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l'intervistaEnrico FerroFrancesco Tullio Altan, o semplicemente Altan. Compie 80 anni il 30 settembre prossimo e non ha bisogno di presentazioni. È il papà della Pimpa, la cagnolina bianca a pois rossi, e di Cipputi, l'operaio disincantato che con le sue freddure commenta i fatti della politica e della società. Ciò che non tutti sanno è che questo vignettista è nato a Treviso e, dopo una serie di triangolazioni tra Bologna, Milano e Rio de Janeiro, è tornato a vivere nel Nordest: ad Aquileia, in Friuli. Poco incline alle apparizioni pubbliche, a debita distanza dalla ribalta, dopo 50 anni di attività trova ancora nelle vignette il modo più efficace per comunicare con il mondo. Altan, lei sa cosa sono i meme?«So cosa sono ma non li uso. È un mondo che frequento poco, non saprei come muovermi. Certo molte comunicazioni satiriche passano di lì ora». Alla fine le vignette hanno resistito all'avanzata del mondo digitale. E lei può continuare a vivere la sua professione. Ma era davvero questo il suo sogno?«Non ho mai avuto cose che sognavo di fare. Semplicemente mi è capitato di fare il vignettista. Ho navigato dove la barca mi portava». Ce la vuole raccontare, allora, questa sua navigata?«Ho cominciato a disegnare fin da bambino. A scuola facevo piccole storielline per i compagni di classe. Ho sempre fatto questo, praticamente. È diventato un lavoro senza deciderlo». Cosa la lega al Nordest?«Sono nato a Treviso, nel vecchio ospedale. Mia madre era trevigiana di Zenson di Piave, mio padre friulano. Quando partì per la guerra andammo ad abitare a San Vito al Tagliamento. Lì sono rimasto fino a 8 anni. Poi i miei si sono separati, mia madre si è trasferita a Bologna, dove ho fatto tutte le scuole. Per quel che riguarda l'Università: un anno a Bologna, uno a Firenze e uno a Venezia. Ma non l'ho mai finita». A un certo punto lei parte per il Brasile. Perché?«Un amico aveva iniziato a lavorare nel cinema. Mi propose di seguire la troupe. All'inizio ero una specie di tuttofare, poi mi specializzai come scenografo e poi ancora come sceneggiatore. Lì conobbi una donna che faceva la costumista, si chiamava Moreira Saves: è mia moglie. A lei piacerebbe stare a Rio, e invece eccoci qua ad Aquileia». Come ha cominciato a pubblicare vignette?«Avevo fatto qualcosa per qualche giornale locale italiano. Ma la vera svolta è stata quando è nata mia figlia Francesca, la Kikka. Eravamo ancora a Rio. Mi venne voglia di fare cose per bambini e così nel 1975 nacque la Pimpa. Marcelo Ravoni, argentino di origine, agente di fumetti a Milano, se ne innamorò. Il Corriere dei Piccoli iniziò a pubblicare le storie della mia cagnolina. Mi piace pensare che l'ho inventata tenendo in braccio mia figlia».Come nasce, invece, Cipputi?«Cipputi è nato nei primi tempi in cui stavamo a Milano. Immagino di averlo visto in tram. È un operaio, comunista: un simbolo della classe operaia. Vittorio Foa, grande sindacalista, ha dato una definizione di operaio che mi piace molto: è il prototipo della persona che ama fare il suo lavoro e a cui piace farlo bene. Ora la classe operaia è cambiata ma i Cipputi ci sono ancora». Oggi Cipputi per chi vota?«Io credo che voti Pd». Non è passato alla Lega?«Lui no, molti suoi colleghi sì». Una delle sue vignette più famose è quella con l'ombrello. Può spiegare come è nata?«Era stato dato un incarico esplorativo a Nilde Iotti. Mi sembrava che l'ombrello potesse ben rappresentare la piega che può prendere un incarico esplorativo. La vignetta venne pubblicata su Tango, il supplemento satirico dell'Unità. La gag funzionò e così continuai a usare quell'ombrello, periodicamente». Come funziona il processo creativo per realizzare una vignetta?«Dipende da ciò che vedi al bar, o che leggi nei giornali. Una volta producevo anche di notte, ora disegno solo di mattina, a orari molto regolari». Che libri legge?«Fino a 25 anni ero un avido lettore. Ora leggo solo gialli e storie di spionaggio. Il mio scrittore preferito è John Le Carré». Dica la verità: il Governo Berlusconi è stato la sua più grande fonte d'ispirazione?«Anche Craxi mi ha dato molto da lavorare. Sono personaggi così ingombranti che non si può non occuparsene». È mai stato querelato per una vignetta?«Sì, una soltanto: scrissi Mediaset al posto di Fininvest. Fininvest era colpevole, Mediaset no. Comunque in appello fui assolto». Chi stima tra i suoi colleghi?«Per la vignetta quotidiana la più brava di tutti è Ellekappa. Poi sono in ottimi rapporti con Staino». Chi è Francesco Tullio Altan, oggi, fuori dalle sue vignette?«Un marito sereno, con una figlia di 51 anni che vive e lavora come architetto a Venezia. Sono anche il nonno di una ragazza di 15 anni. E un super tifoso della mia squadra del cuore: il Bologna». --© RIPRODUZIONE RISERVATA