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Inviato a KievA un mese dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe di Vladimir Putin, l'unica certezza è che la guerra lampo non c'è stata. E non è neanche detto che nella mente di Vladimir Putin, ormai quasi del tutto imprevedibile, ci fosse realmente l'idea di condurre veramente un'operazione fulminea. E così quella tra il 23 e il 24 febbraio è diventata la notte più lunga della storia contemporanea, non solo per l'Ucraina ma anche per l'Europa e l'Occidente che il mattino dopo si sono risvegliati in una quasi guerra dopo 77 anni, ovvero dalla fine del Secondo conflitto mondiale. L'armata di Mosca, dopo mesi di minacce e prove muscolari con Washington, ha varcato la linea rossa dell'invasione di terra partendo dal Donbass, in particolare dalle province di Donetsk e Luhansk dove l'obiettivo era "mettere in sicurezza" la popolazione russofona. Sin dalle prime battute del conflitto è apparso chiaro che nelle mire del Cremlino vi fosse altro, e che l'operazione "speciale" di tipo militare si sarebbe trasformata in una guerra totale nel cortile di casa della Nato. Una campagna che però si è dimostrata ben più ostica del previsto per le stesse forze armate russe, tale che dopo quattro settimane di ostilità, sullo scacchiere ucraino si registra un generale stallo, mentre sull'armata di Putin pesano le 10 mila perdite tra i suoi militari in campo seppur smentite da Mosca. Bilanci, e propaganda sono del resto parte della "infowar" che costituisce la quarta dimensione bellica di questo conflitto e pertanto, ad ogni dato, deve essere dato il giusto peso. È però evidente una certa impasse dove le forze russe, dopo l'avanzata veloce dei primi giorni, specie sulle direttrici che hanno origine in Bielorussia e ad Est, sono ancora arginate fuori dal perimetro urbano. La guerra sul terreno interessa i sobborghi occidentali di Irpin, Bucha, Hostomel o a nord Liutizh, ma le periferie rimangono ancora sotto il controllo ucraino sebbene interessate da intensi bombardamenti. La macchina da guerra di Putin bersaglia postazioni che ritiene funzionali alla resistenza ucraina che, grazie alla determinazione del popolo alla conoscenza del terreno, all'aiuto dell'intelligente americana e armata dall'occidente, sta mettendo a segno risultati rilevanti. Secondo il comando militare di Kiev le truppe russe soffrono di pesanti problemi di approvvigionamento logistico e «hanno scorte di munizioni e cibo per non più di tre giorni». E così Mosca è stata costretta ad avviare una riorganizzazione delle truppe alle porte della capitale in vista di un nuovo tentativo di penetrazione, intensificando nel frattempo la pressione di fuoco. Una tattica funzionale all'assedio con cui tenta di atrofizzare la città, svuotandola e affamando la popolazione, per sottrarre linfa vitale alla resistenza di Kiev. L'obiettivo è avere mano libera quando i russi attaccheranno la città di nuovo, presumibilmente attorno a una settimana, secondo fonti di intelligence. Occorre dire che sulla capitale la pressione della macchina da guerra di Putin è limitata (il 30-40% circa) rispetto alla piena potenzialità e per replicare i successi messi a segno in questi ultimi giorni, Kiev deve poter contare su un sostegno molto robusto da parte dell'Occidente. È plausibile pensare tuttavia che, prima di un nuovo affondo, la Russia voglia incassare vittorie in alcune città chiave dell'Ucraina, magari con l'obiettivo di stabilire una sorta di controllo su quella mezzaluna immaginaria che da Karkhiv arriva a Odessa. E dove il primo vero risultato è stato messo a segno a Mariupol, la «Genova ucraina» come è stata definita dal presidente Volodymyr Zelensky nel suo intervento in Parlamento. Svuotata e massacrata oggi è una città praticamente rasa al suolo. Anche a Kherson, la prima città dove russi hanno preso il controllo e dove 300 mila persone sono a corto di cibo e medicinali, la resistenza non è affatto rassegnata. Così come altrove sta mettendo a segno alcuni significativi risultati: la bandiera ucraina è stata issata di nuovo sulla città di Makariv, a 60 km a ovest di Kiev. Le forze russe sono state respinte a nord-est di Mykolaiv, altra città interessata da intensi combattimenti. Mentre sul fronte orientale si combatte aspramente a Kharkiv, bombardata dall'artiglieria di Putin 84 volte nella notte tra lunedì e martedì. Tra le vittime c'è anche una famiglia di tre persone (tra cui una bambina), centrata in auto da un carrarmato, mentre più di 600 case sono state distrutte. Ed ora incombe lo spettro di una nuova offensiva di Mosca per penetrare la città dove gli ucraini si stanno organizzando per la resa dei conti. -© RIPRODUZIONE RISERVATA