Senza Titolo
L'INTERVISTAEnrico Tantucci«Astra e Giorgione - risolti i problemi sindacali - tra qualche giorno riapriranno e il Rossini continua la sua attività, ma il problema dei cinema a Venezia, anche in prospettiva, è legato alla sopravvivenza della città, Venezia sembra ormai una vecchia sdentata e se la base demografica e sociale continua a ridursi, i negozi a chiudere, non si vede perché la sorte dei tre cinema rimasti debba essere diversa».Carlo Montanaro, storico del cinema e dell'immagine e profondo conoscitore anche della situazione nel tempo, dei cinema a Venezia, non ha dubbi.Senza un progetto credibile di rivitalizzazione della città, anche la sorte delle sue sale cinematografiche appare segnata. Venezia è forse l'unica città in cui il gestore unico dei cinema cittadini è il Comune.«Era inevitabile quando, all'inizio degli anni Ottanta i gestori privati, uno dopo l'altro hanno "mollato" perché tenere aperto un cinema non era più economicamente conveniente. Fino agli anni Settanta c'erano ancora una ventina di sale cinematografiche in città. Per un po' si è fatto un accordo con l'ultimo gestore rimasto, Guglielmi, per il Rossini, ma poi, quando ha lasciato anche lui il Comune, grazie a Roberto Ellero e al suo Ufficio Attività Cinematografiche, è definitivamente subentrato, ristrutturando anche il Rossini oltre a Giorgione e Astra. Per anni anche il Cinema all'aperto in Campo San Polo, nel periodo estivo, ha rappresentato una valvola di sfogo importante, ma ora tutto è cambiato. Con cinquantamila residenti scarsi, non si vede perché i cinema dovrebbero essere pieni».Ci sarebbero, teoricamente, anche i turisti, oltre alle decine di migliaia di studenti universitari che gravitano su Venezia. «Ai turisti interessa solo La Fenice con i suoi classici dell'opera italiana, per ritrovarsi in un ambiente d'epoca, anche se ricostruito. Il cinema non fa presa. Quanto ai giovani studenti, torniamo al punto iniziale : l'assenza di un progetto reale sulla città. Si fa pochissimo per legarli a Venezia, a cominciare dal problema abitativo, perché le nuove residenze universitarie attivate, evidentemente non bastano. Servirebbe un coordinamento tra istituzioni, una regìa che evidentemente non c'è. Non si può non essere grati al Comune, per avere appunto deciso, all'inizio degli anni Ottanta, di impegnarsi in prima persona per mantenere aperte almeno alcune sale cinematografiche a Venezia e non privare definitivamente la città della Mostra del Cinema di spazi pubblici di proiezione. Ma con questo quadro demografico non basta più e le proiezioni galleggianti che ultimamente sono riprese nei mesi estivi in alcuni punti della città, sono degli eventi, più che un'integrazione della programmazione».Un quadro abbastanza desolante, anche in prospettiva futura. «Aggiungiamoci il Covid che ha dato una botta decisa alla presenza di pubblico alle proiezioni non solo a Venezia, ma in tutto il Paese. e , in senso generale, la concorrenza spietata che ormai fanno al cinema in sala "colossi" come Netflix o Amazon che sono subentrati anche nelle produzioni. Che magari restano in sala solo pochi giorni, per passare poi sul piccolo schermo o in rete. Non si capisce perché a Venezia anche i cinema non debbano essere in crisi. Seguono la china discendente della città». --© RIPRODUZIONE RISERVATA