Il "re" e la "regina" sono etiopi Girma e Ayele, trionfo a Jesolo
Giovanni Monforte / JESOLO. Sono etiopi il re e la regina dell'edizione del decennale della Moonlight Half Marathon. Tra gli uomini il trionfo è andato ad Arit Taye Girma. Mentre Meseret Engidu Ayele ha primeggiato nella gara femminile. Hanno sfrecciato al chiaro di luna sotto il traguardo posto in piazza Milano. Una grande serata di sport, che ha segnato la ripartenza della mezza maratona dopo lo stop dello scorso anno per la pandemia. In 5 mila hanno risposto alla chiamata degli organizzatori, Idea Venezia e Venicemarathon. Di questi, 2. 500 sono stati i runners al via della mezza maratona, altri 2 mila si sono cimentati sui 10 km e in quasi 500 hanno partecipato alla Family Run. Si è corso al tramonto e alle prime luci della sera. Il grande afflusso di turisti arrivati sul litorale ha costretto la polizia locale a un super lavoro per liberare dalle auto il percorso di gara, facendo slittare di un'ora il via. Grande equilibrio nella gara maschile, con Arit Taye Girma (1h04'11) che precede di poco il keniano Dickson Simba Nyakundi (1h04'17). Terzo posto per un altro keniano, Eric Muthomi Riungiu (Atletica Saluzzo, 1h04'45). Primo degli italiani il bergamasco Michele Palamini, quinto. Nella gara femminile l'etiope Meseret Engidu Ayele (1h16'42) ha fatto il vuoto, tagliando il traguardo in solitaria. Completano il podio due italiane. Al secondo posto l'umbra Laura Biagetti (tesserata per la società toscana del Gs Lammari, 1h21'25), ottava agli ultimi campionati italiani assoluti dei 10. 000 a Molfetta. Terzo posto per Loretta Bettin (1h24'08), mezzofondista dell'Atletica Paratico. La Moonlight Half Marathon è stata inserita nel calendario internazionale e in quello nazionale Fidal. Per celebrare il decennale, è stata disegnata una maglia evento (poi consegnata a tutti gli atleti) con al centro un grande numero 10 (color argento per la 21 km, blu e azzurro per la 10 km) decorato con il logo della manifestazione, un atleta che corre al chiaro di luna. Se la competizione per le prime piazze è stata un affare tra africani, la gara ha visto la partecipazione di atleti e amatori provenienti da tutta Italia, ma anche da molte Nazioni europee (Austria, Croazia, Francia, Germania, Spagna) e dagli Stati Uniti. Quanto alla partecipazione dei nostri connazionali, i veneti l'hanno fatta da padrone. Ma in tantissimi (oltre 400) sono arrivati dalla Lombardia, dal Friuli (oltre 250) e poi da Emilia-Romagna, Alto Adige e Piemonte. Particolarmente rigide, e accurate, le misure di sicurezza. Gli organizzatori hanno voluto assicurare il massimo della sicurezza sanitaria tutti i partecipanti. La gara si è svolta in base ai rigidi protocolli Fidal che erano in vigore per le gare disputate già alcuni mesi fa. Protocolli più rigorosi rispetto a quelli che si possono applicare ora, in fascia bianca. Per gli atleti obbligo di mantenere indossata la mascherina (ne è stata fatta una specifica da Grafica Veneta) in tutti gli ambienti comuni e alla partenza.Hanno potuto abbassarla solo dopo i 500 metri dal via. I ristori, ogni 5 km, sono stati organizzatori in modo da limitare il più possibile gli assembramenti e con solo cibo confezionato. Niente spugnaggi. Ma è stato promosso il progetto "docce aperte", consentendo agli atleti di utilizzare nel tratto di litorale le docce presenti negli stabilimenti balneari. Sono stati impegnati trenta runners (l'Hoka Pacing Team) con il compito di aiutare gli atleti a correre nel rispetto del distanziamento interpersonale. --