Da Generali a Mediobanca, tutte le partite di Del Vecchio

IL CASONonostante stia per tagliare il traguardo degli 87 anni, Leonardo Del Vecchio non sembra avere fretta. Del resto, si racconta che nei mesi scorsi ha acquistato un nuovo jet personale, nonostante il fatto che tra le condizioni contrattuali fosse stata indicata la consegna a quattro anni. Del resto, anche il braccio di ferro con i francesi dopo la fusione tra Essilor e Luxottica non è stato di breve durata. Per oltre due anni, l'imprenditore agordino e Hubert Sagnières (artefice della crescita di Essilor negli anni) si sono affrontati a volte direttamente, altre per interposta persona, sino a che Del Vecchio ha capito di essere nelle condizioni per piegare la controparte. Così ha ottenuto la nomina ad amministratore delegato per il suo fedelissimo Francesco Milleri, anche se in cambio mister Luxottica ha dovuto lasciare la presidenza esecutiva. Anche la battaglia in Mediobanca si gioca sulla lunga distanza. Dopo essersi affidato a Piazzetta Cuccia come consulente per le partite strategiche di Luxottica, Del Vecchio ha rotto con l'ad Alberto Nagel nel 2018, dopo che quest'ultimo ha respinto il suo piano per il salvataggio dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo), creato da Umberto Veronesi, di cui Mediobanca e altre istituzioni sono da sempre tra i finanziatori. Sta di fatto che pochi mesi dopo è diventato azionista della banca d'affari milanesi e da allora ha continuato ad accumulare azioni, facendo filtrare il suo malcontento verso la gestione Nagel, ma premunendosi al tempo stesso di rassicurare la Bce sulla mancanza di intenzioni predatorie. Oggi è al 18,9% e si vocifera che voglia arrivare al 30%. Con il numero uno di Mediobanca lo sconto è aperto sul futuro di Generali. L'istituto è il primo azionista a Trieste, con il 12,9% delle quote e il 17,25% dei diritti di voto alla prossima assemblea (in programma il 29 aprile), grazie a un prestito titoli. Del Vecchio ha invece il 6,6% e ha stretto un patto con Francesco Gaetano Caltagirone e Fondazione Crt che sfiora il 16%. I pattisti continuano a effettuare acquisti ed è molto probabile che all'assise dei soci arrivino a valere più meno quanto Mediobanca e l'alleato De Agostini (insieme sono al 18,69%). A quel punto risulterà decisivo il 34,75% in mano agli investitori istituzionali, tra società del risparmio gestito, fondi sovrani, casse di previdenza e fondi pensione. Oltre al 22,59% in mano al retail, che però costituisce una componente parcellizzata in migliaia di piccoli azionisti privati. Nagel punta alla conferma come ceo di Philippe Donnet, che a metà dicembre ha presentato il nuovo piano triennale fondato su una crescita per gradi dei principali indicatori di bilancio, grazie soprattutto all'accelerazione nei processi di digitalizzazione e a una grande disciplina operativa, con la promessa di garantire agli azionisti dividendi per 5,2-5,6 miliardi (dai 4,5 miliardi del precedente piano). Entro fine mese gli sfidanti dovrebbero annunciare il proprio piano alternativo. Dalle parole pronunciate di recente da Leonardo Del Vecchio appare evidente che l'intento sia di limitare la distribuzione degli utili ai soci per dirottare le risorse su acquisizioni di peso a livello internazionale. Una strategia orientata a ridurre il gap accumulato nell'ultimo decennio rispetto principali concorrenti internazionali come Allianz e Axa. Molto dipenderà dai nomi che gli sfidanti proporranno per il nuovo cda: convincere i grandi fondi non sarà facile, considerato che Donnet fin qui ha sempre mantenuto le promesse fatte al mercato.--Luigi dell'Olio© RIPRODUZIONE RISERVATA