La foresta di alberi invade l'M9 Atto di speranza e voglia di futuro

Mitia ChiarinIl terzo piano del museo M9, quello che da maggio ospiterà i cinquanta modelli di legno della produzione architettonica dello studio Sauerbruch e Hutton, archistar che hanno firmato il distretto museale di Mestre, è diventato una foresta. Quasi 600 alberi di 22 essenze diverse, tra querce, carpini, farnie, oppi, olmi campestri, frassini, ciliegi, sanguinelle, noccioli, cornioli, sambuchi, frangole, biancospini, ligustri, rose canine, prugnoli, lantane. Cento e 80 arrivano ad altezze di oltre 4 metri. Nel giorno in cui l'Italia ricorda le vittime del Covid, la mostra temporanea è un atto di speranza nel futuro ecosostenibile e di rispetto del territorio. La foresta M9, ideata da Luca Molinari, direttore scientifico del museo, assieme al paesaggista Claudio Bertorelli, è uno spazio dove, in queste settimane, con il museo chiuso di nuovo dalla zona rossa della pandemia, si alterneranno eventi in streaming: in mezzo agli alberi concerti di musicisti, dj set, lezioni di yoga ( appuntamenti ad aprile) e poi incontri dedicati al patrimonio boschivo veneto e giochi con i bambini a casa. L'installazione è riflessa sulle pareti del terzo piano, grazie all'applicazione di una pellicola a specchio. La installazione, spiega Molinari, caratterizza il nuovo corso di M9. Il museo del Novecento si rinnova, a due anni dall'apertura, «con il dovere, morale, di creare gli anticorpi culturali alla paura», spiega il curatore. Non è l'unico investimento in sostenibilità. Michele Bugliesi, presidente della Fondazione di Venezia ha annunciato assieme al consigliere di M9 District, l'ingegner Fabrizio Renzi, l'avvio dei cantieri sul tetto del palazzo museale, per un nuovo impianto fotovoltaico, in fase di realizzazione, che porterà a una espansione della potenza da 80 a 270 kW per rispondere alle esigenze energetiche di un museo che vuole essere ad impatto energivoro zero. RnB4culture sta realizzando l'intervento con 995 metri quadri di pannelli solari, senza effetto visivo, con una produzione totale attesa di 6.443.567 kWh. Investimento che si aggiunge al sistema di geotermia, pensato fin dalla nascita del museo, con 63 sonde che, pescando acqua di falda a 110 metri di profondità a temperatura stabile nel corso dell'anno, hanno l'obiettivo di mitigare i costi di raffreddamento estivo e riscaldamento invernale. Il futuro prossimo è quello della sostenibilità, hanno ribadito Bugliesi, Molinari e Renzi. E la grinta c'è, per rivedere aperto M9 come museo di comunità, aperto ai cittadini e alle collaborazioni e votato, con una visione nazionale ed internazionale, a raccontare il Novecento ed a investire in innovazione con il chiostro che da centro commerciale si sta trasformando in Hive, incubatore di start-up, progetti di giovani ricercatori per le Scienze della vita e l'innovazione. La foresta temporanea, un luogo emotivo ed essenziale, diventa un'oasi simbolo di rinascita del museo e dei boschi nella pianura veneta. «Un segnale politico alle amministrazioni», ricorda Molinari. E dal Comune di Venezia, presente con l'assessore Massimiliano De Martin, arriva subito l'impegno a cogliere la sfida.I quasi 600 alberi di Foresta M9 nei prossimi mesi saranno donati a 7 Comuni: oltre a Venezia, andranno a Padova, Treviso, San Donà di Piave, San Stino di Livenza, Cessalto e Concordia Sagittaria per essere piantati a terra e produrre ossigeno. Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura si impegna: nel 2050 il Veneto vuole arrivare ad oltre 5 mila ettari di bosco, ripristinando, dopo la cementificazione degli anni passati, i boschi che con lungimiranza aveva creato la Serenissima. --© RIPRODUZIONE RISERVATA