I videoclip promossi a forma d'arte A Mestre c'è l'Arca che voleva salvarli
Michele GottardiC'è voluto del tempo - quasi cinquant'anni - ma ora anche i videoclip sono stati elevati a forma d'arte, conclamata dal decreto del ministro Dario Franceschini del 23 gennaio scorso. Sull'origine del primo videoclip ci sono due scuole di pensiero: alcuni ne fanno risalire la nascita al 1975, con "Bohemian Rhapsody" dei Queen; altri lo identificano con l'inizio delle trasmissioni di Mtv, la rete tematica americana, che iniziò a trasmettere l'1 agosto 1981, con una clip profetica come "Video killed the radio star" dei Buggles. Secondo l'orgoglio nazionale invece il videoclip sembra essere un'invenzione tutta italiana, grazie al Cinebox, sorta di juke-box con lo schermo che riproduceva le pellicole dei video musicali. Costruito dai fratelli Angelo e Giovanni Bottani nel 1959, era stato pensato per la diffusione di filmati musicali a colori nelle sale interne dei bar. Il primo videoclip per il prototipo del Cinebox fu "La Gatta" di Gino Paoli, nel 1961. Dopo decenni in cui grandi registi si sono dedicati al genere, oggi i videoclip sembrano essere un declino, non tanto dal punto di vista produttivo, quanto distributivo, rimpiazzati da Youtube e dai canali in streaming. Eppure a scorrere l'elenco dei cineasti impegnati in queste operazioni c'è da restare stupiti: persino Michelangelo Antonioni vi si era cimentato per Gianna Nannini; Martin Scorsese ha firmato "Bad" di Michael Jackson (1987), dopo che "Thriller" della stessa rockstar, girato con gli zombie ballerini da John Landis (1983), segnò lo spartiacque e il riconoscimento del videoclip come una forma d'arte compiuta che andasse oltre il semplice accompagnamento per immagini di una canzone. E ancora Roman Polanski ha filmato "Angeli" di Vasco Rossi, assieme a Stefano Salvati, celebre regista italiano anche per Sting, Elisa, Venditti e molti altri. Tim Burton ha diretto The Killers in "Bones", David Lynch ha girato "Wicked Game" di Chris Isaak. E poi Luc Besson con Madonna, Derek Jarman e gli Smiths, Wim Wenders e gli U2, Sofia Coppola e The White Stripes. La nascita del videoclip ha offerto nuove possibilità espressive ad altre forme di arte. E così la pop music è diventata l'elemento di congiunzione per artisti, registi, videoartisti che indagano nuove forme espressive: si pensi, solo ad esempio, ad artisti-star come Damien Hirst, Vanessa Beecroft, Keith Haring, Andres Serrano, Bansky, Andy Warhol o alla miriade di video esposti alla Biennale Arte nelle altre esposizioni simili.Il riconoscimento della forma d'arte apre tuttavia un altro fronte che è quello della conservazione degli archivi. I videoclip sono conservati nelle grandi videoteche o nelle case dei produttori: il veneziano Marco Balich, ad esempio, ne possiede diverse centinaia. Prima di diventare il produttore noto in tutto il mondo per le cerimonie olimpiche, infatti, è stato nei suoi esordi milanesi proprio un produttore di videoclip musicali. Il Comune di Venezia ne possiede quasi quattrocento, raccolti nell' "Arca dei videoclip", al Centro Culturale Candiani di Mestre, protagonosta di un progetto pilota unico in Italia. Tutto nasce 15 anni fa, il 2 dicembre 2005, proprio al Candiani, con un evento, promosso dalla Videoteca di Mestre e dal Circuito Cinema Comunale e curato da Stefano Ferrio, docente di Semiologia del cinema e degli audiovisivi all'Università di Padova. L'appuntamento partiva da una necessità: ricostruire la storia allora trentennale dei videoclip, ma nel contempo pensare all'idea di un archivio-arca, dove salvare la memoria di questa importante espressione cinemusicale. Partendo da quella giornata, molti tra i relatori e gli ospiti intervenuti hanno iniziato a donare copia delle proprie clip, andando via via a formare un fondo considerevole. Protagonisti, tra gli altri, Lorenzo Vignolo, con gli oltre sessanta lavori realizzati con il meglio della musica italiana di allora - buona parte ancora in attività - come Subsonica, Baustelle, Meganoidi, Mario Venuti, Delta V., che ha donato un'antologia personalmente curata delle proprie opere, o la cantautrice milanese Cristina Donà, che ha inviato all'Arca copie di tre suoi apprezzatissimi clip, "Invisibile", "Triathlon", "Nel mio giardino". A scorrere l'indice della raccolta e l'elenco dei donatori si incontrano Mark Romanek e Alessandro Amaducci, Anton Corbijn e Jonathan Glazer, Davide Marengo, Eros Ramazzotti e Ricky Martin, Fabri Fibra e Irene Grandi, Luciano Pavarotti, Renato Zero e Zucchero. Tra le altre chicche una copia dI "L'astronauta", inedito video a cartoni animati realizzato in Svezia per gli Avion Travel, "Un tempo piccolo" dei Tiromancino, da un soggetto della mestrina Alice Scaggiante, che ha lasciato all'Arca il corto del backstage. Agendo in scia, anche il Mestre Film Festival ha per anni organizzato una sezione videoclip, poi tramontata quando il materiale ha iniziato a non essere più mandato in concorso, superato dall'immediatezza della rete. Un po' quello accade alla stessa Arca, oggi non più implementata, ma che il decreto Franceschini potrebbe rilanciare, prima che sia troppo tardi. --© RIPRODUZIONE RISERVATA