che i timori del premier e delle forze progressiste non siano del tutto infondati. --© RIPRODUZIONE RISERVATA