Il cuore Guzzi di Mirano nel "museo" di Rampazzo «Qui esemplari unici»

il personaggioC'è un angolo, un po' nascosto a Mirano, dove batte forte il cuore Guzzi. È il museo di Aurelio Rampazzo, 66enne del posto, che ama le due ruote, soprattutto quelle della casa motoristica della provincia di Lecco, quest'anno divenuta centenaria, e facente parte del Gruppo Piaggio. Qui si possono trovare esemplari di ogni epoca, un'ottantina in tutto che l'uomo, imprenditore nel settore edile, custodisce come dei figli, coccolandoli ogni giorno. Le due ruote sono disposte su due piani all'interno di un capannone all'interno della sua proprietà dove risiede e si possono vedere la Normale, la GTC, la GT 16, la Sport 15 oppure l'Airone e la Falcone, sino ai mezzi usati dai corpi di polizia nazionale. «C'erano già tecniche all'avanguardia negli anni Venti» racconta Rampazzo «e tornate utili nei decenni successivi. La mia passione è nata quand'ero piccolo, ho mezzo insieme le moto un po' alla volta, già da quando indossavo i calzoni. Qui ci sono esemplari che neppure la Guzzi ne possiede».E così capita che pure i tecnici di Guzzi chiedano informazioni, oppure vengano da queste parti le scuole, i collezionisti per ammirare un patrimonio unico nel suo genere. Rampazzo ha pure un'officina interna, dove non lesina ad accendere il motore di qualche mezzo storico e farlo sentir "cantare" ai presenti. La visita è prenotabile solo su appuntamento (aureliorampazzo@alice.it) e lo stesso Rampazzo accompagna di persona gli interessati, spiegando nei minimi particolari ogni dettaglio. Il giro nel museo è stato uno degli appuntamenti dell'edizione numero 42 della "Due ruote in festa" del giorno dell'Immacolata del Moto Club di Spinea (affiliato alla Federazione motociclistica italiana), che nel 2021 spegne 50 candeline. Dalle venti manifestazioni annuali organizzate di solito, stavolta si è dovuto annullare tutto. Non solo, i soci tesserati sono passati dai 320 di cinque anni fa ai 100 di adesso. E da Spinea fanno sapere come questi numeri rappresentino sì l'insoddisfazione e gli interessi diversi dei motociclisti ma anche del concetto dell'associazione e dei rapporti umani che la pandemia da Covid ha distrutto, nei contatti, nell'entusiasmo e nella voglia di fare del sodalizio e dei soci. Ma l'impegno di chi c'è, resta intatto. --Alessandro Ragazzo