Parola di Kerry: «Con Biden alla Casa Bianca l'America tornerà alleata dell'Europa»
l'intervistaPaolo MastrolilliINVIATO A NEW YORK«Biden ricostruirà l'alleanza tra gli Stati Uniti e l'Europa a partire dal primo giorno di presidenza». Impegno importante: a prenderlo è l'ex segretario di Stato John Kerry, collega e amico di lunga data di Joe, che in questa intervista esclusiva col nostro giornale spiega la visione del mondo che il candidato democratico intende portare alla Casa Bianca. Qual è la forza di Biden e perché pensa che possa vincere? «È la persona giusta per questo momento negli Usa. La profondità della sua empatia, la qualità del giudizio, la forza delle relazioni tra le divisioni politiche in patria, e le relazioni nel mondo, ne fanno la persona giusta per guarire il Paese e rimettere insieme il globo. L'economia devastata, la cattiva gestione di Covid-19, la perdita di così tante vite, la mancanza di empatia della Casa Bianca, il modo in cui hanno usato le proteste per dividerci, sottolineano purtroppo perché è l'uomo giusto. Avrà una sfida più grande di qualsiasi presidente dopo Franklin Roosevelt». Quale sarà l'effetto delle proteste di Minneapolis sulle elezioni? «Hanno avuto un forte impatto sul Paese. Hanno alzato il sipario e aperto gli occhi della gente sulla realtà della vita per così tante persone di colore. Alcuni hanno pensato che tutto ciò fosse alle nostre spalle, con l'elezione di Obama. Ma non era così. E c'è così tanto nella candidatura di Trump, e nella presidenza divisiva e odiosa, che ha scatenato queste brutte forze in modi distruttivi. Dobbiamo riconciliare chi vogliamo essere col viaggio ancora da percorrere per arrivarci». Possibile bilanciare sicurezza e riforma della polizia? «Ovviamente sì. Ciò inizia con una leadership che vuole risolvere il problema, invece di sfruttarlo per ottenere punti politici e distrarre da altre questioni. Negli anni Novanta stavamo collegando le forze dell'ordine e la gente con il community policing. Dobbiamo tornare a quel tipo di progresso, ma non puoi arrivarci se non riconosci il problema». Che impatto avrà l'economia sulle presidenziali? «Il problema non sarà solo la massiccia disoccupazione, ma la realtà di come fosse ampiamente evitabile. Nessuno avrebbe potuto evitare Covid. Ma c'è una ragione per cui gli Usa hanno il 4% della popolazione mondiale e il 25% dei casi. Non abbiamo ascoltato scienziati ed esperti. Non avevamo una leadership che ci unisse, come l'Italia e altri Paesi per superare i momenti più difficili, e stiamo pagando un prezzo umano ed economico terribile. L'elezione sarà un referendum sulla gestione da parte del presidente di queste sfide, e una scelta sulla persona di cui ti fidi per risolverle». Pensa che Trump abbia ritardato il contenimento del Covid per evitare una recessione prima delle elezioni, e ora sta usando Cina e Oms come capri espiatori per distrarre dai suoi errori? «La distrazione è sempre la sua tattica. Su tutto. Sul Covid avevamo fatti, avvertimenti, persino il piano. Suona familiare? Quanti anni di inattività sono stati persi per combattere la crisi climatica? Non è un caso che lo stesso presidente che ha definito il Covid una "bufala democratica" si riferisse al cambiamento climatico come "bufala inventata dai cinesi". È una lectio magistralis su come non risolvi i problemi!». Lei ha detto: «gli Usa hanno rinnegato il ruolo di leader del mondo libero». Biden come lo ripristinerebbe? «Ci sono così tante opportunità per chiarire che gli Usa sono tornati, e tante questioni in cui la nostra assenza è stata avvertita dagli alleati, e il vuoto occupato dagli avversari. L'Iran è uno, molto più difficile a causa degli ultimi tre anni. Ma pensate solo ai segnali positivi che invieremmo sul clima rientrando subito nell'accordo di Parigi. Gli Usa possono galvanizzare il mondo per innescare una rivoluzione dell'energia pulita. Uno dei modi più rapidi per rinnovare la credibilità sarebbe reimpegnarsi con la Cina sugli obiettivi di