Nei "Pandora Papers" c'è anche il nome del mestrino Delfo Zorzi ex di Ordine Nuovo
il casoCarlo MionI Pandora Papers inseriscono anche Delfo Zorzi, 74 anni, mestrino, ex appartenente a Ordine Nuovo e condannato per degli attentati compiuti tra gli anni Sessanta e Settanta, in Italia, tra i ricchi italiani che hanno fatto finire le loro richieste in paradisi fiscali. Scappato nel 1989 in Giappone per evitare l'arresto in seguito alle indagini sulle stragi nere, ora vive naturalizzato a Tokyo con il nome di Hagen Roi. L'inchiesta sui paradisi fiscali è coordinata dall'International Consortium of Investigative Journalists, consorzio che in Italia vede la partecipazione de L'Espresso. Vengono svelate le operazioni off-shore di decine di figure di spicco di oltre 90 stati. Basata su circa 12 milioni di documenti relativi a oltre 25 anni di attività e fa emergere l'esistenza di oltre 29 mila beneficiari di società offshore che occultavano in paradisi fiscali parte delle loro ricchezze per sfuggire al fisco.Zorzi dai suoi uffici di Tokyo, controlla una serie di società legate all'import-export, ai duty free e alla moda. Vive nel lussuoso quartiere di Ayoama. Imprenditorialmente all'Italia lo lega la Gru.p. Italia, un'azienda di pelletteria con uffici a Milano e a Roma, formalmente controllata da società anonime con sedi in Svizzera, in Lussemburgo, a Madeira, nell'isola di Mann e nelle Vergini britanniche. Produceva borse, sia con un marchio proprio (Oxus) sia come licenziataria di griffe più famose. Fino allo scorso anno aveva negozi a Milano e nel nordest, poi la pandemia ha cambiato la geografia della distribuzione. A Mestre fino a qualche anno fa c'era la Legrenzi boutique, di cui si occupava fino ad allora il nipote Erik. Mentre il deposito della merce era a Salzano, a poche centinaia di metri dall'ultimo indirizzo italiano di Zorzi.Delfi Zorzi, ex esponente di Ordine Nuovo, fu accusato, dai collaboratori di giustizia Carlo Digilio, Edgardo Bonazzi, ma soprattutto da Martino Siciliano di essere l'esecutore materiale della strage di Piazza Fontana a Milano e di Piazza della Loggia a Brescia ma, dopo un percorso giudiziario, fu definitivamente assolto da entrambe le accuse. La sua colpevolezza fu definita solo, pur se prescritta, per alcuni attentati minori commessi dalla cellula veneziana di Ordine Nuovo, in quanto «Zorzi a Trieste e Gorizia collocò candelotti di gelignite» che non detonarono, nonché per la partecipazione alle riunioni in cui la cellula padovana di ON di Franco Freda organizzò gli attentati ai treni dell'estate 1969, che non fecero vittime ma feriti. La sentenza definitiva di assoluzione per piazza Fontana precisa inoltre che «la cellula veneziana di Maggi e Zorzi» nel 1969 organizzava attentati terroristici, ma riguardo ai due imputati «non è dimostrata la loro partecipazione alla strage del 12 dicembre. La Cassazione ha stabilito anche la sua estraneità nella strage di Brescia. Non ha mai rinnegato le passioni giovanili, ma ha sempre detto che con gli attentati terroristici lui non c'entra nulla. In un cenone di San Silvestro tra camerati a Mestre, il giovane capo della cellula di Ordine nuovo, Delfo Zorzi, dice al suo amico e sodale Martino Siciliano: «Siamo stati noi». Riferendosi a Piazza Fontana. Quando Siciliano racconta questo particolare al giudice milanese Guido Salvini sono passati più di vent'anni da quella "cena del tacchino". Ma Cassazione, non lo ritiene vero. --© RIPRODUZIONE RISERVATA