Lamorgese: «Scontri colpa degli infiltrati»
ROMALe proteste giovanili sono anche «un segno di vitalità» di un mondo che ha particolarmente sofferto durante la pandemia. Ma la degenerazione delle manifestazioni di fine gennaio, favorita anche dall'azione di militanti di centri sociali e gruppi anarchici che miravano allo scontro con le forze dell'ordine, non è consentita dalle «regole della nostra democrazia». Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese - riferendo alle Camere sui disordini di piazza avvenuti nel corso delle iniziative di protesta seguite alla morte dello studente diciottenne Lorenzo Parelli durante uno stage di apprendistato in un'azienda a Lanuzacco (Udine) - offre comprensione al malcontento dei giovani, esprimendo nel contempo «piena fiducia» nell'operato delle forze dell'ordine, finite sotto accusa per le cariche ai ragazzi. Critiche alla titolare del Viminale sono arrivate dal centrodestra per la mancata prevenzione degli incidenti e dal centrosinistra per gli studenti feriti. Il ministro ha ricostruito gli incidenti avvenuti a Roma, Napoli, Torino e Milano il 23 e, soprattutto, il 28 gennaio sottolineando che «chi ai diversi livelli è chiamato ad esercitare responsabilità istituzionali ed operative connesse alla salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica deve riflettere a fondo quando in questo difficile lavoro si verificano fatti incresciosi, come quelli che il 28 gennaio scorso hanno causato conseguenze a danno di alcuni giovani studenti estranei ai gruppi dei facinorosi presenti nelle piazze e tuttavia rimasti coinvolti nei tafferugli». In ogni caso, ha aggiunto, «l'intera documentazione visiva, sia quella ripresa dalla polizia scientifica, sia quella acquisibile da fonti aperte, è stata messa immediatamente a disposizione dell'autorità giudiziaria, che è pertanto nelle piene condizioni di accertare eventuali responsabilità, comprese quelle eventualmente riconducibili alla condotta degli operatori di polizia». La via maestra, secondo Lamorgese, «è il confronto. Lo sforzo che occorre fare, soprattutto quando le cose non vanno per il meglio, è cercare di individuare modalità più idonee per contemperare il diritto a manifestare con il dovere delle forze di polizia di far rispettare la legge». Un aiuto alla trasparenza e alla ricostruzione dei fatti arriverà poi dalle bodycam assegnate a chi fa ordine pubblico. L'informativa non ha soddisfatto diversi parlamentari. Daniela Santanché ha chiesto le dimissioni del ministro che ha «per l'ennesima volta dimostrato l'incapacità di fare prevenzione». Maurizio Gasparri ha messo nel mirino «i professionisti della violenza infiltrati nelle manifestazioni studentesche» rinnovando «la nostra fiducia nelle forze dell'ordine». Mariolina Castellone (M5s) si è schierata invece dalla parte dei giovani «indignati ed addolorati per la morte di un loro coetaneo, che non possono essere definiti "provocatori" e comunque qualcosa va rivisto, se alle "provocazioni" di adolescenti arrabbiati, si è arrivati a rispondere caricandoli con i manganelli». Anche secondo Laura Garavini (Iv) «non è accettabile che vengano usati manganelli da parte di servitori dello Stato contro studenti disarmati». Mentre per Monica Cirinnà (Pd) quanto accaduto «rende sempre più urgente ed evidente la necessità dell'introduzione del numero identificativo sulle divise durante i servizi di ordine pubblico». Nicola Fratoiannni (Si) ha definito «imbarazzante» che la ministra «non abbia avuto il tempo di riconoscere che qualcosa non va per il verso giusto quando dei ragazzi vengono manganellati, forse questa era l'occasione adeguata per fare le scuse dello Stato a quei ragazzi finiti in ospedale». --