Denunciati i sindaci che protestano per difendere l'ospedale della Bassa

Nicola Cesaro / MONSELICE«Non c'è motivo di spostamento. Dovete andare a casa». Sono le 12. 09 e la puntualità è quasi imbarazzante. I sindaci della Bassa padovana, una ventina in tutto con l'evidente eccezione di quelli della Lega, si sono appena sistemati davanti all'ingresso del "Madre Teresa". Il Covid Hospital della provincia di Padova. Sono lì per protestare contro la riorganizzazione della sanità della Bassa padovana che, di fatto, ha privato 180 mila abitanti di un ospedale di riferimento. Dopo lettere, petizioni e videoconferenze senza risposte ufficiali, ieri hanno deciso di ritrovarsi davanti al "Madre Teresa" per un sit-in di protesta. Una protesta assolutamente rispettosa delle restrizioni previste dall'emergenza Covid-19: tutti hanno la mascherina, molti hanno i guanti, tutti sono distanziati almeno due metri. Alle 12. 09 i manifestanti stanno per prendere la parola ma la voce si strozza in gola per l'avvento di Albino Corradin, comandante della polizia locale di Monselice. «Non c'è motivo si spostamento. Dovete andare a casa», afferma categoricamente il comandante. Non si riesce a distinguere incredulità e imbarazzo negli occhi dei sindaci che emergono da sopra le mascherine. «E ci faccia la multa: Callegaro Luca sindaco di Arquà», risponde dopo un breve silenzio il primo amministratore. «Non c'è motivo di spostamento: volete autocertificarvi, autocertificatevi», ribadisce il vigile. Gli animi si scaldano, da ogni colore politico. «Vogliamo la multa. È imbarazzante», incalza Damiano Fusaro da Granze, sindaco di centrosinistra. «Siamo pubblici ufficiali e siamo qui a difendere il nostro ospedale», incalza Callegaro (Forza Italia). «Siamo i responsabili della salute pubblica», fa eco Maria Alberta Boccardo di Conselve. Loredana Borghesan, altra forzista di Montagnana invita alla calma - «lei fa il suo lavoro ma anche noi dobbiamo fare il nostro» - ma la tensione è evidente. Su tutti Giacomo Scapin di Ospedaletto Euganeo, : «Lei fa quello che le è stato ordinato. E tutta la gente che c'era qui dentro ieri per il tour dell'Usl. Li abbiamo visti in tv. Avevano l'autorizzazione? Perché non siete venuti». Anche il comandante è perentorio: «La volontà politica non mi appartiene. So che c'è un decreto e che devo farlo rispettare». «Deve aver avuto una segnalazione per essere qua...», chiede pacatamente Dionisio Fiocco da Sant'Urbano. «Avevamo delle avvisaglie...», risponde balbettando l'agente. AUTOCERTIFICAZIONINiente da fare, nel verbale della polizia locale ci finiscono tutti i sindaci e pure un giornalista, lo scrivente. Penne alla mano e moduli appoggiati a superfici improvvisate, ogni primo cittadino segnala le comprovate esigenze lavorative e il ruolo di sindaco e di pubblico ufficiale a difesa dei servizi sanitari del territorio. Il verbale di contestazione della polizia locale - di fatto una denuncia vera e propria - e il malloppo con le autocertificazioni finiranno in Prefettura a Padova: qui si valuterà se procedere o meno con le sanzioni. «Pazienza, una battaglia giusta è giusta sempre. Eravamo semplicemente davanti all'ospedale di Schiavonia che è l'ospedale di tutti in qualità di pubblici ufficiali e responsabili della salute pubblica», si difende orgogliosamente Riccardo Bernardinello da Castelbaldo. VIGILI DA MONSELICELa foga del momento fa puntare più di qualche dito contro il sindaco di Monselice, Giorgia Bedin, assente dalla manifestazione come altri colleghi leghisti - Pozzonovo e Carceri su tutti - e diretto superiore del comandante Corradin. Già mercoledì sera, nel gruppo Whatsapp dei sindaci dell'ex Usl 17, la Bedin scriveva che non c'erano comprovate esigenze lavorative o urgenze indifferibili per fare un assembramento come quello.Più di qualche collega sostiene che sia stata proprio la Bedin a dare mandato ai suoi vigili di presentarsi, puntuali, al sit-in delle 12. «Non ho dato alcun mandato e provvederò a denunciare chiunque lo sosterrà pubblicamente» ribatte piccata la stessa prima cittadina «I miei vigili lavorano in autonomia ed erano a Schiavonia per un normale giro di monitoraggio». La mattina prima, per la maxi-pattuglia della stampa invitata per un tour dell'ospedale dall'Usl, non c'era manco un membro delle forze dell'ordine. «Mica faccio io i turni e mica decido io dove mandarli», sottolinea la Bedin che sull'operato dei colleghi non ha dubbi «Non c'era motivo di spostarsi. Quello che avevamo da dire lo abbiamo già detto nelle sedi opportune e non serviva andare davanti a Schiavonia. Le regole valgono per tutti. E, anche se rispettavano distanze e con le mascherine addosso, avrei anche da ridire sul fatto che quello non fosse un assembramento». --© RIPRODUZIONE RISERVATA