«Ho messo in musica il dialetto di Chioggia e quella comunità oggi un po' scomparsa»

intervistaMassimo ContieroDopo l'inaugurazione con "Fidelio", la stagione lirica del Teatro La Fenice riprende con una novità assoluta. È stata commissionata una nuova opera a Giorgio Battistelli - "Le baruffe" - che debutterà martedì 22 febbraio alle 19 con la regia di Damiano Michieletto, affiancato da Paolo Fantin per le scene, da Carla Teti per i costumi, da Alessandro Carletti per il light design e da Thomas Wilhelm per i movimenti coreografici. È il terzo titolo che Battistelli presenta a Venezia, dopo "Il medico dei Pazzi" e "Riccardo III", spettacolo che ha vinto il Premio Abbiati nel 2018. Battistelli è senz'altro uno dei compositori contemporanei più popolari, anche in forza di una creatività nel teatro musicale che non ha raffronti al giorno d'oggi.Partiamo dal titolo. Perché solo "Baruffe" senza nessun aggettivo?«Perché con Damiano Michieletto abbiamo molto rispettato il testo goldoniano, ma inevitabilmente abbiamo fatto dei piccoli tagli, altrimenti l'opera sarebbe durata troppo e abbiamo aggiunto il coro (per altro spesso in quinta) perché l'omaggio alla Fenice fosse completo. Lasciare il titolo originale ci sembrava quasi irrispettoso». Cosa ha spinto un laziale verso il dialetto chioggiotto?«L'idea è partita due anni e mezzo fa dal sovrintendente Fortunato Ortombina, che adesso chiamo "paron Fortunato", che mi ha chiesto di misurarmi con Goldoni e collaborare con Michieletto. Dopo quel colloquio eravamo incerti tra "La bottega del caffè" e le "Baruffe chiozzotte", ma già la mattina dopo io e Damiano ci siamo convinti che non potesse essere che le Baruffe, proprio perché è l'affresco di una comunità, non è mero teatro di intreccio».E come è andata con un dialetto dalla cadenza così particolare? «L'ho fatto diventare il fulcro della partitura. Penso che, dal punto di vista vocale, sia per gli interpreti quella più impegnativa che ho scritto. Ho pensato di riprodurre quel fraseggio tipico del chioggiotto e questa voce "merlettata" con le sue oscillazioni continue dal grave estremo all'acutissimo».Ha tenuto presente le edizioni storiche, da Baseggio a Strehler? «Assolutamente sì. Ho rivisto più volte la versione di Strehler. Ho registrato tutta la commedia letta da un attore di Chioggia e per la comprensione, molto mi ha aiutato Damiano».Goldoni ha ispirato nel Novecento compositori come Wolf Ferrari o Malipiero. Che musica suggerisce ad un compositore d'oggi?«È spiazzante perché oggi o si sceglie l'antichità, oppure l'attualità e il postmoderno. Ma io trovo Goldoni molto stimolante. L'uomo colto che guarda questa microsocietà, questo spaccato sociale e culturale così di base, drammaticamente legato alla sopravvivenza, ma che ha tempo per baruffare sul nulla, ciacolare, amare, è straordinario. Dopo aver frequentato Shakespeare, mi sono convinto che Goldoni ha la stessa sapienza drammaturgica nella dinamica dei personaggi».Ci sarà la messa in scena di un regista antinaturalista come Damiano Michieletto, mentre Goldoni afferma nella premessa alla commedia di voler riprodurre fedelmente la realtà. Che spettacolo vedremo sul palcoscenico della Fenice? «Credo che Damiano non voglia rinunciare ai suoi principi stilistici, come del resto ho fatto io. Credo che la regia terrà conto di quell'idea di comunità, con qualche cattiveria, ma alla fine solidale, che oggi è un po' scomparsa, che si è ricostruita, con natura assai diversa, sui social».Il lato divertente della commedia sarà preservato?«Il teatro musicale contemporaneo raramente inclina all'umorismo. È vero ed è estremamente rischioso e difficile cercare la comicità con un linguaggio astratto. In questo caso è funzionale a questo scopo l'alternanza delle voci tra una sorta di sprechgesang e intonazione. La parola reca in sé un suono onomatopeico che viene trasformato in musica». Sul podio sarà il trevigiano Enrico Calesso, direttore musicale a Würzburg. Avete già collaborato in passato?«Lo conosco perché per due anni l'ho chiamato al Festival Puccini. È un bravissimo direttore e in più sa parlare in veneziano con i cantanti».Lo spettacolo è un omaggio ai sessant'anni della casa editrice Marsilio che pubblica l'Edizione nazionale delle opere di Goldoni. --© RIPRODUZIONE RISERVATA