Infiltrati nell'azienda per spolparla Estorsioni e pestaggi: tre arresti
Federico Cipolla / ERACLEAUn giorno a luglio del 2020 sono arrivati in ufficio dopo essersi stampati la foto della sua famiglia : «Se vai a denunciare, tua figlia trova un posto a tempo indeterminato due metri sotto terra», gli hanno detto. È con frasi come questa, con pestaggi e continue intimidazioni che si sono messi al comando dell'azienda. Con la presenza fisica e minacciosa negli uffici, costringendo ad acquistare auto di lusso da intestarsi o rivendere, spolpando i conti di una holding sana. Un incubo durato circa un anno, fino a quando la vittima dell'estorsione ha trovato il coraggio di denunciarli. Il nucleo investigativo dei carabinieri di Treviso, coordinato dal tenente colonnello Giovanni Mura, ha messo fine a quell'incubo, eseguendo tre ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Angelo Mascolo. In carcere sono finiti Fabio Gianduzzo, 55enne di Eraclea, Edi Biasiol, 51enne residente a Gorizia, mentre è sottoposto all'obbligo di dimora Rudi D'Altoè di Roncade. Sono indagati per il reato di estorsione aggravata continuata. I tre, a titolo diverso, sono accusati di essersi intromessi con la violenza nella società di consulenza aziendale Btime Italia, con sede vicino all'aeroporto Canova, e nelle partecipate Clt Fashion Group e Bt Rent. L'obiettivo, secondo gli inquirenti, era quello di ottenere quanti più profitti possibili dalle società, spolparle fino all'osso, e poi farle fallire, senza per altro essersi formalmente intestati alcunchè.Un disegno che ha avuto la sua genesi il 21 maggio del 2020. La BTime, società di consulenza che si occupa, tra le altre cose, di lanciare o rilanciare imprese, eseguiva una consulenza esterna per il Tom Village di S. Maria di Sala, e per questo collaborava con Rudi D'Altoè, titolare della Emmerre, incaricato di ristrutturare il centro commerciale veneziano. D'Altoè avrebbe chiesto a Gianduzzo e Biasiol il recupero di un credito nei confronti della Btime. Il titolare, ignaro delle intenzione dell'imprenditore, si è dunque presentato all'incontro. Ma D'Altoè è arrivato accompagnato da Gianduzzo e Bisiol, che non ci hanno messo molto a far capire le loro intenzioni. Messa una mano sulla spalla sulla spalla del responsabile commerciale della Btime, l'altro gli ha sferrato un pugno al volto. «Da adesso voi lavorate per noi», gli ha riferito. A nulla è valso il tentativo di spiegare che l'azienda non aveva alcun debito. Ad ogni richiesta di spiegazione la risposta erano pugni, schiaffi o calci. Ma questo è solo l'inizio. Nei giorni successi Gianduzzo e Bisiol si sarebbero presentati negli uffici di via Le Canevare. Ricostruzione questa, confermata anche da alcuni dipendenti sentiti dai carabinieri trevigiani. Una presenza fisica e minacciosa che si è tradotta di fatto nel controllo totale della società e delle due partecipate. Ad una di esse si sono presentati con la scusa di portare nuova clientela. La prima mossa è stata impossessarsi della Range Rover e della Maserati Gran Cabrio intestate alla Bt Rent e a noleggiare a carico della società un Bmw X6. Non contenti si sarebbero presi anche un'Audi A4 e una Lancia Y. A ottobre il livello delle minacce si sarebbe alzato ulteriormente. Gianduzzo e Biasiol si sarebbero presentati in ufficio con un coltello da cucina, minacciando il titolare di "aprirgli il volto dal labbro fino all'orecchio" se non lo avesse tenuto aggiornato sugli incassi suoi e della compagna. Per lei è la goccia che fa traboccare il vaso: scappa e si trasferisce all'estero dai genitori. A dicembre Gianduzzo avrebbe costretto il manager della Btime a traslocare e a consegnarli la sua casa. E poi ancora pestaggi, e minacce. Si impossessano di orologi, MontBlanc e costringono il titolare ad eseguire una serie di bonifici per loro conto dall'home banking: 40 mila euro prima, poi 50 mila euro, poi a pagare un viaggio in Ucraina. A settembre gli amministratori, in possesso delle chiavi bancarie della società, devono eseguire una sere di operazione finanziarie sotto il loro controllo. Sarebbero arrivati a falsificare il bilancio, per ottenere finanziamenti e a far assumere personale amico. Mentre parte di quello già impiegato si licenziava spaventato dal clima minaccioso all'interno degli uffici della Btime e delle due partecipate. In tutto le aziende hanno avuto un danni di circa un milione di euro. Gli elementi raccolti dai carabinieri hanno convinto il gip a firmare l'ordinanza, con l'arresto di Gianduzzo, considerato la mente e di Biasiol, il braccio (mentre D'Altoè dopo il contatto iniziale si defila). Il primo per altro era già agli arresti domiciliari disposti dal Tribunale di Venezia per un'inchiesta che avere tirato in ballo anche legami con l'ndrangheta. --© RIPRODUZIONE RISERVATA