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Antonio Simeoli/ INVIATO A CATTOLICALa quiete prima della tempesta. Centosettanta chilometro di tranquillo trasferimento. Strada larga, calma. Poi l'inferno. Carreggiata dimezzata, spartitraffici, per carità ben segnalati dagli addetti con le bandiere, proprio mentre il gruppo, sotto la pioggia, aumentava la velocità in maniera impressionante in vista della volata. Mikel Landa (Bahrain), uno dei favoriti della corsa e che martedì a Sestola aveva pedalato magnificamente, è finito a terra a sessanta all'ora dopo che Joseph Dombrowski (Uae), secondo della generale, aveva centrato l'addetto alla sicurezza. Probabile frattura a una clavicola e a una scapola per il basco, il suo Giro è finito all'ospedale. Una corsa per lui stregata: dopo il podio nel 2015, tutte le sue campagne d'Italia sono state ostacolate dalla sfortuna. Poco prima, caduta anche di un altro big, Pavel Sivakov (Ineos).L'Unione ciclistica internazionale ha squalificato alla Liegi Bastogne Liegi Richard Carapaz per essersi appoggiato in corsa sul cambrone della bici, operazione considerata pericolosa. Squalifica i corridori se gettano una borraccia a terra. Ma dov'è quando, nei grandi giri, la carreggiata per i corridori viene dimezza proprio quando, in vissta dello sprint, dovrebbe accadere il contrario, o i corridori lanciati a sessanta all'ora e che si giocano una carriera, devono schivare spartitraffici, dribblare rotonde o spettatori che guardano il telefonino invece che stare a debita distanza? Dov'è la commissione tecnica dei corridori?Ora Landa, 31 anni, è finito all'ospedale con una frattura alla clavicola e ancora una volta deve rimandare i sogni rosa. La maglia rosa Alessandro De Marchi (Israel) ieri "in carrozza" per tutta la tappa è stato chiaro: «Si può fare di più per la sicurezza, tutte le componenti si devono impegnare, anche noi atleti certo». Il Giro riserva sempre sorprese, è vero, è giusto che i corridori si diano battaglia, dimostrino anche le loro abilità in bici, fa parte del gioco, ma, signori, così anche no. Il resto? A Cattolica volata doveva essere e volata è stata. E se per il povero Landa la maglia rosa è stregata, per Giacomo Nizzolo (Qhubeka) a essere stregata è la vittoria di tappa al Giro. Il 32enne milanese campione d'Europa, quello che corre con l'autocertificazione sul casco, ieri ha fatto tutto giusto. Ha battuto Elia Viviani (Cofidis), ancora sul podio, e poi Peter Sagan (Bora) e Fernando Gaviria (Uae), ma non ha fatto i conti con la veemente rimonta del tasmaniano Caleb Ewan (Lotto), che l'ha superato a doppia velocità sulla sinistra. Senza Landa, e forse Sivakov, arrivato a minuti con sospetta frattura alla clavicola, il Giro oggi punta verso le Marche: 160 km dalle Grotte di Frasassi a San Giacomo sopra Ascoli. La salita di Forca di Cambio a metà percorso sarà un aperitivo ai 15 km finali all'insù. Da Ascoli salita non impossibile, ma ostica. I big sono attesi a un'altra battaglia. Il tempo, come a Sestola, non sarà clemente. Egan Bernal (Ineos), sulle strade emiliane, è quello che, come lo sfortunato Landa, o il sorprendente inglese Hugh Carthy (EF) aveva dimostrato martedì di stare meglio di tutti.Gli altri? Da Simon Yates (Exchange) a Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) passando per Remco Evenepoel (Deceuninck) sono tutti attesi a una nuova verifica dello stato di forma.Insomma, nel finale si ballerà e De Marchi dovrà fare un numero per aggiungere un'altra puntata al sogno rosa. --© RIPRODUZIONE RISERVATA