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il reportageGianluca Panella / kievAncora una volta ci svegliamo con la musica dell'inno ucraino. Echeggia dalla Piazza della Libertà. Questa volta si combatte a nord-est di Kiev, bisogna superare Brovary per arrivare a un check-point sotto a un ponte con due carri armati ai lati della carreggiata, oltre il quale c'è il fronte. Nel sedicesimo giorno di guerra, quando l'offensiva russa diventa totale e arriva a colpire anche le città dell'ovest come Lutsk e Ivano-Frankivsk, abbiamo ricevuto l'autorizzazione per visitare alcune delle molte trincee scavate nelle aree verdi di Kiev. Ci siamo infilati in quei cuniculi stretti scavati nella sabbia, stiamo fotografando la Seconda Guerra Mondiale a colori. È proprio il colore della sabbia, sostenuta dai tronchi di legno, che riporta alle nostre menti l'iconografia di tutti quei documenti e quelle pellicole risalenti al secondo conflitto mondiale. Non possiamo inquadrare gli sfondi, per evitare di rendere localizzabile il luogo: una regola fondamentale delle guerre di resistenza è proprio la segretezza. Gli uomini sul posto sono diffidenti, ma non quando il loro ufficiale ci accompagna a visitare il sito e ci presenta. I volontari lavorano alacremente: un soldato della difesa civile taglia dei tronchi di legno con una motosega fumante nel freddo della mattina. Anche il fuoco nel bidone davanti a noi sta fumando. Un miliziano prende il bollitore annerito, rovescia l'acqua nel caffè solubile che sale schiumoso, ce ne offre una tazza. Accettiamo infreddoliti e ci dividiamo delle sigarette. Quando siamo entrati nel piccolo bunker, costruito di tronchi spaccati a metà, abbiamo potuto renderci conto della semplice vita di trincea. Un giaciglio dove riposare qualche ora, una stufa in ghisa per scaldare quel minuscolo ambiente. Una piccola mensola con sopra un barattolo di zucchero, uno di caffè e un grande barattolo di miele. Non serve molto altro per sopravvivere sotto il fuoco nemico. Lo spazio è angusto e pieno di armi. Questi piccoli bunker si ripetono ogni poche decine di metri per permettere ai combattenti di potersi rifocillare senza dover uscire in superficie. Ancora notizie di bombardamenti.Un'agenzia riporta il primo attacco missilistico su Dnipro, sono stati colpiti un asilo e una fabbrica di scarpe. Ma non è affatto la prima volta, Dnipro era già stata bombardata all'inizio del conflitto. Mentre scriviamo il tempo viene scandito dalle sirene che avvertono di possibili attacchi missilistici e i contingenti di Mosca continuano l'accerchiamento di Kiev. Nuovi bombardamenti russi sono in corso anche sulla città portuale di Mykolaiv, sul mar Nero. Non riusciamo a renderci conto appieno della velocità con cui le operazioni sulla capitale verranno completate. Sappiamo soltanto che da quel momento inizierà l'assedio. Quanto può durare Kiev sotto assedio? Per quanto tempo i suoi abitanti potranno vivere senza acqua, cibo e medicine? La guerra si gioca anche così. È una pratica vigliacca. La cosa che scalda il cuore in quelle buche di sabbia, terra e tronchi è proprio la gente. Persone gentili, orgogliose, a volte dure, ma sempre risolute e motivate. Quando arriveranno i russi in città, mi spiegano, ci sarà un abitante armato a ogni finestra. E se qualcuno non fermerà questa invasione potrebbe esserci un bagno di sangue. Ma intanto la guerra di Putin avanza anche verso l'Europa. Mentre il fronte orientale alle porte del Donbass è stretto in un assedio sempre più feroce, con Mariupol «completamente circondata» che conta già 1582 vittime e il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, sequestrato da agenti di Mosca, le forze russe hanno esteso i raid all'ovest dell'Ucraina, colpendo l'aeroporto di Lutsk e quello di Ivano-Frankivsk con missili e cannonate.E dopo un incontro di cinque ore tra Vladimir Putin e Alexander Lukashenko, l'intelligence militare ucraina ha diffuso anche l'allerta su un'imminente invasione delle forze di Minsk. Un allarme che, al momento, non trova però conferme dal Pentagono. Dopo i negoziati conclusi in un nulla di fatto giovedì ad Antalya, l'offensiva russa ha fatto segnare nelle ultime ore un'accelerazione, con l'apertura di nuovi fronti. Un ulteriore segnale che, nelle intenzioni del Cremlino, la guerra durerà ancora a lungo. Tanto che anche Mosca, dopo le brigate internazionali annunciate dall'Ucraina, si è detta pronta a inviare i suoi mercenari: oltre 16mila «volontari», soprattutto dal Medio Oriente, tra cui molti siriani, che avrebbero chiesto di essere arruolati per combattere nel Donbass a fianco delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk per unirsi a quello che chiamano un «movimento di liberazione», nelle parole del ministro della Difesa russo Serghei Shoigu. I corridoi umanitari restano intanto bloccati e al sedicesimo giorno di guerra si contano già migliaia di morti e 2,5 milioni di profughi. Il fronte più caldo è il Donbass, ma il bilancio è drammatico anche a Kharkiv, la seconda città ucraina nell'est, dove le vittime segnalate tra la popolazione sono 201, compresi 11 bimbi. «Stiamo affrontando uno Stato terrorista», ha tuonato nuovamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. --© RIPRODUZIONE RISERVATA