De Micheli: «Io abbandonata dai miei compagni di partito»

il casoAlessandro Di Matteo / ROMANiente "Aventino", l'idea di rifiutare posti da sottosegretaria o viceministra è sbagliata, ma nessuno pensi che basti qualche posto da vice-ministra o da sottosegretaria per chiudere la "questione rosa" nel Pd. Le dirigenti democratiche si riuniscono per protestare contro la squadra di ministri Pd tutta al maschile e al vertice del partito fanno sapere che non basta un contentino. Ma la "Conferenza delle donne" va avanti per tutto il pomeriggio (e dovrà riunirsi di nuovo oggi, perché ieri non è stato possibile far parlare tutte) e la discussione è delicata, perché rischia di diventare anche uno scontro tra maggioranza e minoranza interna, con Paola De Micheli che si sfoga contro i gruppi parlamentari, in prevalenza composti da ex renziani: «Mi avete lasciato sola!». Cecilia D'Elia, presidente della Conferenza delle donne, nella sua relazione definisce «una ferita» e una «battuta d'arresto» l'assenza di donne Pd tra i ministri. Ma in diversi passaggi prova a difendere la linea della segreteria, ricordando che «la presidenza del partito è interamente femminile». E la scelta dei ministri, sottolinea, è stata fatta in base «all'articolo 92 della Costituzione», cioè è stata decisa da Quirinale e presidente del Consiglio. Testi che molte considerano autoassolutoria, Titti Di Salvo: «La Costituzione non ci esime dalle responsabilità». Viene messo in discussione anche l'efficacia della Conferenza delle donne, Di Salvo chiede un confronto «in direzione», tesi subito sposata anche da Chiara Gribaudo. D'Elia non ci sta, dice che chi non apprezza la Conferenza può anche non partecipare. E rilancia: «Bisogna che qualcosa succeda subito». Precisa che «il tema della sottosegretarie o viceministre non è questione di risarcimento. Non ci accontentiamo delle retrovie». Una soluzione, insiste, è quella di avere anche una vice-segretaria donna, ma - precisa - «non ho chiesto le dimissioni del vicesegretario Orlando, a cui rinnovo la mia stima». In pratica, Orlando andrebbe affiancato da una donna. Ma già su questo le opinioni divergono, più di una durante il dibattito ha ricordato che proprio De Micheli venne fatta dimettere da vice-segretaria quando venne nominata ministra nel governo Conte 2. Soprattutto, avverte D'Elia, non si può usare la questione per attaccare i vertici Pd, «un partito che in questo momento è sotto attacco». La Di Salvo non ci sta a passare per una che rema contro: «Sgombriamo il campo dal fatto che ci sia un attacco a Zingaretti». Laura Boldrini, poi, accusa: «Nel Pd il potere è una questione per soli uomini». Della questione dei sottosegretari e viceministri si dovrebbe occupare il comitato politico - forse già oggi. Non sarà facile nominare solo donne, ci sono uomini come Antonio Misiani e Matteo Mauri che hanno possibilità di essere confermati. L'obiettivo è di garantire almeno tutte le 7 uscenti. La vicesegretaria, invece, potrà essere nominata alla prossima assemblea, forse a fine febbraio, e si fa anche il nome di Debora Serracchiani. --© RIPRODUZIONE RISERVATA