Scarcerati Marchese e i Boscolo

VENEZIA Sono stati scarcerati dagli arresti domiciliari in tre, ieri, dopo che i loro difensori hanno raggiunto l'accordo sulla pena con i pubblici ministeri Paola Tonini e Stefano Ancilotto: l'ex consigliere regionale del Pd Giampietro Marchese, gli imprenditori di Chioggia Stefano Boscolo Bacheto, titolare della «San Martino», e Gianfranco Boscolo Contadin, titolare della «Co.Ed.Mar.». L'accordo è stato raggiunto per patteggiare undici mesi di reclusione Marchese, accusato di illecito finanziamento al partito, due anni di reclusione con la pena sospesa i due Boscolo, ma Bacheto verserà 700 mila euro e Contadin 800 mila alle casse dell'Erario (sono accusati di corruzione e reati fiscali). Tutti hanno sostanzialmente ammesso le proprie responsabilità e confessato, in particolare Marchese ha confermato di aver ricevuto dalla mani di Pio Savioli 150 mila euro per le campagne elettorali del partito senza averli registrati e sapendo che pure dall'altra parte non avevano contabilizzato l'uscita del denaro. Anche i due imprenditori hanno parlato, confermando di aver consegnato considerevoli cifre a Giovanni Mazzacurati, anche 700-800 mila euro all'anno, attraverso falsa fatturazione, soldi che andavano a formare il fondo nero da utilizzare per pagare politici e funzionari. Ieri, intanto il presidente del Tribunale del riesame Angelo Risi ha depositato le motivazioni a causa delle quali l'ex europarlamentare Lia Sartori è rimasta agli arresti domiciliari essendo stato respinto il ricorso dei suoi difensori, tra i quali c'è l'avvocato Franco Coppi. Il Tribunale ricorda prima di tutto chi ha accusato l'esponente vicentina del Centro destra: c'è Giovanni Mazzacurati che racconta di aver consegnato 200 mila euro in quattro «dazioni» da 50 mila perché gli «era stata espressamente richiesta dalla Sartori»; Baita sostiene di essere stato presente negli uffici del Consorzio quando Mazzacurati consegnò una di quelle quattro tangenti, mentre sempre l'ex presidente del Consorzio afferma di averne consegnati altri 50 all'Holiday Inn di Marghera. Per i giudici, però, soltanto due delle «dazioni» da 50 mila sono provate, grazie al riscontro dei militari della Guardia di finanza che avevano seguito Mazzacurati fin dentro l'hotel e grazie alla testimonianza di Baita che conferma Mazzacurati. Nessun altro riscontro al racconto del secondo, invece, per le altre due. I giudici veneziani, inoltre, indicano Lia Sartori come «soggetto di assoluta fiducia di Galan» e l'esistenza di «un suo preciso ed apicale ruolo politico e di forte influenza sia interna al partito che sui singoli esponenti». Infine, ritengono che debba restare agli arresti domiciliari «poichè non risulta affatto che si sia allontanata dal contesto politico di appartenenza che ha costituito l'occasione per la consumazione dei reati contestati». Giorgio Cecchetti