Dieci sogni (più uno) in cerca d'autore

L'anno appena sbocciato ha gli occhi pieni di speranze per lo sport, teatro ideale per certe aspirazioni collettive che sanno superare odi e fazioni. Il 2020 è anche anno olimpico e quello a cinque cerchi è lo scenario di fondo perfetto per questo piccolo romanzo fatto di tuffi al cuore e lacrime, di gioia o di delusione. La storia di un anno di sport ancora da scrivere non può che partire dai sogni. Immaginiamone dieci (più uno): anche se la scelta non è facile, proviamo a raccontarla questa selezione di desideri da cullare nei sonni. In fondo «un vincitore è un sognatore che ce l'ha fatta» (Nelson Mandela), «i campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione» (Muhammad Ali). E «più difficile è la vittoria, più grande è la felicità nel vincere» (Pelé). E dunque, sogniamo pure in grande.L'IMPRESA AL FREDDOIl primo sogno posa gli occhi su Anterselva, in Alto Adige, nel freddo di febbraio (dal 12 al 23) e nel calore dei Mondiali di biathlon. Si scia e si spara e, dunque, bisogna essere due volte bravi. Il simbolo di questa disciplina è Dorothea Wierer, originaria della vicina Brunico. Viene da un 2019 ricco di trionfi, ha vinto tutto ma un Mondiale in casa è apoteosi. Eccola sul podio con lacrime e sorrisi che rappresentano l'orgoglio italiano in crescita negli sport invernali.LA LEGGENDA NON SI ARRENDEGià, l'orgoglio. Non ditelo a Valentino Rossi: è l'8 marzo, a Losail (Qatar) è il debutto per il Mondiale MotoGp. Vale non vince da quasi mille giorni e ha appena compiuto 41 anni. Lui però adesso è tornato lì, sul gradino più alto del podio, e ai lati lo guardano increduli l'astro nascente Fabio Quartararo e il Cannibale Marc Marquez. Quelli che ora parlano del Mondiale numero 10 sono gli stessi che lo avevano dato per finito. Comunque vada, non cambierà la storia di questo sport. MATTEO e IL RE DEL TENNISSaltiamo a maggio, domenica 17. Al Foro Italico di Roma c'è la finale degli Internazionali d'Italia di tennis. Da una parte il re Roger Federer, Maestro fra i campionissimi, dall'altra il giovane Matteo Berrettini. I due si erano incrociati per la prima volta poco meno di un anno prima, a Wimbledon, nel campo centrale al quarto turno del torneo più importante del mondo. Era finita malissimo per Matteo (6-1, 6-2, 6-2) che aveva definito quella partita «una lezione». Eccolo, il Maestro è ancora lì. E stavolta no, non è una lezione: 6-7, 6-4, 7-6, 1-6, 6-4. Il Maestro sconfitto si avvicina e abbraccia Matteo, che ha solo voglia di piangere. Di gioia. LE NOTTI MAGICHEE siamo alle notti magiche, all'Olimpico di Roma che torna come per magia al 1990, al Mondiale di casa. Tutti sono lì, il 12 giugno, per la sfida inaugurale dell'Europeo che si gioca in tutta Europa. In campo Italia e Turchia. Finirà 2-0, poi ci saranno Svizzera e Galles. Nove punti per i ragazzi di Roberto Mancini e primo posto nel girone per un ottavo a Wembley con l'Ucraina, altro trionfo (3-0); quindi il Belgio a Monaco di Baviera: 0-0, supplementari e semifinale conquistata ai rigori. Penultimo atto e finale ancora a Londra: il Portogallo di Cr7, campione in carica, passa in vantaggio ma nel finale sarà 2-1 per gli azzurri. Epilogo con l'Inghilterra che gioca in casa e parte favorita. C'è la regina Elisabetta al fianco della coppa da consegnare ma il capitano Harry Kane sfilerà mestamente davanti al trofeo con la losers medal al collo e le lacrime agli occhi. Toccherà a Giorgio Chiellini fare quel che fece Giacinto Facchetti in una notte di 52 anni prima allo stadio Olimpico di Roma. Notti magiche, appunto.IL DOPPIO ORO DI ARIANNASiamo a Tokyo. E qui cominciano i sogni a cinque cerchi. È lunedì 27 luglio, sulle pedane della scherma. Arianna Errigo la sua prima battaglia l'ha vinta prima di cominciare, ottenendo il via libera a disputare sia il torneo di fioretto sia quello della sciabola, vincendo una feroce opposizione federale. Il giorno prima ha già festeggiato l'oro con il fioretto, ora cerca il bis con la sciabola. E arriva la seconda medaglia. E la gioia è più che doppia. Lei abbraccia anche chi voleva negarle la doppia chances. L'inno alla gioia cancella tutto.LA DIVINA FEDERICAIl batticuore olimpico non si ferma mai. Siamo nello stadio del nuoto, siamo arrivati a mercoledì 29. Federica Pellegrini, a ridosso del compleanno numero 32, ha conquistato la finale dei "suoi" 200 stile libero, quinto tempo. Abbastanza per sperare in una medaglia, la terza dopo quella (d'argento) al debutto da 16enne ad Atene 