Gregoretti, nessun processo per l'ex ministro Salvini
Fabio Albanese / CATANIAQuando per l'ultima volta esce dall'aula bunker del carcere di Bicocca, Matteo Salvini ha stampata in volto una felicità che nemmeno la mascherina tricolore riesce a nascondere. «Dedico questa sentenza ai miei figli, agli italiani e agli stranieri per bene e, in particolare, alle donne e agli uomini delle forze dell'ordine che ogni giorno combattono per rendere più sicuro il nostro Paese. Spesso a mani nude», esordisce. Ma è la parte più soft delle sue dichiarazioni con cui si toglie di dosso un processo per sequestro di persona e abuso d'ufficio che comunque temeva, anche se i segnali arrivati nei sette mesi, e le 8 giornate che è durata l'udienza preliminare per il caso Gregoretti, facevano pensare che sarebbe andata così: non luogo a procedere perché il fatto non sussiste, ha scandito in 28 secondi di dispositivo il gup Nunzio Sarpietro, un'ora e mezzo dopo aver cominciato la camera di consiglio. Non ci sarà processo per i 131 migranti tenuti nel luglio 2019 per 5 giorni sulla nave della Guardia costiera Bruno Gregoretti, in attesa dell'autorizzazione allo sbarco ad Augusta. E il raffronto con quanto accaduto il mese scorso a Palermo per il caso simile della Open Arms, per il quale invece il processo ci sarà, è un'occasione per fargli dire che «sono tranquillo, se non esiste sequestro a Catania non capisco perché debba esistere sequestro a Palermo. Questo giudice ha approfondito, ha studiato, ha lavorato, e si è preso le sue responsabilità. Altri scelgono vie più comode». A Catania, però, era stata la stessa procura a chiedere il "non luogo a procedere", mentre a Palermo la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio. Ma di Palermo si parlerà ormai a settembre, quando comincerà il processo, nelle cui carte l'avvocato e senatrice Giulia Bongiorno, che ha difeso Salvini in entrambe le udienze preliminari, chiederà di inserire anche quelle del caso di Catania, che definisce «un processo matrioska» delle varie vicende processuali. La procura etnea diretta da Carmelo Zuccaro ha sempre sostenuto che quello di Salvini era un atto politico e, dunque, non sindacabile. Tra un mese arriveranno le motivazioni e si saprà se è questo che ha convinto il capo dei gip catanesi Sarpietro ad archiviare il caso. Salvini incassa e rilancia: «Questa giustizia dice che un ministro che ha difeso i confini e la dignità dell'Italia, è un ministro che ha fatto semplicemente il suo dovere. Ribadisco che quando e se gli italiani torneranno a votare e a restituirmi responsabilità di governo, farò esattamente la stessa cosa perché la migrazione regolare, controllata qualificata è un fattore positivo; l'immigrazione fatta a mo' di Lampedusa con tremila sbarchi in una settimana porta il caos». Su questo, prima di entrare in aula, aveva dato una stoccata all'attuale capo del Viminale, Luciana Lamorgese: «In questi due anni mi sembra che abbia dimostrato di non essere in grado di controllare chi entra e chi esce da questo Paese. Ma io parlo con Draghi non con lei». Il pomeriggio, Matteo Salvini l'ha dedicato a ringraziare chi gli ha fatto i complimenti ed espresso solidarietà, ma anche a togliersi qualche altro sassolino: «Mi ha chiamato Berlusconi, non sta benissimo ma ne uscirà. Mi hanno fatto piacere i messaggi di tanti uomini e donne di chiesa. Da quelli che erano al governo con me, zero. Silenzio da Pd e M5S». Catania è già lontana. Anche se le parti civili non mollano: «Ci hanno lasciati da soli a rappresentare l'accusa, andremo avanti, anche alla corte europea». --© RIPRODUZIONE RISERVATA