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l'intervistaNiccolò Carratelli / ROMALa quarta dose di vaccino per gli immunodepressi «è in fase di definizione, si sta discutendo sulla tempistica ottimale», spiega Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, dopo lo stop del ministero della Salute alla Regione Piemonte, che era pronta a partire con l'ulteriore richiamo per i soggetti più fragili. «A breve arriverà il parere» dell'Agenzia del farmaco, ma «non c'è motivo di accelerare, i vaccini non scadono, anche se la risposta alle dosi precedenti non è stata ottimale», spiega. Quindi, non è in discussione l'utilità della quarta dose, ma solo l'intervallo di tempo ideale...«Per pazienti trapiantati o malati leucemici, sottoposti a trattamenti che bloccano i linfociti T e compromettono la risposta immunitaria, una quarta dose può portare un qualche beneficio, facendo aumentare gli anticorpi. Si sta valutando dopo quanti mesi raccomandarla, 5 o 6, una decisione arriverà nei prossimi giorni». Per il resto della popolazione, invece, si deciderà più avanti il da farsi? «Con la prossima estate entreremo in uno scenario nuovo: un'immunità diffusa e una circolazione del virus ciclica, di tipo parainfluenzale. A quel punto valuteremo come procedere, capiremo se sarà necessario un richiamo di massa o solo parziale. Servirà un'analisi sull'eventuale comparsa di altre varianti, bisognerà capire se si svilupperà un nuovo vaccino riadattato o si andrà su vaccini polivalenti. Credo che la questione vada affrontata a livello globale, in un confronto tra i vari Paesi, l'Oms e le industrie produttrici». Intanto, dovremmo vaccinare i bambini: in due mesi di campagna, tra i 5 e gli 11 anni solo il 36% ha fatto almeno una dose. Sperava meglio? «Ci aspettavamo un'adesione più graduale, ma penso che supereremo facilmente il 50% della platea nelle prossime settimane. Credo, però, che le rassicurazioni da parte di chi ha vaccinato i propri figli e i casi drammatici dei due bambini recentemente morti di Covid, senza precedenti fattori di rischio, possano convincere i genitori a ritenere il vaccino una soluzione utile e sicura. Non solo per la salute, ma anche per la socialità dei loro figli». D'altra parte alcuni messaggi, da parte di leader politici, non aiutano a diradare i dubbi dei genitori...«Guardi, io rispetto le scelte individuali se rimangono tali, tanto più che non c'è nessun obbligo. Ma queste scelte non devono essere politicizzate, puntando a polarizzare la discussione pubblica e, soprattutto, proponendo esempi sbagliati, senza alcuna affidabilità scientifica. Purtroppo la possibilità per un bambino di finire in terapia intensiva causa Covid è molto più alta di quella di essere colpito da un fulmine. Non si possono veicolare dati scorretti e influenzare così le decisioni delle persone». Per i bambini più piccoli, di età compresa tra i 6 mesi e i 4 anni, quando arriverà il vaccino? Negli Stati Uniti c'è stato un rinvio dell'autorizzazione. «Nell'arco delle prossime due settimane Pfizer dovrebbe consegnare dati più aggiornati alla Fda americana: è in corso la valutazione sulla migliore efficacia delle tre dosi, rispetto ai risultati ottenuti con la doppia somministrazione. D'altra parte, gli studi erano già in corso quando è arrivata la variante Omicron, che ha modificato il quadro epidemiologico. Credo, comunque, che in primavera il vaccino per i più piccoli potrà essere autorizzato e distribuito anche da noi». A proposito di bambini e ragazzi, nell'ultimo rapporto dell'Aifa emerge un aumento di casi di miocardite associati al vaccino? «È vero che è stato registrato un aumento tra i giovani maschi, ma sempre su numeri molto bassi, parliamo di un caso su 10mila vaccinati, in particolare nella fascia 12-29 anni. Ma si tratta di eventi già noti, caratterizzati da forte benignità nella maggioranza dei pazienti, breve durata e risoluzione spontanea. Quindi, è giusto segnalarlo, ma nessuna preoccupazione». Un altro allarme, raccolto dall'Ema, riguarda segnalazioni di disturbi nel ciclo mestruale associati al vaccino: di cosa parliamo? «L'approfondimento annunciato da Ema riguarda casi di mestruazioni abbondanti o di assenza delle stesse, in corrispondenza della vaccinazione con Pfizer o Moderna. Noi abbiamo rivisto i due principali studi pubblicati sulla questione, in uno si riscontra un ritardo di 20 ore associato al vaccino: meno di un giorno, magari legato al semplice stress causato dalla vaccinazione, visto che il ritardo non si è poi ripetuto nel mese successivo. Anche qui, nulla di preoccupante». Per tutti quelli che hanno dubbi, in particolare per il milione e mezzo di over 50 ancora non vaccinati, il Novavax in arrivo potrebbe essere una soluzione? «Può rappresentare un'ulteriore opzione per coloro che hanno avuto dubbi ingiustificati sui vaccini a mRna e, magari, si sentono rassicurati da un vaccino proteico, prodotto come una metodologia più classica e più nota. È solo una percezione, perché il livello di sicurezza di quelli che stiamo usando non è certo inferiore. Novavax arriverà il 24 febbraio: dovrebbero essere consegnati 3 milioni di dosi, per vaccinare giusto un milione e mezzo di persone». --© RIPRODUZIONE RISERVATA