riduzione delle emissioni annunciati in tandem nel 2014, e con l'Europa». Trump critica la Nato e vuole la Russia nel G7. Biden come ricostruirebbe le alleanze con l'Italia e con i Paesi occidentali? «La Nato è indispensabile. Nazionalismo virulento, autoritarismo, pregiudizio e divisione settaria ci ricordano perché è necessaria. Ci sono forze maligne nel mondo che stanno prendendo piede, incoraggiando la fine delle istituzioni che i nostri predecessori hanno faticato a mettere insieme. Nessuno dovrebbe dimenticare cosa succede quando le paure economiche sono sfruttate dalla demagogia, combinata con la distorsione settaria, etnica e religiosa. L'abbiamo già vissuto prima, e l'Europa, ne ha subìto le conseguenze più di tutti. È il motivo per cui penso ci sia un argomento molto forte per non separarsi. È il momento di riconnetterci a princìpi e valori che ci hanno unito nelle ore più pericolose della storia, proprio perché sono rilevanti oggi come quando trionfarono su caos, anarchia e fascismo. A volte penso che la stabilità di questo continente, e di altri luoghi, negli ultimi settant'anni abbia offuscato la memoria e permesso che l'ordine mondiale fosse dato per scontato. Ma l'ordine mondiale di oggi non è emerso dal nulla. È stato costruito con cura, nel tempo, per necessità, da nazioni libere che sapevano troppo bene cosa succede quando l'aggressività non viene controllata, quando c'è una riluttanza a lottare per sostenere valori democratici come i diritti umani e lo stato di diritto. Le alleanze di sicurezza che esistono oggi, le organizzazioni multilaterali, il sistema economico basato sulle regole, sono stati costruiti per stabilizzare il mondo dopo la Seconda guerra mondiale e applicare le lezioni della storia, per prevenire che un tale incendio eruttasse di nuovo. E ha funzionato. Ha sconfitto l'Urss, ricostruito un'Europa libera una seconda volta, accolto gli ex stati sovietici nel Continente, risposto a Kosovo e Bosnia. Ma trovare la strada da seguire non è automatico. Non "succede". Non puoi vincere una discussione se solo una parte discute, e la nostalgia non è un antidoto al neo-autoritarismo. Dobbiamo fornire un'alternativa tangibile, non teorica. Offrire molto più che parlare di valori e architettura. Dobbiamo rendere reale ciò che riteniamo giusto. Ciò inizia riconoscendo che il mondo è molto diverso da quello di 70 anni fa. Viviamo nel mezzo di un cambiamento globale sulla scala della Rivoluzione industriale, ma al ritmo digitale. Le nostre istituzioni, nazionali e globali, devono essere aggiornate. Ma farlo è l'esatto contrario di allontanarci dal sistema che abbiamo costruito». Trump ha appoggiato la Brexit e criticato la Ue. Biden come cambierebbe l'approccio all'Europa? «Chiunque lo abbia conosciuto sa quanto apprezzi le nostre alleanze europee. Durante l'amministrazione Obama le chiamava "le nostre partnership di prima istanza". La sua credibilità unica e gli anni di relazioni in Europa aiuteranno a ripristinare queste alleanze il primo giorno di una presidenza Biden». Come gestireste il rapporto con la Cina? «È una sfida, più difficile perché è stata gestita male negli ultimi tre anni. La politica cinese di Trump riguarda Trump, non una linea strategica o ponderata. In nessun campo i risultati sono stati letali come sul coronavirus. Abbiamo differenze reali con la Cina e vorrei che fossimo ancora al tavolo dei dialoghi strategici ed economici per discuterne in modo costruttivo, e trovare i temi su cui possiamo e dobbiamo lavorare insieme, come il clima. È fondamentale parlare con chiarezza dei nostri valori. L'assenza di questa voce ha dato il via libera alle cose che vediamo nello Xinjiang. Occorre investire nelle nostre alleanze, che hanno interessi e ansia per la Cina. È importante come i due Paesi più potenti del pianeta rispondono a una crisi di proporzioni inimmaginabili. Contava due mesi fa, oggi, e la prossima volta che il mondo affronterà un nemico mortale come questa pandemia». --© RIPRODUZIONE RISERVATA