Giovanelli, arriva lo sfratto per i marmisti
Appelli e raccolte di firme, mobilitazione dei cittadini. Tutto inutile. Il 31 dicembre, dopo numerosi rinvii, scatterà lo sfratto esecutivo per la ditta Comelato, tra gli ultimi artisti della lavorazione del marmo rimasti a Venezia. La società che ha acquistato il palazzo Giovanelli e intende realizzarci l'ennesimo albergo ha chiesto e ottenuto di «liberare» lo storico giardino dal laboratorio marmi. Venezia perderà così un'altra delle sue eccellenze, nell'indifferenza della Pubblica amministrazione. «Ci avevano assicurato che avremmo avuto almeno un posto alternativo dove trasferire le opere e continuare il nostro lavoro», dice Giancarlo Comelato, che insieme ai due figli Giovanni e Alberto gestisce la ditta fondata mezzo secolo fa. «Sono andato a imparare nel laboratorio del maestro Dall'Era negli anni Cinquanta», racconta con un filo di commozione, «poi pian piano ci siamo fatti un nome. Clienti che vengono da ogni parte del mondo, la tradizione delle pietre veneziane che resta viva». Pietre e marmi importati dall'Oriente, dalla Siria e dalla Grecia. Che sotto le sapienti mani dei Comelato diventano piccole opere d'arte. Copie fedeli dei pozzi e dei tavoli intarsiati, delle patere e delle colonne. Il guardino di palazzo Giovanelli a Santa Fosca è un grande museo all'aperto, dove gli artisti espongono i loro lavori. Tre anni fa, all'annuncio dello sfratto, la città si era mobilitata. Feste e performance musicali e artistiche all'interno dello spazio. «Solidarietà tanta, risultati pochi», scuote la testa Comirato. Gli artisti avevano anche avuto udienza dal sindaco Orsoni e dal suo Capo di Gabinetto Romano Morra. «Una soluzione la troveremo», gli avevano detto. Si pensava anche all'Arsenale, storico spazio monumentale che con la Legge di Stabilità 2012 era passata sotto la proprietà del Comune. Luogo ideale per esporre i risultati dell'artigianato e delle attività compatibili con la città. Ma non era successo nulla. «Se non ci sanno un posto almeno per esporre le nostre opere dovremo chiudere», dice il titolare. Non è bastata nemmeno la presa di posizione dell'associazione Artigiani e di molti esponenti della cultura veneziana. «Un patrimonio storico e culturale che non può andare perduto», dice Domenico Crivellari, scrittore e assessore alla Cultura negli anni Ottanta che prova in qualche modo ad aiutare la famiglia di artisti a cercare una via d'uscita. Ma adesso anche il Tribunale ha dato ragione ai proprietari, che rivendicano l'uso del giardino e dei magazzini dove da decenni c'è il laboratorio dei marmi. E a meno di un miracolo, i marmi artistici esposti a palazzo Giovanelli se ne andranno. Per lasciar posto anche lì alle attività turistiche. Alberto Vitucci