«Il turismo non è la cura per Venezia» Protesta contro i resort del lusso al Lido
Eugenio PendoliniL'ospedale al Mare e il Monoblocco come casi emblematici. Ma anche il parco della Favorita, la caserma Pepe con il centro, lo stabilimento Aquarius nell'oasi degli Alberoni ora bloccato da una sentenza del Tar. L'area degli ex Gasometri a Castello, con due edifici da realizzare nelle architetture industriali e l'incertezza di un cambio di destinazione d'uso. L'ex Umberto I di Mestre e il futuro supermercato.C'è un filo rosso che collega tutti questi interventi a Venezia, a detta di un centinaio tra cittadini e membri delle numerose associazioni che ieri pomeriggio si sono dati appuntamento nel piazzale del Casinò, al Lido (domenica prossima è prevista una manifestazione alle 11). Ed è «il turismo come unica prospettiva del territorio, a discapito dei servizi per i residenti e del rispetto per l'ambiente». Un concetto sintetizzato dallo striscione comparso nel piazzale: «Gli alberghi non sono la cura».Punto che suscita la risposta della Municipalità del Lido: «Tutti d'accordo sul no ai mordi e fuggi, ma perché no al turismo che dà impulso all'economia?».Il catalizzatore del dibattito pubblico è stato nuovamente il progetto di recupero dell'ex ospedale al Mare. Di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, sono previsti due maxi resort di lusso di Club Med e Th Resort. L'iter è già avviato, manca ancora l'approvazione della variante al piano regolatore, annunciata per i mesi scorsi ma mai approdata in consiglio comunale. Il presidio sanitario sarà trasferito in un'altra area del complesso, anche se associazioni come il Caal (ieri non presente) nutrono forti dubbi. Oltre ai tempi, l'altra incognita è legata al ricorso al Tar presentato da Italia Nostra contro l'abbattimento dei padiglioni vincolati.Nel mirino è finita anche la scuola di ospitalità di Ca' Foscari. «Il turismo sta sfruttando Venezia, è in grado di produrre solo lavoro precario e ricchezza per pochi».Al tema della residenzialità e del rispetto per l'ambiente, si è aggiunto quello della memoria collettiva: «Inaccettabile buttare il sale sulla nostra memoria» le parole di Daniela Milani (Lido d'Amare) sull' abbattimento del Monoblocco. Sul progetto targato Cdp, per Cristina Romieri e Emanuela Vassallo (Italia Nostra) il Comune potrebbe rientrare nel possesso dell'area dell'ex ospedale: «Nell'autorizzazione del Mibact ad alienare l'area è stato prescritto che il progetto dovesse essere realizzato entro 4 anni. Così non è stato». E allora, quali alternative? Per Giovanni Andrea Martini (Tutta la città Insieme) le soluzioni ci sarebbero: «Con i soldi del Recovery perché non trasferire qui il centro studi sulla pandemia? Questa amministrazione opera come una Spa: supermercati, parcheggi, alberghi».E sul futuro dell'ex ospedale al Mare il presidente della Municipalità del Lido, Emilio Guberti, spiega: «Nostro interesse è il recupero dell'area e da quando l'ospedale è stato dismesso l'unico progetto presentato e sostenuto da un piano finanziario è quello in discussione, il resto sono solo idee e chiacchiere». --© RIPRODUZIONE RISERVATA