«Sindaci preparati contro la mafia per proteggere i milioni del Pnrr»
Albino Salmaso / VENEZIAAlzare il muro della legalità per impedire che il grande business del Pnrr con i 25 miliardi destinati al Veneto finisca nelle mani della mafia. Per vincere la sfida bisogna coinvolgere i sindaci e metterli nelle condizioni di capire cosa si nasconde dietro alle sigle delle società che partecipano alle gare d'appalto. È questo il messaggio che esce dal confronto tra l'Osservatorio regionale contro la criminalità organizzata e i 4 parlamentari veneti della Commissione antimafia. Un patto di collaborazione che ha visto i deputati Erik Pretto (Lega) e Nicola Pellicani (Pd) e i senatori Giovanni Endrizzi (M5s) e Andrea Ferrazzi (Pd) interloquire per un paio d'ore con i consiglieri regionali e gli esperti dell'Osservatorio, coordinato da Bruno Pigozzo. Da dove partire? Dalle grandi retate del procuratore Cherchi, che hanno tolto il velo agli affari della camorra ad Eraclea e della 'ndrangheta nella zona del Garda veronese. I 200 arresti, con le condanne dei processi, raccontano che dopo l'Emilia e la Lombardia anche il Veneto è nel mirino dei clan che riciclano i miliardi del narcotraffico, prestano "mutui" a tassi d'usura alle aziende in difficoltà e inventano società-scatole vuote per le truffe dei rimborsi Covid e del superbonus 110%. Il segnale d'allarme deve partire dal territorio, ma come può un sindaco capire che dietro a un'Ati (associazione temporanea d'imprese) si può nascondere un clan della 'ndrangheta con basi all'estero, visto che l'Europa non ha la stessa legislazione? I sindaci non vanno lasciati soli, proprio per evitare che il "disastro Eraclea" si riproduca magari sulle rive del Garda o a Vicenza, la cui provincia ha un record su cui riflettere. Su 202 immobili sequestrati alla mafia 97 sono nel Vicentino e si tratta di appartamenti costruiti e messi in vendita da agenzie immobiliari con le licenze rilasciate dai Comuni. Che fine faranno questi immobili? Il Veneto intende approvare una legge regionale per sbloccare l'utilizzo di questi patrimoni, che la legge Rognoni-La Torre assegna a un'Agenzia nazionale: i consiglieri Zanoni e Bet hanno fatto capire che l'iter è quasi concluso, in sintonia con le direttive impartite da Erik Pretto, che presiede il comitato per la gestione dei beni sequestrati. I 4 parlamentari si sono impegnati a diffondere un vademecum legislativo, in sinergia con la Dda e Avviso pubblico e a promuovere incontri nelle Prefetture con le associazioni di categoria per monitorare il rischio dell'infiltrazione mafiosa. «Sarà fondamentale coinvolgere i sindaci che sono il primo vero presidio di legalità sul territorio», spiega il coordinatore Bruno Pigozzo, «ma le verifiche vanno estese su tutti gli appalti della pubblica amministrazione, a partire della sanità, con le procedure della Consip». Il senatore Andrea Ferrazzi, vicepresidente della Commissione ecomafie, ha poi introdotto la seconda emergenza: il business dei rifiuti, su cui la camorra ha costruito immense fortune. «Il Veneto alle prese con il più grande inquinamento ambientale d'Europa con i Pfas della Miteni di Trissino, deve avviare un censimento dei capannoni vuoti utilizzati dalla criminalità per lo smaltimento dei rifiuti speciali. A Montebello vicentino ci sono casi concreti su cui la magistratura ha aperto un'inchiesta e il campanello d'allarme è già suonato. I sindaci possono monitorare tutti gli immobili dei loro territori per ridurre i disastri ambientali: per fortuna il Veneto con i suoi impianti per lo smaltimento è all'avanguardia in Italia» ha spiegato il senatore. Ultima questione: il gioco d'azzardo. Che non conosce crisi, a dispetto del lockdown da Covid e della guerra in Ucraina. Luigi Endrizzi, esperto della materia, ha proposto di «incrociare le banche dati esistenti per dare accesso a tutte le forze dell'ordine agli stessi strumenti di analisi. Bisogna contrastare la massiccia infiltrazione delle mafie, anche nel gioco d'azzardo legale. Infatti sono in forte aumento i casi in cui l'offerta autorizzata dallo Stato viene acquisita dalle mafie attraverso prestanome, per ricavare guadagni enormi, fare riciclaggio e controllare i territori. L'allarme del procuratore nazionale antimafia De Raho non può passare inosservato» ha concluso il senatore del M5S. --© RIPRODUZIONE RISERVATA