Orban: la legge gay resta Ira dei capi Ue: così è fuori
Il personaggio /1Marco BresolinINVIATO A BRUXELLESHa fatto il suo ingresso sul tappeto rosso dell'Europa Building con le mani in tasca, pronto a prendere di petto la pioggia di critiche che gli sarebbero cadute addosso di lì a poco. «Io quella legge non la cambio» ha ripetuto senza fare il minimo passo indietro Viktor Orban, il premier ungherese finito nel mirino dei colleghi per il provvedimento che punta a «proteggere» i minori dalla «propaganda» Lgbti. A poche centinaia di metri di distanza, sotto l'enorme bandiera arcobaleno esposta per l'occasione dall'ambasciata dei Paesi Bassi, Mark Rutte ha alzato subito il livello dello scontro: «Con questa legge, l'Ungheria non ha più posto nell'Ue». Ed è stato lui, poco prima di cena, ad aprire ufficialmente il processo a Orban al tavolo del summit Ue. «Ma perché non esci dall'Unione?».Tra i due non corre buon sangue. Le tensioni sono di vecchia data: dopo Angela Merkel, Rutte e Orban sono i due leader più longevi al Consiglio europeo. E quando la Cancelliera non sarà più al suo posto, i due premier si contenderanno il ruolo di veterano. Ma stavolta la faccenda non è personale. Stavolta l'indignazione dei leader Ue è stata corale, seppur non unanime: dopo la lettera firmata martedì dalla maggioranza dei ministri e dopo la dura presa di posizione di Ursula von der Leyen, ieri 17 leader hanno sottoscritto un documento per ribadire il loro impegno «nella lotta contro la discriminazione della comunità Lgbti». Tra i firmatari anche Mario Draghi, che ha ricordato al collega che «l'Europa ha una storia antica di oppressione dei diritti umani» e ha sottolineato l'importanza dell'articolo 2 del Trattato Ue, «sottoscritto anche dall'Ungheria». Ma a spiccare sono gli assenti. Oltre a Orban, il documento non è stato firmato dagli altri leader dei Paesi Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia), dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Croazia e dalla Slovenia, che dal 1 luglio guiderà la presidenza di turno dell'Ue. Durante il confronto a 27, è stato proprio il premier Janez Jansa a fare la parte dell'avvocato del leader ungherese, mentre dall'Italia arrivava il sostegno di Matteo Salvini: «Non capisco queste intromissioni».Per il premier belga Alexander De Croo, arrivato al summit con una spilla arcobaleno, è una «legge stupida». Il lussemburghese Xavier Bettel ha raccontato la sua esperienza personale: «Accettare di essere gay è stata la cosa più difficile della mia vita, ma sentir dire che forse sono omosessuale perché forse ho guardato qualcosa in tv quando ero più giovane è inaccettabile». Orban, forte del sostegno di quei Paesi-cuscinetto, ha ribadito la sua linea difensiva. «La legge non riguarda l'omosessualità, ma solo i diritti dei bambini e dei loro genitori. Prima di parlare, leggetela». Ha poi ricordato che «durante il regime comunista in Ungheria l'omosessualità era punita e io mi sono battuto per la loro libertà e per i loro diritti». Di modificarla non se ne parla («È già approvata»), anche se la Commissione ha chiesto una risposta entro fine giugno. Nel caso non arrivasse, Macron ha invitato Ursula von der Leyen ad avviare subito la procedura. Si tratterebbe dell'ennesimo procedimento aperto contro l'Ungheria di Orban, che in questi anni si è scontrata con Bruxelles su diversi dossier. --© RIPRODUZIONE RISERVATA