Arrestato il commercialista Laghi per corruzione in atti giudiziari

Gianluca Paolucci / ROMAEnrico Laghi, ex commissario straordinario di Ilva, è agli arresti domiciliari su richiesta della procura di Potenza per fatti relativi alla gestione dell'impianto siderurgico di Taranto.L'inchiesta nasce da un filone dell'indagine a carico dell'ex procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo, e contesta a Laghi la corruzione in atti giudiziari.Secondo l'ordinanza Laghi, in qualità di commissario Ilva, avrebbe affidato una serie di consulenza per un totale di 90 mila euro all'avvocato Piero Amara - il controverso protagonista di vicende quali la presunta Loggia Ungheria e il depistaggio sull'Eni.Secondo la procura di Potenza, gli incarichi ad Amara sarebbero su indicazione di Caprino e sarebbero serviti per ottenere una serie di decisioni favorevoli a Ilva da parte della procura tarantina.Laghi, commercialista e docente universitario, è stato commissario di Ilva tra il 2015 e il 2018 ed è uno dei protagonisti della vita economica del Paese, impegnato da oltre un decennio in tutte le grandi partite della finanza italiana. La banca dati Cerved censisce 119 incarichi societari, di questi circa 20 quelli attualmente attivi. Oltre a Ilva, è stato commissario di Alitalia-Cai, consulente di Salini-Impregilo, consigliere di Unicredit, Telecom Italia e di una serie di società del gruppo Eni, del gruppo Espresso, del gruppo Caltagirone e di controllate della Rai. Tra gli incarichi attuali è commissario di Air Italy e presidente di Edizione, la holding del gruppo Benetton che controlla Atlantia. Ha avuto un ruolo centrale nella complessa trattativa che ha portato all'uscita della famiglia di Ponzano Veneto da Autostrade. La stessa Edizione azionista di Generali che, in queste settimane, viene indicata da più parti come possibile nuovo ingresso nel patto di sindacato tra Caltagirone, Del Vecchio e Crt che si oppone alla riconferma dell'ad del Leone, Donnet.La nuova svolta della procura di Potenza è basata su «plurime e convergenti dichiarazioni accusatorie» che la Procura di Potenza ha raccolto, «supportate da elementi investigativi di riscontro». Alla base dell'inchiesta - e dell'azione della Procura di Potenza, in base alla legge - vi sono gli atti di Capristo, che ha lasciato la magistratura in anticipo, scegliendo il pensionamento.Era lui, secondo l'accusa, che «vendeva stabilmente ad Amara, Laghi e Nicoletti la propria funzione giudiziaria», sia quando guidava gli uffici della Procura di Trani («a favore del solo Amara») sia quando raggiunse Taranto («a favore di Amara, Laghi e Nicoletti»). Secondo la procura, Capristo aveva messo in atto, «una incessante attività di raccomandazione, persuasione, sollecitazione» su componenti del Consiglio Superiore della Magistratura «o su soggetti ritenuti in grado di influire su questi ultimi», quando erano da assegnare posti direttivi vacanti. In cambio, Capristo «garantiva stabilmente» favori materiali e «utilità e vantaggi processuali» ai suoi presunti complici. Tutti dovevano rimanere contenti e soddisfatti: gli avvocati ottenevano incarichi - molto ben retribuiti - da aziende importanti dopo aver dimostrato ad esse la loro capacità di avere rapporti facili con il Procuratore della Repubblica: è il caso proprio di Amara, che diventò punto di riferimento dell'Eni.Tra gli episodi ricostruiti nelle carte, anche la vicenda del patteggiamento concluso dai Riva con la procura di Milano, nel quale avrebbe avuto un ruolo lo stesso Laghi. --© RIPRODUZIONE RISERVATA