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Antonio SimeoliINVIATO A MATERAUno che vince, alla grande, di metri e metri, con autorità dove in pochi lo aspettavano per quello strappo finale tagliagambe, l'altro che perde, ancora una volta, nonostante i suoi compagni di squadra gli avessero apparecchiato la tavola alla perfezione. Arnaud Demare e Peter Sagan, i due volti dell'arrivo di Matera. Un "regalo" della pandemia. Sì, perché in origine la corsa rosa a un passo dai Sassi Caveoso e Barese, patrimonio dell'Unesco e d'una bellezza mozzafiato, qui non ci doveva arrivare. Il virus, il "taglio" delle tappe ungheresi e il recupero di tre frazioni nello Stivale hanno regalato questo finale-perla. Musica per le orecchie d'un Paese che prova a ripartire grazie alle sue bellezze da esportare.La Castrovillari-Matera, eccezion fatta per la solita fuga da lontano - questa volta d'un poker formato dai generosi veneti Mattia Bais (Androni) e poi Filippo Zana (Bardiani, 21 anni, km e km in fuga per onorare la scomparsa del nonno, chapeau), James Whelan (EF) e Marco Frapporti (Vini Zabù), è tutta negli ultimi tre chilometri. Sagan è il più atteso. La maglia ciclamino vuole rompere l'incantesimo, caccia il primo successo al Giro, la prima vittoria del 2020, una specie di eresia visto che da dieci anni i suoi successi tra i pro hanno abbondantemente superato il centinaio. Ci sono 800 metri di salita impegnativa fin sopra Matera. Il tre volte iridato manda il pimpante friulano Matteo Fabbro ad allungare il gruppo, vanno tolti di mezzo i velocisti. Con Elia Viviani (Cofidis) e Fernando Gaviria (Uae) ci riesce, con Michael Mathews (Sunweb), l'altro grande favorito di giornata, no. E nemmeno con Demare (Groupama), quello che a Villafranca Tirrena l'aveva battuto nell'unica volata del Giro. Ultimo chilometro, Rafal Majka, un altro dei Sagan-boys, guida il gruppo. Ma Peter non c'è, perde l'attimo. Jacob Fuglsang (Astana), uomo di classifica come del resto Vincenzo Nibali (Trek), è lì davanti, prova addirittura a lanciare Fabio Felline. Ma non c'è nulla da fare, perché anche in quell'arrivo dove molti lo escludevano dal pronostico per quella rampa, escono allo scoperto i "cavalli" francesi. Se in Sicilia aveva vinto per un millimetro, ieri ha dominato. Dietro, lontanissimi Matthews e Felline. Poi quinto Davide Cimolai (Israel), sesto Andrea Vendrame (Ag2r).«Magnifique. Al termine dello strappo ero al limite, ma quando ho lanciato lo sprint ho solo pensato ad andare fino in fondo», ha detto dedicando il successo alla moglie Morgane. Poi: «Grazie ai miei compagni sono stati perfetti». Su tutti il piacentino Jacopo Guarnieri. Con uno specialista così che ti mette in posizione di sparo è un bell'andare. Dodicesima vittoria stagionale. Non avranno per il 35° anno di fila vinto il loro Tour i francesi, ma in questa stagione compressa e minacciata dal Covid al Mondiale di Julian Alaphilippe aggiungono i successi del loro campione nazionale, che corre con una maglia tricolore giustamente priva di sponsor, cosa che per il nostro di tricolore, purtroppo, non accade da anni. Sagan? Il grande sconfitto ha lasciato nero di rabbia la zona d'arrivo. «La squadra è stata super, ma dopo l'ultima curva sono rimasto dietro e non ho fatto la volata che volevo». Ieri ha perso pure la maglia ciclamino. Per uno abituato a contare le vittorie col pallottoliere da un decennio non è poca cosa. Ma i campioni hanno un'arma segreta per uscire da un momentaccio così: la classe. --© RIPRODUZIONE RISERVATA