Tutti pazzi per il poke, ecco dove e come
MARINA GRASSOE sotico quel tanto che basta, divertente come un fai da te del gusto, colorato e mutevole come social comanda e completo e bilanciato come nutrizionista raccomanda. E' un mix irresistibile, insomma, quello che ha determinato l'irrefrenabile successo del poke. L'abitudine dei pescatori delle Hawaii di consumare pesce crudo tagliato a pezzetti (che in hawaiano sono chiamati "poke he'e") mischiandolo con noci e spezie, già da parecchi anni ha conquistato la West Coast americana dove gli chef hanno aumentato l'elenco degli ingredienti per creare un'illimitata scelta personalizzabile di "poke bowl", le ciotole che negli ultimi anni hanno preso piede tanto nei ristoranti informali quanto in quelli eleganti di tutto il mondo. E che conquistano sempre più anche palati italiani, sia grazie alle peculiarità già ricordate, sia in virtù del loro accattivante aspetto, sempre colorato e multiforme, che le ha consacrate food trend sui social nel 2020, anno in cui l'imprevedibile boom del delivery ha fatto accelerare l'affermazione di nuove tendenze alimentari. Tra le quali il fresco monopiatto hawaiano ha sbaragliato tutti (+133% di richieste solo per le consegne a domicilio). Anche perché, oltre che gustosa, personalizzabile e salubre, è anche un monopiatto conveniente, mediamente venduto a poco più o poco meno di una decina di euro. E alla soddisfazione di chi lo consuma si aggiungono anche non trascurabili vantaggi per chi lo propone: in tutte le sue varianti resta sempre una ricetta semplice da gestire, realizzabile secondo standard che consentono un ottimo controllo dei costi e notevoli economie di scala. Insomma: mette felicemente d'accordo domanda e offerta. Ed entrambe aumentano, portando alla moltiplicazione di numerosi locali in franchising ma anche di "pokerie" indipendenti, ristoranti di solito di piccola dimensione e molto colorati, così come di food truck dedicati. Che si tratti di ristoranti, fast food o street food, il cliente può affidarsi alle tante diverse ricette proposte, oppure sentirsi un po' creatore della pietanza, selezionando gli elementi che andranno a comporre la sua ciotola: oltre alla "base" di riso bianco, integrale, quinoa o anche insalata, può scegliere il pesce tra tonno, salmone, gamberi o branzino (come da tradizione) e aggiungere una verdura o un frutto come avocado, mango, fagioli, alghe, radicchio o molto altro. Variabile anche il topping, ossia la salsa che completa il piatto, che può spaziare dalla maionese alla salsa teryaki, passando per lo yogurt, salse piccanti varie o i più mediterranei olio e aceto; fantasia senza limiti, poi, per il tocco finale che può essere di pistacchi o mandorle, cipolla fritta o alghe Nori. Nutrizionalmente, il piatto si traduce comunque in carboidrati complessi, grassi "buoni", proteine, vitamine, sali minerali, antiossidanti e fibre: un monopiatto davvero ricco. Proprio come la fetta di mercato che ha conquistato. Tanto che dopo che i grandi player internazionali hanno "importato" il poke in Italia, sono nate poi a Roma e a Milano le prime catene nazionali di fast-food dedicate al mondo del poke già da tempo presenti anche in Veneto, e sono anche parecchi i significativi esempi di imprenditoria soprattutto giovanile nati e sviluppatisi nel segno del poke nella nostra regione. Eclatante, tra questi, il successo di PokeScuse, nato nel 2018 dall'intuizione dei padovani Christopher Clementi e Nicolò Zuanon (rispettivamente di 24 e 25 anni), che hanno scelto il poke come unico piatto del loro ristorante. Il loro piano di sviluppo 2021 punta a 30 nuove aperture in tutta Italia e all'assunzione di 70 persone, per chiudere il 2021 con 10 milioni di euro e ad arrivare a 150 locali sul territorio nazionale tra punti diretti e affiliazioni: un piatto ricco, sì. © RIPRODUZIONE RISERVATA