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la storia/1Elisabetta Fagnola Si sono rimessi in cammino e il gruppo si è allargato, cinque giorni insieme, giovani con autismo e coetanei con altre difficoltà intellettive e relazionali, stavolta sui sentieri delle Langhe, cento chilometri, boschi, vigneti, salite, cibo da condividere e canzoni, alberghi, chiese, accompagnati dagli educatori lontano dalle certezze di casa, portatori come i pellegrini di un proprio sguardo sul mondo: «Posso dire che sia nata una comunità viaggiante» racconta Roberto Keller, direttore del Centro regionale per i disturbi dello spettro dell'autismo dell'Asl Città di Torino che il progetto l'ha creato. Racconta "Road to Langhe" come la seconda tappa di un percorso partito nel 2021, il viaggio di un gruppo di ragazzi autistici e dei loro educatori lungo la Via Francigena, diventato un documentario firmato da Gabriele Vacis, "Sul sentiero blu": «Era l'inizio del progetto Con-Tatto - spiega Keller -, nato per insegnare agli adulti con autismo quelle competenze sociali che mancano, in un contesto di vita reale, vivendo insieme 24 ore su 24, giovani e operatori, senza genitori, facendo nei prati, nei boschi, le attività che in genere vengono fatte in ambulatorio. Per alcuni di loro era davvero la prima volta che si allontanavano da casa». Una sfida dopo una lunga preparazione, «tutti vestiti uguali, nessuna differenza, e abbiamo visto grandi miglioramenti, ma dieci giorni non trasformano le persone». Così i cammini si sono moltiplicati, il gruppo si è allargato collaborando con la Fondazione Time2: «Abbiamo mescolato i nostri ragazzi - spiega Keller - li abbiamo fatti conoscere, camminare e allenare insieme. Ed è accaduto questo: se negli allenamenti ognuno andava per sé, durante il viaggio si è formato il vero gruppo, persone che interagivano poco si attivavano con i più in difficoltà». Racconta di Giuseppe che tre anni fa quasi non parlava e ora ama le interviste, dell'abbraccio finale superando «quel contatto fisico che per loro è sempre uno scoglio», l'allergia nel bosco affrontata insieme, il cibo nuovo da sperimentare e da annunciare con una telefonata ai genitori. Alba, Ceresole, la Valle Belbo con gli scout, le guide naturalistiche: un allenamento per i genitori, «erano preoccupati? Direi di sì, ma li aggiornavamo costantemente con i video», un allenamento per gli operatori, «a volte basta uno stimolo esterno nuovo, un rumore forte, può creare tensione, ma è andata bene. Allontanandoci dal contesto abitativo, familiare, abbiamo visto i cambiamenti». L'hanno fatto con un cammino sulle colline, spiega Luigi Petrillo, educatore della Fondazione Time2, «che è un po' paragonabile a quello della vita, ci siamo messi in gioco tutti, noi e loro affrontando gli ostacoli, adattandoci a nuovi contesti. Mi vien da pensare che siamo noi genitori, operatori, che creiamo barriere, limiti che ci sono solo nella nostra testa». E quindi anche gli operatori, spiega Carmen Genuario, educatrice, hanno imparato «a lasciare spazio, ascoltare di più, raccogliere pezzi di vita, lacrime di fatica ma anche di gioia». Non è l'ultimo step, si lavora a una terza fase: «Il feedback è positivo - continua Roberto Keller - supera lo stigma secondo cui le persone autistiche in età adulta non possano migliorare, racconta quanto siano ricche di emozioni e affettività, di talenti da far crescere». Hanno anche dato i voti al viaggio: «L'albergo più adatto, gli accessi, il rispetto del silenzio che per loro è importante - conclude il medico - un'indicazione in più anche per un turismo a misura di tutti». --© RIPRODUZIONE RISERVATA