Senza Titolo
Nicola CordaIl campione giusto e le sue corse in bici per salvare gli ebrei. Gino Bartali a vent'anni dalla morte, celebrato alla Camera dei Deputati, nella giornata della memoria dell'Olocausto. Evento organizzato in collaborazione col museo del ciclismo "Bartali" di Firenze e il Museo della memoria di Assisi. È stata ripercorsa la storia del campione di ciclismo col ricordo del suo impegno tra il 1943 e 1944 quando fece parte di una rete clandestina che salvò dalla deportazione le famiglie ebree. Gino percorse migliaia di chilometri per trasportare documenti nel telaio della bici. Una staffetta organizzata tra una tipografia clandestina, Assisi, Firenze, Lucca poi la spola fino a Genova. Ogni volta un giro d'Italia umanitario con carte d'identità e foto tessere contraffatte per far espatriare circa 800 perseguitati. Ottenne la medaglia d'oro al valor civile della Presidenza della Repubblica e il riconoscimento di "Giusto tra le Nazioni" dello Yad Vashem. Come ha detto il presidente della Camera, Fico, «nessuna legge potrà metterci al riparo dall'odio e prevenire nuove deportazioni se non si apprendono le lezioni della storia». E quella rievocata ieri è «la storia di un uomo coraggioso che conosceva la distinzione tra bene e male e l'ha vissuta tutta la vita» dice la nipote Gioia Bartali, presente alla cerimonia con i vertici della Comunità ebraica. Il Bartali salvatore di tanti perseguitati, sorvegliato dall'Ovra, fin dal 1938, quando a Parigi rifiutò di festeggiare il Tour col saluto romano e che buttò nell'Arno la medaglia del Duce, non è nei libri di storia. Nel frattempo questa impresa è nella mostra con l'ultima bici e le carte d'identità false. Alla Camera dei Deputati dal 27 gennaio. --© RIPRODUZIONE RISERVATA