Gian Antonio Stella: «Le mie sette ore in aeroporto»
Tra i passeggeri che dovevano partire dal Marco Polo sul volo per Olbia delle 10,25 di sabato, partito con 7 ore di ritardo, c'era anche il veneziano Gian Antonio Stella, firma di prestigio del Corriere della Sera. «Per lavoro viaggio molto», afferma, «quindi mi capita spesso che per la nebbia o per altre cause l'aereo in cui sono venga dirottato su altri scali, mi è successo addirittura una volta che invece di Malpensa sono sceso a Genova. Questa volta, però, ci sono rimasto male perché nessuno è venuto a scusarsi e durante i continui rinvii dell'orario di partenza Volotea non ha ritenuto di spiegarci che cosa stava accadendo». Poi, racconta alcuni particolari: «Il pullman che avevano affittato per trasferici da Tessera a Treviso aveva l'aria condizionata che funzionava a tratti ed era un caldo insopportabile. All'aeroporto di Treviso, poi, ho scoperto che esiste una schermatura per cui non sono riuscito a spedire il mio pezzo al giornale, potevo farlo a pagamento, solo acquistando una scheda. Avevo già passato il "check in" e sembrava che l'aereo dovesse partire da un momento all'altro, poi ci sono stati più rinvii, ma non potevo uscire per acquistare la scheda che vendono soltanto fuori dai gate. Incredibile, davvero. Ho potuto inviare l'articolo dopo ore soltanto nel momento in cui siamo saliti sulla navetta che si ha portati dall'aerostazione al velivolo». Infine, due osservazioni: «Tra i passeggeri c'erano davvero tanti bambini almeno quindici-venti, sono stati davvero dei santi, se non lo fossero stati avrebbero reso quelle lunghe ore un inferno. Eppure nè prima, in aeroporto, nè dopo, in volo, la compagnia non ha pensato di offrire un bicchiere di aranciata o di acqua, nonostante le ore di attesa».