2004 e l'oro di Pechino 2008 con tanto di primato mondiale. E dopo il flop di Londra 2012 e la delusione di Rio 2016, dopo quel quarto posto che l'aveva indotta ad annunciare il ritiro. E invece eccola ancora lì, terza e con quel bronzo che si rigira fra le mani. Piange come piangeva la prima volta ma stavolta non è rabbia, è la gioia più grande. Suona l'inno della vincitrice ma la scena è tutta per la Divina che esce di scena. Tenendo per mano una medaglia e una pagina di storia.FILIPPO, LA FRECCIA AZZURRALo scenario è sempre quello di Tokyo, è domenica 2 agosto ed è in programma la gara fra le gare, i 100 metri piani. Nelle otto corsie c'è un solo atleta bianco, che al confronto degli altri, americani e caraibici, è un fuscello. La sua maglia è azzurra, il suo nome è Filippo Tortu, primatista italiano con 9"91, appena stabilito nella semifinale del pomeriggio. Dieci centesimi meglio del 10"01 del mito Pietro Mennea. Tutti guardano Filippo e pensano a Pietro e sperano di poterci pensare anche sul podio ma è già tanto essere lì. La medaglia non arriva, Filippo è quinto con 9"96, miglior europeo. E il trionfo sarà completo a Parigi, mercoledì 26 agosto. Ore 22,25, finale della rassegna continentale: Filippo vince con 9"89, brividi allo stato puro e un viaggio nel tempo all'epoca di Pietro. LA PALLAVOLO D'OROAncora Olimpiadi, l'inno di Mameli che risuona nello stadio del volley. È ancora domenica, è il 9 agosto e in Italia in tanti si alzano presto per la finale delle azzurre contro il Brasile. La capitana Paola Egonu è inarrestabile, finisce 3-1 perché le azzurre si distraggono nel secondo set dopo un avvio in discesa: 25-13, 21-25, 27-25, 25-22 sono i parziali della sfida che porta per la prima volta il tricolore sul podio. Le azzurre non erano mai riuscite a far meglio del quinto posto e l'ultimo e unico trionfo mondiale risaliva ormai al 2002.NIBALI, LO SQUALO IRIDATODopo l'estate delle grandi gioie, il giro delle quattro stagioni dei trionfi ha una tappa anche in autunno. Domenica 27 settembre a Aigle-Martigny, in Svizzera, c'è il Mondiale di ciclismo su strada. Vincenzo Nibali, 36 anni, tre Giri d'Italia (il terzo a maggio), un Tour del France, due titoli tricolori, una Sanremo, cerca il sigillo a una carriera imperiale. L'ultimo trionfo azzurro è quello di Alessandro Ballan nel 2008. Nibali lascia la compagnia a 20 chilometri dal traguardo: fuga poderosa con Julian Alaphilippe ed Egan Bernal. Non c'è volata, a un chilometro dall'epilogo il suo scatto fa piangere di gioia Davide Cassani sull'ammiraglia. E in tantissimi davanti ai televisori.CHARLES E LA ROSSAAnche l'ultimo sogno è un sogno antico, ed è quello del Mondiale di Formula 1 che la Ferrari non si aggiudica dal 2007. Siamo a novembre, domenica 29. Stavolta la Mercedes di Lewis Hamilton non è riuscita ad ammazzare il campionato ma si presenta all'ultima sfida in testa, con otto punti di vantaggio su Charles Leclerc e 25 sull'altro ferrarista Sebastian Vettel. Ad Abu Dhabi di fatto è lotta a due, perché il tedesco per laurearsi campione dovrebbe vincere e fare il giro veloce, poi sperare che Hamilton non vada a punti e il compagno di squadra al massimo sia settimo. In griglia Hamilton è primo accanto a Max Verstappen (che uscirà alla prima curva), le Ferrari sono in seconda fila. Stavolta è decisiva la strategia del muretto rosso, perché l'ultimo pit-stop viene anticipato e permette il sorpasso di Leclerc su Hamilton, che adesso ha alle calcagna Vettel. Se finisse così la Mercedes conserverebbe il titolo. Ma a tre giri dalla fine c'è il colpo di scena: Vettel attacca Hamilton e lo passa. Vince Leclerc ed è campione del mondo. Il monegasco esce dall'abitacolo saltando come un grillo e la prima cosa che fa è correre verso la monoposto di Vettel. Lo aspetta, lo abbraccia e dopo, sul podio, lo farà salire sul gradino più alto con lui. È il Mondiale di tutti, oltre le polemiche del passato.L'UNDICESIMO SOGNOUn'annata così sarebbe già da apoteosi ma lasciamo lo spazio per un desiderio in più. Da scegliere fra tanti. Ad esempio una coppa del mondo nello sci alpino. O gli azzurri del basket che tornano alle Olimpiadi grazie a un super Gallinari e ai canestri di baby Mannion che permettono di battere la Serbia davanti a 10 mila tifosi nello "spareggio" di Belgrado. Oppure l'impresa di un protagonista inatteso alle Olimpiadi. Perché gli eroi da "un giorno all'improvviso" sono sempre quelli più belli. Buon 2020, oltre ogni sogno azzurro (e non). --© RIPRODUZIONE RISERVATA