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L'INTERVISTALaura BerlinghieriDi fronte a problemi, difficoltà che sembrano macigni, sarebbe sufficiente ascoltare la storia di Marco Rossato per rendersi conto che i limiti, spesso, sono ostacoli generati dalla nostra testa.Vicentino, 47 anni, e il sogno di affrontare l'oceano in barca a vela. Un sogno che nemmeno l'incidente in moto, che da 21 anni lo costringe su una sedia a rotelle, è riuscito a fermare. L'oceano resta un sogno, già programmato. Il giro dell'Italia, il primo fatto in solitaria da un paraplegico, è la prima "impresa impossibile" realizzata. Era il 2018.Chi è Marco Rossato?«Un vicentino di 47 anni, fino ai 24 innamorato della montagna. Da ragazzino, le mie uscite erano ad Asiago o sul monte Corno. Anche perché, diciamocelo, il mare dell'Alto Adriatico non è esattamente uno spettacolo. Poi, a 24 anni, sono andato ai Caraibi e ho scoperto un mondo nuovo, il paradiso. Durante quella vacanza, sono salito su un grande catamarano, facendo il mio battesimo in barca a vela, in mezzo all'Atlantico. In quel momento, ho deciso che ci sarei tornato».Il classico sogno nel cassetto. Quando l'ha tirato fuori?«In ospedale, subito dopo l'incidente che mi ha fatto perdere l'uso delle gambe. Ho subito cercato una scuola vela preparata ad accogliere persone in carrozzina, e mi sono imbattuto in una struttura di Sabaudia. Giusto il tempo di farmi la patente speciale ed ero già lì».Ha frequentato un corso di vela e dopo quattro mesi ha preso parte al Mondiale...«Che follia! Ma, nel momento esatto in cui mi sono posizionato al timone di una barca, sembrava che fossi nato per fare quello. Al Mondiale, c'era gente che navigava da 20, 30 anni. A me indicarono il più forte, dicendomi di attaccarmi a lui e non mollarlo mai. E così ho fatto, concludendo il Mondiale settimo in classifica. Mica male per un novellino».L'impresa che però tutti ricordano è il giro d'Italia...«Sei mesi di viaggio, in solitaria, da Venezia a Genova, dal 22 aprile 2018 al 22 settembre. Ho fatto tantissime tappe, perché era importante per me diffondere il mio messaggio al maggior numero di persone possibile».Qual era il messaggio?«Anche le persone con disabilità, persino i paraplegici, possono andare in barca a vela da soli. Per salire sulla barca, ad esempio, mi imbragavo con un sacco, mi facevo sollevare e poi calare direttamente sulla carrozzina».È un messaggio che adesso diffonde anche tramite la sua associazione, Timonieri sbandati.«Sì, esatto. Esiste dal 2017, con l'obiettivo di fare da ponte da "piccoli velisti" a "grandi navigatori". Punto a istruire gli appassionati di vela con disabilità ad affrontare il mare in sicurezza e, soprattutto, con esperienza. Perché poi è questa a fare la differenza».Si riferisce a qualche episodio in particolare?«Durante il mio giro intorno alla Penisola, me la sono vista brutta in più di un'occasione. Anche perché sono partito un po' all'arrembaggio, con un motore che funzionava male, il bagno che c'era e non c'era, il pannello fotovoltaico ancora da collegare e nessuno strumento elettronico, se non il cellulare. A questo si è aggiunta una bella sfortuna: il pilota automatico che si è rotto praticamente subito. Prima di arrivare a Vieste, in particolare, ho trascorso dodici ore infernali. Con un mare fortissimo e un incrocio di onde, causate da due venti opposti. E io, nel mezzo, con la mano sempre sul timone, a gestire le vele e, nel frattempo, cercare di non perdere l'equilibrio. Senza l'uso degli addominali, mi sembrava di stare sul tagadà. Ma alla fine è andata».Diceva di avere un sogno: l'oceano. Che fine ha fatto?«È lì e, finalmente, ha una data: aprile 2024, la mia traversata atlantica. La prima in solitaria per un paraplegico. Ci lavoro dal 2019, ma poi i tempi sono slittati a causa della pandemia e, ora, della guerra».Partirà da Venezia?«Precisamente dall'Arsenale. È la mia terra e per me è doveroso omaggiarla così. Salperò ad aprile 2024, con un viaggio a quattro tappe: Venezia, Brindisi, Palermo Viareggio. Ho già il primo importante sponsor. Il giro dell'Italia non sarà in solitaria, ma ad ogni tappa cambierò l'equipaggio, composto unicamente da persone con disabilità. A dimostrazione del fatto che possiamo veramente farcela da soli».E poi, terminato il giro?«A Viareggio, salperò alla volta di Genova, poi dello Stretto di Gibilterra e, infine, per le Canarie, con arrivo previsto a settembre. Non sarò da solo, ma insieme a due professionisti. E poi, con l'arrivo dei venti alisei, inizierò la mia traversata atlantica, in solitaria. A Union Island mi aspetteranno due professionisti, che sanno navigare nel mare dei Caraibi, dove ci sono tanti atolli e c'è la barriera corallina. Insieme arriveremo a Miami, dove un aereo mi riporterà a casa. Pronto a tornare in Florida nella primavera 2025, riprendere la barca e salire a New York. Lì, agli uffici dell'Onu, consegnerò la convenzione nella quale sono sanciti i diritti delle persone disabili. Per me, sarà come chiudere un cerchio». --© RIPRODUZIONE RISERVATA