Il "nuovo" Sinner riparte dalla testa Ora l'esame contro Andy Murray

il personaggioStefano SemeraroPoteva essere un mezzo disastro, si è trasformato in una vittoria nel giro di due minuti, alla fine di un tie-break che sembrava perduto. Il Nuovo Tennis Sinner è iniziato così, con la sliding door di tre match point salvati che in un amen hanno cambiato l'umore alla prima uscita pubblica a fianco del nuovo coach Simone Vagnozzi. Non era un match epocale, certo. Ma come si dice, fa morale, perché a Dubai ieri avrebbe potuto vincere benissimo Alejandro Davidovich Fokina, n° 43 Atp, la classica buccia di banana su cui scivolare dopo una settimana senza allenamenti causa Covid e il (traumatico) cambio di coach ancora da metabolizzare. Per quasi due set lo spagnolo ha messo sotto Jannik, n° 10 del mondo, facendo tutto meglio e qualcosa di più. Nel secondo avrebbe potuto chiudere i conti prima, al tie-break si è comunque issato sul 6-3, tre match point con vista secondo turno. Il primo lo ha sbagliato Fokina, un diritto neanche troppo complicato da chiudere; il secondo lo ha salvato con un ace Sinner, sul terzo un nastro ha graziato il nostro. Il resto ce l'ha messo Jan, con la solita grinta, la consueta ripugnanza per la sconfitta. Così, mentre Davidovich Fokina si rattrappiva nei rimorsi, Jan ha iniziato a eseguire un po' meglio i due temi che probabilmente gli ha suggerito il nuovo coach: scendere più spesso a rete, mettere un po' di veleno nella seconda palla di servizio. Il match ormai era incanalato, all'inizio del terzo set (4-6 7-6 6-3) Vagnozzi e l'amico-manager Alex Vittur già avevano iniziato a rilassarsi in tribuna. Se ci sarà veramente un Sinner 2, dopo l'originale sbozzato per sette anni da Riccardo Piatti a Bordighera, non sarà certo figlio di questo match non brillante, anche se molto sinneriano per la grinta che Jan ha messo in campo. «Un match molto duro. Era la prima volta che ci incontravamo, salvare quei tre match point consecutivi è stato complicato e sul primo sono stato anche fortunato». Per riassumere le tre settimane che gli hanno risistemato la vita usa poche parole («In Australia ho giocato bene, poi ho fatto qualche cambiamento»), l'obiettivo dichiarato rimane il solito: «Andare in campo per dare il meglio e cercare di migliorare». Con Vagnozzi alla vigilia aveva spiegato «di sentirsi bene», di aver fiducia in un tecnico - spesso sottovalutato - «che ha ottenuto ottimi risultati con Cecchinato e Travaglia», ora l'orizzonte di Jannik, da sempre insieme ambizioso e minimalista, si confronterà con il presente incerto di un campione dal grande passato: l'ex numero 1 Andy Murray, che sogna un gran finale a Wimbledon, ma deve fare i conti con l'età e un'anca da cyborg. È ancora capace di lampi da highlander, Andy, e nonostante il n. 89 in classifica a Jan può dare ripetizioni su un materia fondamentale: come crescere attraversando i cambiamenti. --© RIPRODUZIONE RISERVATA