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inviato a bruxellesLa Cina ha assicurato ai leader dell'Unione europea che lavorerà per la pace in Ucraina, «ma a modo suo». Un messaggio poco chiaro che lascia parecchi interrogativi ai vertici delle istituzioni Ue dopo tre ore di negoziati in videoconferenza: due ore al mattino con il premier Li Keqiang e un'ora al pomeriggio con il presidente Xi Jinping. Uno scambio «franco e aperto», espressione che viene utilizzata in diplomazia quando le parti restano distanti. Ursula von der Leyen, del resto, è stata molto netta: «Ci siamo scambiati opinioni chiaramente opposte».La presidente della Commissione e quello del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno provato a fare leva sul peso delle relazioni economiche tra i due principali partner. Il valore delle esportazioni cinesi nel mercato unico Ue vale 472 miliardi di euro l'anno, mentre l'import ammonta circa la metà. Non sono arrivati a minacciare esplicitamente sanzioni, ma hanno mandato segnali molto chiari all'indirizzo della controparte. Hanno innanzitutto chiesto un intervento concreto per favorire la pace: «L'equidistanza non basta - ha sottolineato von der Leyen -, serve un impegno attivo», anche perché «la Cina ha una responsabilità speciale in quanto membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu». Per questo Michel ha chiesto di «usare l'influenza sulla Russia per fermare la guerra: non si possono chiudere gli occhi di fronte a una violazione del diritto internazionale». Al termine della riunione, fonti Ue si sono dette certe che «il messaggio sia arrivato», anche se non è affatto scontato che verrà recepito.Xi Jinping ha espresso l'auspicio che Pechino e Bruxelles possano svolgere un ruolo costruttivo, ha insistito sull'importanza di salvaguardare la relazione bilaterale con l'Ue «che è un fattore stabilizzante a livello internazionale» e ha invitato il Vecchio Continente a «perseguire una politica indipendente». Detto in altri termini: a emanciparsi dagli Stati Uniti. Le parole di Xi sono state fatte filtrare da Pechino a vertice in corso, a soli 15 minuti dall'inizio: un segnale che la posizione non sarebbe cambiata dopo il "confronto".Cosa voglia dire quel «lavoreremo per la pace a modo nostro» non è affatto chiaro. Ma il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha chiesto all'Ue di «non esercitare costrizioni per farci scegliere da che parte stare» e di «evitare una mentalità da Guerra Fredda». Pechino non ha intenzione di affrontare la Russia a modo duro e anzi il sospetto di Bruxelles e che possa in qualche modo aiutarla. Per questo Michel e von der Leyen, accompagnati dall'Alto Rappresentante Josep Borrell, sono più volte tornati sulle sanzioni: «Non dico che la Cina debba sostenerle - ha fatto presente la presidente della Commissione -, ma di certo non ostacolarle». Michel ha promesso che l'Ue «resterà vigile su qualsiasi tentativo di aiutare Mosca economicamente o militarmente». Secondo il Times ci sarebbe proprio la Cina dietro il maxi-cyberattacco all'Ucraina nei giorni immediatamente precedenti l'invasione.Bruxelles ha cercato di sfruttare il ventitreesimo vertice Ue-Cina proprio per ricordare a Pechino tutto ciò che avrebbe da perdere nel caso in cui decidesse di tendere una mano a Vladimir Putin. Al di là dei rapporti commerciali, von der Leyen ha offerto un aiuto anche sul fronte della pandemia, in particolar modo sulla «condivisione della nostra esperienza sui vaccini mRna», e ha rilanciato l'invito a lavorare insieme sul Clima in vista della Cop27. Ma l'Ue ha espresso tutte le sue preoccupazioni per il trattamento delle minoranze nello Xinjiang, nella Mongolia interna e in Tibet, oltre che per la gestione di Hong Kong. Anche qui: messaggio ricevuto, ma non per forza recepito. --© RIPRODUZIONE RISERVATA