Il Nyt indaga sulla catena di suicidi «La morte di Matteo non sia inutile»

Enrico Ferro / bassanoUna catena mondiale di suicidi "guidati" per giovani che soffrono del mal di vivere. È la pista seguita dal New York Times nell'inchiesta che mira a scardinare uno degli anfratti più pericolosi del dark web. È nelle pieghe di questo lato oscuro della rete che lo studente diciottenne Matteo Cecconi avrebbe trovato la morte il 26 aprile scorso, durante una lezione di didattica a distanza nella propria casa. Si è ucciso con il nitrito di sodio, sostanza che aveva acquistato sempre online, grazie a un gruppo di persone collegate in chat che lo incoraggiavano a staccare la spina per sempre. Ebbene, i cronisti del New York Times Megan Twohey e Gabriel J.X. Dance, accomunano il caso di Matteo a quelli di Roberta, studentessa di 22 anni di Glasgow, che si era rivolta al sito della morte perché si sentiva "irrimediabilmente sola"; o di Matthew, 17 anni, di Dallas, sfiduciato dallo studio a distanza imposto dalla pandemia; di Shawn, 25 anni, della Pennsylvania, insoddisfatto del suo lavoro; di Daniel, 16 anni, di Salt Lake City, preoccupato per un disturbo allo stomaco che credeva inguaribile. Insomma, a Bassano del Grappa l'adolescente sarebbe rimasto vittima di una dinamica che nel mondo ha già ucciso altri 45 giovani solo negli ultimi due anni, tra Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Canada e Australia. Ma la scia dei decessi è probabilmente molto più lunga. «Fratello, troverai la pace», «Stai facendo la cosa giusta» sono solo alcuni degli incoraggiamenti ricevuti attraverso il sito Sanctioned Suicide, ora oscurato in Italia su disposizione della Procura di Roma. Sul "sito della morte" al quale era connesso anche il giovane bassanese la mattina del 26 aprile scorso, il quotidiano americano ha indagato per settimane, portando alla ribalta una rete di adepti e decine di migliaia di "sostenitori" in tutto il mondo. Il caso di Matteo, classificato come "studente diciottenne di Bassano del Grappa (Italia)" è stato inserito tra quelli riconducibili a una catena internazionale. I giornalisti americani hanno intervistato anche Alessandro Cecconi, il papà del giovane. Proprio le testimonianze del genitore bassanese hanno permesso di allargare l'inchiesta anche all'Italia, dove almeno altri due giovani hanno trovato la morte nello stesso modo, collegandosi allo stesso sito: si tratta di due ragazzi residenti nell'hinterland romano. "La maggior parte dei siti web sui suicidi si concentra sulla prevenzione" scrivono i due cronisti americani. "Ma quello iniziato da due uomini che si fanno chiamare "Marquis" e "Serge" fornisce indicazioni esplicite su come morire. La nostra indagine ha collegato il sito a dozzine di morti e ha scoperto che il bilancio è probabilmente molto più alto".Inizialmente gli inquirenti bassanesi e la Procura di Vicenza erano stati estremamente prudenti nelle valutazioni. I successivi accertamenti, e gli episodi simili in altre zone d'Italia, hanno contribuito a far decollare un'indagine che prima si è rivelata di respiro nazionale e ora addirittura mondiale. Ora l'obiettivo è quello di fermare i siti e le chat a caccia di persone deboli psicologicamente. Ma l'impresa è difficile nella nebbia del web.Come confermato dal Nyt, il sito in questione, avviato nel marzo 2018 da due figure oscure ora sotto inchiesta, "fornisce indicazioni esplicite su come morire. Nei forum pubblici del sito, nelle chat dal vivo e tramite messaggi privati, i giovani discutono di impiccagione, veleno, armi e gas".«Abbiamo collaborato con questi due giornalisti nella speranza di fermare questa catena di morte», dice Alessandro Cecconi, il padre di Matteo. «Soltanto in questo modo il sacrificio di nostro figlio non sarà stato del tutto inutile». --© RIPRODUZIONE RISERVATA