Le opposizioni in rivolta marciano sul Quirinale

di Nicola Corda wROMA «Renzi pensa che il Senato sia come Gaza». Il tweet del senatore a 5 Stelle Nicola Morra fa tanto rumore che subito il capogruppo del Pd Zanda le bolla come «espressioni luride che sono un'offesa a chi ora sta soffrendo». Ecco il clima, dopo la decisione di contingentare i tempi sulla riforma del Senato. Che saranno due settimane di fuoco e barricate si capisce subito dopo la riunione dei capigruppo. Loredana De Petris è la prima ad annunciare insieme a 5 Stelle e Lega che per la maggioranza saranno giornate molto impegnative. Annunciano proteste clamorose. Aventini e uscite dall'aula non bastano e si decide il corteo verso il Quirinale. In marcia grillini, leghisti, Sel, Fratelli d'Italia. Anche i frondisti del Pd e di Forza Italia scrive Roberta Lombardi ma i Dem smentiscono con decisione. Con un nastro tricolore al braccio sono una settantina, anche i deputati pentastellati si uniscono al corteo ma la delegazione che sale al palazzo presidenziale si riduce a tre: Vito Petrocelli del M5S, Gianmarco Centinaio della Lega e Loredana De Petris per Sel, ricevuti dal segretario generale Donato Marra. «Non capiamo perché ci sia questa scadenza dell'8 agosto, è stato troncato il confronto. Il segretario generale ci ha garantito che Napolitano ha un'attenzione altissima per la questione». A scatenare la bagarre prima attraverso i social network e poi con il sit-in al Colle sono proprio i parlamentari di Grillo lanciati dalla chiamata del capo: «La democrazia è stata uccisa, ma noi non molliamo» twitta Beppe. Segue l'ex capogruppo Crimi che scrive: «Siamo al Quirinale, raggiungeteci per difendere la Costituzione dalle mani del dittatore». Il dittatore ovviamente è Renzi che «in piena estate e in 115 ore vuole distruggere una Costituzione per la quale ci sono voluti tre anni di discussione. Faremo le barricate per difendere la democrazia dalla ghigliottina». Termine forte quanto "colpo di Stato", e pensare che solo pochi giorni fa dialogavano con il premier sulla legge elettorale e la composizione del Senato. Ora, in una nota congiunta di Camera e Senato chiedono che Napolitano «fermi questo scempio, restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. È l'ultima opportunità per Napolitano di dimostrare che è il Capo di tutti gli italiani e non solo di una parte. Se rimarrà sordo a questo ultimo grido di allarme nulla sarà più come prima». Le posizioni però si sono radicalizzate anche a sinistra con Sel che accusa il governo di «distrarre gli italiani dalla crisi e dai suoi fallimenti» con la riforma costituzionale. Neppure la Lega rinuncia ad azioni clamorose con il senatore Divina che strappa le pagine della Costituzione, richiamato all'ordine da Grasso. Amareggiato, Roberto Calderoli che vede la situazione precipitare: «È un momento buio, si è voluto arrivare al contingentamento prima di martedì quando sarebbe ripresa la discussione, si voleva dare uno schiaffo al Parlamento?». Buon senso calpestato «ora tutti riflettano» perché è difficile che si arrivi in porto secondo il calendario previsto: «A fronte di 5mila emendamenti, anche se ci diamo un minuto per ogni voto, l'8 di agosto la riforma non la approviamo». In mezzo al guado Forza Italia che non condivide l'ostruzionismo "caterpillar" delle altre opposizioni ma ha il dubbio che la scelta di tagliare i tempi non sia stata felice. «Il nostro ruolo di mediazione sarà indispensabile - annuncia Maurizio Gasparri - nei prossimi giorni ne vedremo delle belle». ©RIPRODUZIONE RISERVATA