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Antonio Simeoli/ INVIATO A SESTOLAFuoco e fiamme, sotto la pioggia. Il Giro d'Italia si infiamma sulla strada, in salita e carica di trabocchetti, di Sestola e dall'acqua a catinelle e dalla fatica escono un altro italiano in maglia rosa e i primi, parziali quanto si vuole ma sempre attendibilissimi, verdetti per la classifica generale. La nuova maglia rosa arriva dal Friuli, da undici stagioni corre nei pro e si è guadagnata a suon di attacchi il soprannome di "rosso di Buja". È stato il più combattivo al Tour 2014, ha vinto due tappe alla Vuelta, il Giro dell'Emilia, è caduto alla Grande Boucle 2019 buttando via un anno. Ma come la sua Buja è risorta dopo il terremoto di 45 anni fa, anche lui lo ha fatto. Fatica, impegno civile (corre col braccialetto per chiedere giustizia per Giulio Regeni, il suo corregionale ucciso in Egitto nel 2016 e senza ancora responsabili al gabbio), impegno per la sicurezza stradale. E grinta. Ieri il passista della Israel Start Up Nation si è intrufolato in una fuga di 25 corridori. Era a 33" dalla maglia rosa in classifica generale, sull'ultima salita verso Sestola con l'americano Chris Dombrowski /Uae) oggi 30 anni, ha dato vita a un duello all'ultimo secondo per il simbolo del primato. L'americano lo ha staccato e si è preso la tappa, dietro è piombato De Marchi a 13" vestendosi di rosa, tra lacrime ed emozione, con 22" di vantaggio sul rivale e la prospettiva di tenersi la maglia almeno fino a domani quando ci sarà il duro arrivo in salita sopra Ascoli. Dietro? Il gruppo dei big prima ha lasciato fare, con la Ineos di Egan Bernal che ha fatto, discutibilmente, tirare come un mulo la maglia rosa Filippo Ganna (vabbé essere generosi, ma non c'erano altri a farlo senza sprecare un fuoriclasse?), poi, sull'ultima dura salita verso le piste di sci di Sestola in cui è nato il mito dell'Albertone nazionale Tomba, la battaglia. Il Giro è iniziato con un attacco di Giulio Ciccone (Trek) su cui è piombato Mikel Landa (Bahrain). Dietro, come un falco, Egan Bernal (Ineos). Potenza, mal di schiena forse lasciato alle spalle, il colombiano ha "menato" alla grande aprendo di fatto la vera corsa alla maglia rosa finale di Milano. È lungo il Giro, già domani appunto sopra Ascoli ci sarà una salita di tutto rispetto, ma sulle rampe dove 50 anni fa vinse Manuel Fuentes, il colombiano re del Tour de France 2019 ha mandato un segnale forte alla corsa. E con lui il basco Landa, Ciccone, il russo Alexander Vlasov (Astana) e l'ottimo l'inglese Hugh Carthy della EF. Dietro di loro tre gruppetti: quello dei big che si sono difesi con Remco Evenepoel (Deceuninck) che a 21 anni f ha pagato i 9 mesi senza gare, Romain Bardet (Ag2r Citroen), Simon Yates (Echchange), l'altro grande favorito, con Dan Martin (Israel) a 24". Poi i battuti con Vincenzo Nibali (Trek) - «è stata una giornata dura non nascondo che ho patito», ha detto lo Squalo che con la frattura al polso ha forse pagato il clima terrificante - a cui hanno fatto compagnia Emanuel Buchmann (Bora), Jai Hindley (DSM), secondo un anno fa, Pavel Sivakov (Ineos), e Pello Bilbao (Bahrain) a 34". Chi è crollato, e di brutto, a quasi sei minuti, è Joao Almeida (Deceuninck), quarto nel 2020. Oggi gettonatissimo sprint a Cattolica. In rosa c'è De Marchi, con al polso il braccialetto giallo per Regeni. --© RIPRODUZIONE RISERVATA