Mara Fullin, la "signora del basket" catturata dal fascino del nordic walking
l'intervistaPassione ed entusiasmo, dalla pallacanestro al nordic walking, con il desiderio di scoprire mondi nuovi, di effettuare esperienze diverse. Da Venezia a Cesena per Mara Fullin, passando per Mestre, Vicenza e Como. Da quando ha iniziato a giocare a basket da bambina alla Laetitia per arrivare al nordic walking, in mezzo una carriera da Signora del basket italiano, con un palmarès irraggiungibile in Italia e in Europa. Giocatrice di club e in Nazionale, assistente e dirigente in azzurro lavorando per tre anni al fianco di Giampiero Ticchi, tecnico ora all'Umana Venezia, poi allenatrice di basket e maestra di nordic walking: Mara Fullin, veneziana di San Marco trasferita da tanti anni a Cesena dopo il matrimonio, ha un percorso sportivo invidiabile che continua tuttora, con nuovi stimoli e nuovi progetti da sviluppare. Il basket è stato il primo amore, il nordic walking un colpo di fulmine 15 anni fa.Come nasce la scelta del nordic walking, la "camminata nordica" con i bastoncini simili quelli del fondo?«La scoperta e l'approccio sono stati abbastanza casuali. Era il periodo in cui ero team manager della Nazionale e nel 2005 l'Italia era in ritiro a Cavalese. Un giorno siamo andate a effettuare una escursione di nordic walking in Val Venegia, uno dei posti più incantevoli delle Dolomiti all'ombra delle Pale di San Martino: è scattato l'amore. Quando sono ritornata a casa, ho subito acquistato un paio di bastoncini e ho iniziato a girare per i Gessi, attorno a Cesena. Inizialmente era un semplice passatempo, ma mi faceva sentire bene, poi con il tempo è diventata una vera e propria passione. Per tanti anni ho proseguito a praticarlo da autodidatta, lungo i percorsi attorno a Cesena e vedevo tanta gente che mi guardava con gli occhi sbarrati, stupita. A me serviva anche per sistemare la schiena, uscita non benissimo da tante stagioni sui parquet. E una volta smesso di giocare, non avevo ancora trovato uno sport che soddisfacesse le mie esigenze».Quali vantaggi arrivano dal nordic walking?«Intanto si pratica all'aria aperta con tanti benefici sul corpo e sulla mente. Questo sport può apparire semplice, invece i bastoncini vanno usati per spingere e non per appoggiarsi. Il nordic walking non è solo camminare, serve una tecnica particolare e all'inizio non è semplice».Come quando giocava, Mara Fullin non si è fermata alla pratica da autodidatta, è stata una crescita continua?«La passione è aumentata di mese in mese. Nel 2012 sono diventata istruttrice di nordic walking. Fu l'anno di una nevicata imponente che aveva bloccato tutto a Cesena: chiesi a una decina di mie amiche di seguirmi e così ho rotto il ghiaccio. Poi nel 2017 sono diventata anche maestra, il passo al gradino superiore, e l'anno successivo ho tenuto il mio primo corso. Questo sport è uno dei settori della Nuova Virtus Cesena, la società che negli anni si è sviluppata attorno alla figura del presidente Marcello Foschi nel quartiere di Ponte Abbadesse. Oltre al nordic wlking, vengono praticati calcio, pallacanestro femminile e podismo».Percorsi speciali effettuati? «Santiago de Campostela mi rimarrà sempre impresso, abbiamo percorso le ultime cinque tappe del cammino, ma torno anche dalle mie parti, le Dolomiti Ampezzane, la zona attorno a Canazei in Val Fassa, poi l'Ultra Marathon Francigena, dove c'erano tre itinerari da 32, 65 e 120 chilometri. Io nel 2019 ho percorso complessivamente 2125 chilometri».Sport aperto a tutti?«Sì, certo. Con la Nuova Virtus Cesena abbiamo sviluppato anche un progetto dedicato ai pensionati per due anni di fila. Una volta alla settimana, per dieci settimane, abbiamo incontrato queste persone più avanti negli anni, abbiamo fatto il corso, li abbiamo portati a camminare. All'interno del nostro calendario mensile, c'è una camminata con i pensionati denominata Pianin Pianin. Come si vede, il nordic walking è aperto veramente a tutti perché una persona può interpretarlo come vuole. Il nostro gruppo conta circa 200 persone, non tutti vengono a camminare, diciamo sono una sessantina che lo praticano assiduamente».Da tanti anni in Romagna, ma sempre Venezia nel cuore? «Ci mancherebbe, mi sono spostata a Cesena quando mi sono sposata, ma a Venezia ho ancora la mia mamma che abita a Cannaregio e che non vedo l'ora di andare a trovare non appena finirà questa crisi sanitaria. Ho calcato i campi da basket di Venezia e di Mestre che ero una bambina, ho ricevuto tanto dalla pallacanestro girando il mondo per tanti anni, ma il mio cuore è sempre rivolto alla mia città. Sono partita dalla Laetitia alla Madonna dell'Orto, poi sono passata allo Junior San Marco a Mestre con Adriana Bovolato allenatrice: ricordo tutto di quegli anni, le mie compagne di squadra, i miei allenatori, i campi dove ho giocato, da viale San Marco all'aperto per arrivare al Coni e al Taliercio. È stato il trampolino di lancio verso Vicenza prima e Como poi».Difficile oggi che una giocatrice rimanga per 18 anni in Serie A indossando solo due maglie?«Direi impossibile, le dinamiche sono diverse».Il basket è ancora parte integrante della sua vita sportiva?«Sì, alleno l'Under 18 della Nuova Virtus Cesena e sono la vice della squadra che ha militato in Serie B. Si lavora dalla mattina alla sera, è pura passione quella che mi motiva ogni giorno». --Michele Contessa