Un Cristo "parlante" riemerge dal passato Raccoglieva suppliche nelle processioni
Enrico TantucciUn Cristo quattrocentesco "parlante" in croce riemerge dalla chiesa di San Francesco della Vigna a Venezia. Dove ieri è stato ricollocato dopo il restauro del crocifisso eseguito da Milena Dean e finanziato dal comitato internazionale di salvaguardia Save Venice, grazie al contributo di Mary Kathryn e Alex Navab. La magnifica scultura lignea, in precarie condizioni di conservazione, era appesa da tempo immemore su un muro dell'atrio del secondo piano dove ci sono le celle dei frati francescani del convento adiacente alla chiesa, accanto alla biblioteca. È rimasta lì fino a quando è stata di fatto riscoperta da alcuni studiosi che ne hanno compreso l'eccezionale importanza, dando anche il via libera alla complessa e delicata operazione di restauro, finanziato da Save Venice. La straordinarietà della scoperta sta appunto anche nel fatto che "Corpus Christi" - questo il nome della scultura, datata al primo Quattrocento - "parlava". La sua caratteristica sta nella presenza di una lingua scolpita e dotata di un meccanismo interno che la rendeva all'occasione semovente. In questo modo, quando il Cristo in croce veniva portato in processione in mezzo ai fedeli, azionando il meccanismo, sembrava visivamente che stesse parlando, raccogliendo così suppliche o invocazioni. Al di là del meccanismo, si tratta comunque di una scultura di estrema raffinatezza, realizzata da un artista anonimo, nella quale l'anatomia del Cristo risulta perfettamente modellata. Il restauro ha permesso anche di chiarire molti dubbi sulla sua attribuzione. Sembra che la scultura, ancora anonima, sia stata realizzata in Toscana o in Umbria e poi portata a Venezia dall'ordine mendicante dei Francescani. L'opera lignea soffriva di seri problemi di conservazione, compresa un'infestazione di tarli che la minava profondamente. Presentava inoltre fessurazioni strutturali del legno e incrostazioni dovute a successive ridipinture della superficie che hanno nel tempo determinato anche una serie di sfaldamenti. Rimuovendo questi strati di ridipinture più recenti, nella prima fase di lavoro, la restauratrice Milena Dean ha scoperto anche una parte della policromia originale e della doratura della statua. La chiesa di San Francesco della Vigna a Castello, iniziata nel 1534 da Francesco Sansovino, è una delle più belle chiese rinascimentali di Venezia, con la grandiosa facciata affidata ad Andrea Palladio. Il grande crocifisso tardogotico di quasi due metri d'altezza, realizzato in legno d'acero e presumibilmente in origine collocato sul pontile dell'antica chiesa francescana, trovava posto dalla metà dell'Ottocento nel corridoio del dormitorio del convento. Il precario stato di conservazione in cui versava il manufatto, ha reso necessarie la progettazione e poi l'esecuzione di un complesso restauro sull'opera. Sono così state recuperate le splendide policromie originali.Nel corso dei lavori si è compreso che il crocifisso era dotato di un complesso meccanismo celato all'interno della testa, ovvero si trattava di un manufatto che durante i riti della Settimana Santa, in particolare nelle celebrazioni del Venerdì Santo, permetteva d'inscenare la morte di Cristo sulla croce riproponendo con il movimento della lingua (inserita nel cavo orale) assieme all'emanazione di fumi d'incenso dalla bocca, l'urlo emesso dal Cristo prima di spirare, con grande effetto scenografico. Le Sacre Rappresentazioni o Teatro delle Sculture hanno inizio in epoca alto medievale, si diffondono non solo sul territorio nazionale e proseguono sino alle restrizione imposte dal Concilio tridentino (1545-1563) Dopo questa data questi particolari crocifissi, perdono la funzione "teatrale" eliminando o bloccando i particolari meccanismi che li caratterizzano. --© RIPRODUZIONE RISERVATA