«Pfas, il limite deve essere zero E la bonifica ex Miteni è al palo»

Albino Salmaso / VENEZIAÈ iniziata la maratona sulla legge per introdurre il limite zero ai Pfas nelle acque: il testo che ha come relatore il senatore del Pd Andrea Ferrazzi è stato incardinato nella commissione Ambiente e nelle prime audizioni sono state raccolte le opinioni di Legambiente, Greenpeace, Cnr, Ispra e Istituto superiore della sanità. Ieri Michela Piccoli, portavoce delle mamme no Pfas di Trissino e il dottor Vincenzo Cordiano di Valdagno hanno depositato un dossier sui danni alla salute causati dalle sostanze perfluoroalchiliche. Il punto di partenza è il caso Dupont nell'Ohio, unico riferimento della class action per una popolazione contaminata. La tesi dei medici dell'Isde è molto netta: «Si tratta di una catena di 5 mila sostanze ma non sappiamo quante ce ne siano nell'ambiente e quindi la legge deve prevedere il limite zero anche nelle acque reflue. Il Veneto ha avviato lo screening sulla popolazione della zona rossa tra Vicenza, Verona e Padova con il piano di sorveglianza, ma non si tratta di un vero studio epidemiologico perché esclude i bambini e gli over 65. Va introdotto il principio di precauzione: se si presume che una sostanza sia tossica, bisogna vietarla fino a prova contraria. Gli Usa hanno ridotto da 400 a 70 e poi a 12 nanogrammi litro i valori di Pfoa, ma non c'è un riferimento internazionale univoco. Il limite va portato a zero in Italia perché queste sostanze sono un pericolo per la salute pubblica», ha spiegato Cordiano.Michela Piccoli ha raccontato il caso Miteni, che la provocato la contaminazione del sangue a 300 mila persone che chiedono giustizia. E ha ribadito che la bonifica a Trissino è ancora ferma perché manca la volontà politica. «La legge ha un senso se prevede le emissioni zero sia nell'aria che nei reflui idrici. Le industrie ribattono che non ci sono le tecnologie, ma se siamo arrivati sulla luna e su Marte penso si possano eliminare anche i Pfas negli scarichi industriali. Vanno autorizzate solo le molecole biodegradabili con un cronoprogramma preciso che indichi in quali tempi si abbatte l'inquinamento. Alle industrie vanno chiesti gli standard analitici su tutte le matrici delle molecole prima di avviare il ciclo produttivo, la tutela del brevetto è un pretesto per evitare i vincoli. Chiediamo quindi al Governo e al Parlamento il coraggio di adottare limiti zero per tutti i Pfas non solo nelle acque per il consumo umano, ma anche negli scarichi industriali: si tratta dell'unico valore in grado di tutelare un ambiente pulito e preservato dalle contaminazioni. L'Italia, teatro della più vasta contaminazione in Europa, che ha colpito tre province del Veneto, ha bisogno di una moratoria urgente sui Pfas. Il nostro Paese ha la possibilità di fare la storia e, con un provvedimento realmente ambizioso, anteporre i diritti di tutte le persone al profitto di pochi. È arrivato il momento di agire senza compromessi al ribasso», conclude Piccoli.Nei prossimi giorni la commissione Ambiente convocherà anche Confindustria che rivendica il diritto di produrre senza la tagliola sulla testa, con un cronoprogramma che consenta la riconversione e l'abbattimento dei Pfas in tempi compatibili con la tutela dell'occupazione. Il limite zero non può portare alla chiusura di migliaia di aziende chimiche in Italia, ha più volte ribadito Maria Cristina Piovesana, vicepresidente nazionale di Confindustria con delega all'Ambiente. La palla ora passa nelle mani nella commissione guidata da Vilma Moronese. --© RIPRODUZIONE RISERVATA