Senza Titolo

Massimo TonizzoLa realtà virtuale della Mostra del Cinema lascia l'isola del Lazzaretto e sbarca in terraferma, con il museo M9 di Mestre che per l'occasione riapre i battenti post-lockdown e dedica l'intero terzo piano alle quaranta opere di Vr Expanded. Ventotto progetti immersivi in concorso, otto fuori concorso e quattro film sviluppati nel corso delle edizioni di Biennale College a rappresentare 24 Paesi per un percorso che si sviluppa in varie sedi fisiche in giro per il mondo ma, soprattutto, con la possibilità di visionare la maggior parte dei filmati, ovviamente tramite visore, dal computer di casa. Proprio per questi motivi di fruibilità, quest'anno spazio a pellicole dalla durata minore (quasi tutte sotto i quindici minuti) e destinate alla visione da seduti o in piedi, ma senza l'uso - come l'anno passato - di particolari scenari o apparati supplementari. M9 già ieri ha avuto un ottimo riscontro di pubblico, con l'ingresso diviso per fasce orarie (15, 17, 19 e 21) e possibilità di visione di quattro progetti per ogni fascia scelta, tanto che la presenza della realtà virtuale al suo interno potrebbe anche non essere destinata a chiudersi con la Biennale. Per ora tra i lavori più visti il posto d'onore lo prende "Vajont", uno dei pochi a superare la lunghezza media (25 minuti di durata) ma con la caratteristica di essere interattivo, perché lo scenario varia a seconda della scelta che si decide di far fare al protagonista. Vincitore della quarta edizione di VR College della Biennale, "Vajont", diretto dalla trevigiana Iolanda Di Bonaventura e prodotto da Saverio Trapasso, è un'esperienza in prima persona ambientata in una casa nella valle del Vajont esattamente pochi minuti prima del disastro del 9 ottobre 1963. E se in sottofondo la tragedia si avverte chiaramente (la luce che va e viene, il vento insistente, i rumori che arrivano da una finestra che non si riesce a chiudere), in primo piano resta la storia di un dialogo mancato tra marito e moglie, con lei che vorrebbe allontanarsi e lui che al contrario non vuole lasciare la casa che ama, e con le scelte sul futuro lasciate alla virtualità di chi ha il joypad e il visore e può di volta in volta decidere se aprire o meno una porta, cercare di ascoltare o andarsene al più presto.A tratti, sembra veramente di essere presenti al momento della tragedia, e la realtà virtuale (qui a livelli altissimi, con l'impegno dei sistemi Htc Vive) permette la piena visione di alcuni particolari anche minimi (il calendario alla parete, la radio da sintonizzare, un vecchio visore di diapositive che si può far partire) che, assieme alla perfetta ricostruzione di una casa dell'epoca e all'ottima animazione 3d di Luca Chiari e Stefano Danieli porta a una immersione totale nella storia, con la consapevolezza amara che quelli che si stanno ri-vivendo sono gli ultimi istanti di vita di una coppia che, pur non avendo riferimenti diretti con alcuna delle vittime, rappresenta in pratica, come giustamente ricordano le note a chiusura della pellicola, il ricordo di tutti gli scomparsi. «Il legame con il proprio territorio è una questione universale» spiega la regista «E nel caso di questo come di molti altri disastri spesso più forte di ogni istinto di sopravvivenza. Il progetto nasce per rispondere a una domanda: di che cosa siamo fatti noi esseri umani all'infuori di ciò che ci appartiene? Penso che queste domande possano condurci a un livello di conoscenza di noi stessi più profondo». --© RIPRODUZIONE RISERVATA