«Dieci anni di abusi e omissioni» Scatta l'esposto alla magistratura
il casoDieci anni persi. Senza provare un'alternativa che poteva essere a portata di mano. Ignorando un progetto che poteva essere valutato - e realizzato - molto tempo fa. Abusi e omissioni su cui adesso i comitati annunciano un esposto alla magistratura. La sentenza del Tar del Veneto sul progetto Venis Cruise 2.0 apre una nuova pagina nelle strategie della crocieristica a Venezia. Ne sono convinti Cesare De Piccoli e Antonio Gozzi, autori del progetto alternativo per l'attracco delle grandi navi nel nuovo terminal in bocca di Lido. E anche i comitati "No grandi navi". «Il governo deve riprendere in mano la questione Venezia», dice Andreina Zitelli. Che ieri ha inviato una lettera a Francesco Giavazzi, consulente del premier Draghi. «Una brutta storia di omissione di atti dovuti», scrive Andreina Zitelli , «abusi d'ufficio dell'amministrazione statale. Ora occorre voltare pagina e valutare nel merito un progetto legittimamente approvato». «Se le banchine al Lido si fossero realizzate», continuano, «oggi il problema per le grandi navi non ci esisterebbe». Dopo dieci anni adesso il Tar del Veneto (presidente Maddalena Filippi, giudici Nicola Bardino e Filippo Dellera) ha riaperto la partita. Dando ragione ai ricorrenti di Duferco e Dp consulting.E ordinando al Cipess di prendere in esame il progetto da sempre accantonato dai vari ministri e Autorità portuali.Decisione importante, che dichiara illegittimo anche l'avvio del concorso di idee bandito dal commissario dell'Autorità portuale Fulvio Lino di Blasio nell'aprile dello scorso anno.Sbagliata, secondo i giudici, la definizione di acque interne. Il progetto del nuovo terminal del Lido si troverebbe infatti al di fuori del confine delle acque "tranquille" della laguna, come da ordinanza della Capitaneria di porto del 15 giugno 2020.Tra i progetti da considerare per la soluzione definitiva va dunque considerato anche questo. Il progetto Venis Cruise 2.0 è l'unico ad aver passato il giudizio di compatibilità ambientale della commissione Via.Un iter mai concluso dal ministero delle Infrastrutture, con il parere contrario del ministero dei beni culturali. Ma si tratta di un parere "tardivo", scrivono i giudici, perché doveva essere dato all'interno della procedura di Via, non un anno dopo.Il Tar definisce anche insussistenti i motivi di opposizione avanzati dal comune di Cavallino-Treporti. «Non si può qualificare come controinteressato», si legge nella sentenza. Dunque, occorre girare pagina. Non è detto che il progetto Duferco sia il migliore in assoluto. Ma è certo che doveva essere esaminato dal ministero al pari degli altri. E l'averlo ignorato è un atto "illegittimo". Anche perché le altre due soluzioni presentate nel settembre del 2013 apparivano irrealizzabili.Il canale Contorta, idea dell'Autorità portuale, per far arrivare le grandi navi in Marittima con una nuova autostrada in laguna. E anche gli approdi di Marghera, definiti pericolosi all'epoca dal Porto e dalla Capitaneria per la vicinanza con gli impianti industriali, la compresenza del traffico commerciale, le dimensioni ridotte del canale dei Petroli. I giudici ricordano l'ordine del giorno proposto da Felice Casson e approvato dal Senato con voto unanime che chiedeva al governo di mettere sul tavolo tutti i progetti a disposizione. Ma il Duferco è sempre stato accantonato.Bocciato dall'allora presidente del Porto Paolo Costa, dal Comune e dalla Regione, dai ministeri. Intanto sono passati gli anni. Il naufragio della Costa Concordia all'isola del Giglio è del gennaio 2012, il decreto Clini-Passera che vietava il passaggio delle grandi navi superiori a 40 mila tonnellate in zone sensibili (ma non a Venezia, in attesa delle alternative) risale al 2 marzo 2012. Ritardi che si sono sommati. E la soluzione ancora non c'è. --Alberto Vitucci© RIPRODUZIONE RISERVATA